Un gruppo di lavoratori che deve raggiungere in autobus un paese inerpicato sui monti fa sosta, per riposare, in un piccolo villaggio non segnato sulle carte, Tolnia. Pare disabitato e il gruppo pernotta in una locanda senza che nessuno dica loro niente. Solo il giorno dopo gli abitanti si fanno vivi (è proprio da intendersi letteralmente), ma quand'è sera riscompaiono e per le strade qualcuno avvista una sorta di cadaveri ambulanti che s'avventano sulle loro prede contagiandole. Un po' vampiri (i canini allungati non potevano mancare), un po’ zombi, con un make-up appena abbozzato e smorfie che tendono più che altro al ridicolo, i mostri notturni di Klimovsky...Leggi tutto non sono purtroppo il punto forte del film, che il fascino lo trova nell'insolita location, tutto sommato ben ripresa. Il gruppo di "turisti forzati" inizialmente si scopre ben assortito e il clima di mistero che aleggia nella prima parte (anche quando cominciano i primi contatti coi villici, capeggiati dal "maggiore") sa a suo modo attrarre. Purtroppo a lungo andare la sceneggiatura evidenzia una ripetitività stanca che toglie interesse al film, costretto a riproporre attacchi notturni senza più stupire, individuando in una coppia di visitatori i protagonisti che più di tutti sembrano poter ambire al ruolo di sopravvissuti. Numerose e prolungate scene di nudo, finale beffardo. Curioso, ma le idee latitano e l'orrore anche.
Nonostante il titolo ambiguo, il film è un ottimo horror diretto dallo specialista spagnolo Klimovsky (qui in una delle sue migliori regie) con un ottimo cast (su cui spiccano il franchiano Taylor ma anche le bellissime Zurakowska e Liné). Un gruppo di vacanzieri è costretto a fermarsi in un villaggio di vampiri, comandati da una vampira chiamata la Signora. Belle le scene notturne, quasi inquietanti.
Eterogeneo gruppo di personaggi si ritrova a passare la notte in un paese abbandonato. Faran loro compagnia gli spettri dei defunti, uniche anime in pena pronte ad accogliere ignari passanti. Vago, a partire da un titolo che non è affatto pertinente: sia perché il tema del vampiro è affrontato solo di striscio; sia perché di erotismo non v'è minima traccia, pur se al tema rimanda un titolo fallace e fortemente imposto dalla produzione (Los espectros de Tolnia era quello concepito all'origine). Non c'è niente di peggio di un regista latino che scimmiotta malamente la Hammer.
Una storia di vampiri, localizzati nel paese che non c'è! I non-morti-truppa ricordano zombies semoventi e sono senza denti, mentre la regina è la classica corrutrice del corpo e dello spririto (con i dentoni, però che compaiono quando morde), con il gravoso compito di nutrire i suoi subordinati. L'ambientazione è naturalmente senza luce, facendo apparire il luogo notevomente umidiccio e sconveniente da abitare. Ci sono anche riferimenti cannibaleschi, manifestati durante l'alimentazione dei mortali nella taverna dei morti. Il finale è illuminante!
Horror spagnolo che non convince più di tanto. Pochi i momenti di terrore, inoltre - a dispetto del titolo - è quasi del tutto privo di erotismo. Ad ogni modo qualche discreta sequenza è presente (a tal proposito cito quella relativa alla vampira che dopo aver fatto sesso con un baldo giovane lo morde per poi lanciarlo da una finestra o anche il concitato finale con i vampiri che cingono d'assedio i protagonisti che si trovano all'interno di una macchina). Ennesimo passo falso per il modesto regista Leon Klimovsky.
L’ambientazione rurale e la sterzata conclusiva verso il regno della ghost-story non si buttano via con l’acqua sporca di un rozzo racconto di vampiri cannibali, debitore di H.G. Lewis e Romero interrotto da siparietti voyeuristici con imbarazzante sottofondo musicale da commedia sexy. Attori men che mediocri; gli unici a non passare inosservati sono la contessa Helga Liné a seni nudi e lo scimmiesco Fernando Bibao, ex concorrente di Rascel e Giuffrè per un famoso trapianto.
MEMORABILE: Il volto della vittima che sfuma nell’inquadratura del piatto di carne con cui incomincia la scena successiva.
Decisamente brutto, povero e sciatto in tutto: ambientazione, recitazione, storia. Merita la ribalta solo la Contessa Helga Liné (che si mostra anche a seno nudo): a capo di un misterioso villaggio fantasma popolato da non-morti simil-vampiro-zombi decide simpaticamente di volta in volta a chi far mozzare a turno un braccio o una gamba da cucinare agli stranieri capitati lì per caso... Klymovsky, pur restando un mediocre, ha fatto sicuramente di meglio.
MEMORABILE: "La Contessa dice che il lavoro che fai puoi farlo anche con un braccio solo!"
Rude pellicola di vampiri girata in un vecchio borgo di pietra tra i monti, risulta un po' lenta e le apparizioni della contessa (che sono l'apoteosi del film) son poche. I vampiri del villaggio hanno facce da paesani a volte buffi. La storia non è male ma è risolta in modo semplice; ci sono poi le immancabili immagini di nudo e qualche scena violenta che oggi agli appassionati dell'horror risulta innocua. Tutto sommato per chi ama il genere non è male, è un bell'esempio di cinema horror europeo anni 70 (anche se oggettivamente merita un voto basso).
Artigiano infaticabile ma modesto, indefessamente dietro la macchina da presa per oltre un quarto di secolo, Klimovsky ha frequentato quasi tutti i generi bassi con risultati poco o per nulla entusiasmanti. Al gruppo dei "per nulla" appartiene senza appello questo rozzo vampirico che non ci risparmia nessuno dei più ritriti luoghi comuni del genere e che, laddove cerca di introdurre qualche elemento di originalità, cade apertamente nel ridicolo. Attori bovini, compresa un'ormai sfiorita Helga Liné e musica che sembre scritta per un altro film.
MEMORABILE: La ridicola espressione della contessa-vampira quando sfodera i dentoni.
Gustosa produzione iberica, affidata al vecchio e smaliziato gaucho Klimovski, aduso ai budget risicati. I quali sono all'origine di una serie di soluzioni che, messe insieme, conferiscono alla pellicola un fascino bizzarro, un carattere outré che la solleva sopra la banale variazione sul tema. E poi alcune immagini sono davvero suggestive, e c'è l'adorata Linè (nuda!). Certo, Jack Taylor montagnanizzato che spia la Zurakowska dal buco, o qualche la scenetta nella taverna (il dito, il "liquore") sono un po' così...
Nessuna orgia notturna e neppure i vampiri sembrano realmente tali (a parte la contessa). Ad ogni modo un horror povero e dozzinale, con dialoghi infantili e musiche usate a casaccio, che accumula idee totalmente sconnesse (zombi, una vampira stile Hammer, un mutilatore in tenuta peplum, un paesino fantasma, un bambino forse fantasma) salvandosi dallo sfacelo totale solo per le suggestive ambientazioni, tra paesaggi montani e borghi medievali. Abbiamo pure un po' di trash, un nanosecondo di splatter e un full frontal: per chi si accontenta...
Viaggiatori sfortunatamente capitati in un bizzarro villaggio dovranno fare i conti con gentilissimi vampiri zombi che prima daranno loro vitto e alloggio ma poi vorranno essere pagati con il sangue... Scombinatissimo horror spagnolo dal curioso soggetto, penalizzato da una sceneggiatura e da una regia che sembra voler per forza rovinare il racconto (assurdo lo snodo narrativo e di regia con cui viene portata avanti la scena del dito), ma il film ha la sua atmosfera (il paese rurale) e non annoia. Per gli amanti del trash un'opera da non perdere...
Poco, per non dire niente, da salvare in questo horror iberico diretto dal tuttofare Klimovsky. Le idee sono poche, ma in compenso ben confuse, gli attori lasciano alquanto a desiderare e non basta certo qualche nudo assai gratuito a salvare la baracca. La pellicola non riesce mai a coinvolgere e spesso è volentieri scivola nel ridicolo involontario. La sceneggiatura cerca di allungare il brodo il più possibile, ma fa fatica a raggiungere gli ottanta minuti di proiezione. Difficile anche per gli appassionati trovare qualcosa di buono.
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Il master è decisamente pessimo (però è anamorfico!). Si tratta del telecinema di una vecchia copia positiva 35mm molto rovinata e piena di giunte. Certo, ha il suo fascino vintage...