Kreuzweg - Le stazioni della fede - Film (2014)

Kreuzweg - Le stazioni della fede

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 5/11/15 DAL BENEMERITO DANIELA
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Daniela 5/11/15 13:51 - 12672 commenti

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Maria, 14enne immersa in un clima bigotto che reprime ogni slancio naturale, aspira alla santità per salvare il fratellino... Raccontata per capitoli, quasi tutti imperniati su singoli piani-sequenza in tempo reale, una via crucis implacabile nel trasmettere una crescente frustrazione. Poi, nell'epilogo, una svolta che spiazza in quanto pare ribaltare il senso del film: forse è una botta al cerchio per avvertirci di non fare della nostra botte di certezze, per quanto razionali e ragionevoli, un'altra fede dogmatica. Film profondo, problematico.
MEMORABILE: La terribile sequenza del pranzo in famiglia

Deepred89 24/11/15 20:45 - 3709 commenti

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Gelida e lineare cronaca di un'ossessione, impeccabile in dialoghi e interpretazioni, fortunatamente non gratuito - giusto un po' schematico, a conti fatti - nella sua impostazione a capitoli in pianosequenza. Un Dogtooth en plein air ma altrettanto claustrofobico, prosciugato dalla violenza fisica e dall'ironia (se non nello sberleffo del pre-finale, che trasforma il film in un distortissimo racconto di formazione). Ambiguo e stimolante.

Giacomovie 13/06/17 00:13 - 1398 commenti

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Ogni religione ha le sue estremizzazioni più o meno evidenti. Il film analizza quelle dell'adolescente Maria, vittima dell'educazione familiare e delle sue conseguenti elaborazioni. Inizia come una lezione di catechismo, poi procede suddiviso in capitoli. Tale suddivisione segue il filo narrativo ma rende più frammentaria la visione, didattica e rigorosa, anche nella direzione, ma troppo schematica. Vengono analizzate le forzature e le rigidità concettuali dei precetti religiosi, con un crescendo di tensione emotiva e un epilogo amaro.

Cinecologo 11/10/20 21:40 - 51 commenti

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Opera dominata dalla costante presenza di questa figura quasi archetipica (Maria), kierkeegardiana espressione del superamento dello stadio dell’etica (e dunque dell’isolamento dal “generale” che è la società) per entrare in un dominio relazionale in cui si ha, come diceva Kierkegaard, un “rapporto assoluto con l’Assoluto”: una relazione, non mediata da regole sociali, con l’Idea (che sia Dio o altro) nei confronti di cui si è sottodeterminati e per la quale ci si dispone a perdere tutto, anche se stessi. Come il Kurtz di Apocalypse now (Cuore di tenebra) e il Locke del film omonimo.
MEMORABILE: Perfetta la messa in scena a piccoli quadri e camera fissa a ritrarre precisamente le stazioni della Via Crucis

Paulaster 18/11/20 18:28 - 4427 commenti

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L'avvicinamento alla cresima di una ragazza viene accostato alle stazioni della via crucis. L'integralismo religioso è visto come un insieme di dottrina, educazione familiare e convincimento personale. Lo stile registico rigido nelle inquadrature dà importanza ai dialoghi e all'iperbole degli avvenimenti. Qualche eccesso nei rapporti con la madre e in ospedale con gli infermieri sono le uniche note negative. Ultima parte potente per il messaggio di santità distorta mentre la realtà dei fatti è il dramma più assoluto.
MEMORABILE: La confessione al prete; Il medico che chiede la privacy; I fazzolettini alla madre.

Kinodrop 26/01/21 18:35 - 2957 commenti

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Prendere alla lettera i precetti della Chiesa e divenire più intransigenti e più intolleranti di quella stessa società religiosa a cui si dice di obbedire, stravolge fino all'automartirio la vita della cresimanda Maria. Una glaciale rappresentazione di una deformazione fondamentalista in terra cristiana, certo funzionale all'orrore di un'antieducazione, ma pesantemente condotta attraverso quadri di una "staticità da retablo medievale" verso un epilogo che ci induce a sperare che si tratti solo di un caso isolato e non di un messaggio. Impressiona ma non coinvolge.

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  • Discussione Daniela • 5/11/15 13:57
    Gran Burattinaio - 5928 interventi
    Da vedere - molto curiosa di leggere i vostri commenti, soprattutto riguardo l'epilogo, di difficile interpretazione, almeno per quanto mi riguarda dato che per il 95% del film precedente invece non erano stati possibili dubbi sul significato della pellicola...
    Comunque, interpretazione a parte, credo che sulla tecnica ci sia poco da discutere: apparentemente molto "fredda" nel suo rigore (camera quasi sempre fissa, montaggio assente, tempo reale per ogni sequenza) ma durante la visione estremamente coinvolgente - cavolo, se veniva voglia di entrare nello schermo!
  • Discussione Cotola • 5/11/15 14:49
    Consigliere avanzato - 3845 interventi
    Ottima notizia, Daniela. Questo me lo ero segnato e avrei voluto vederlo al cinema ma è uscito in pochissime sale (temo anche per la tematica, visto che siamo in Italia).
    Visto che gli hai dato **** il recupero diventa
    obbligatorio e per giunta, si spera, in tempi brevi.
  • Discussione Didda23 • 5/11/15 14:58
    Compilatore d’emergenza - 5797 interventi
    MI accodo a Cotola. Gran bella benemeritata!
  • Discussione Galbo • 5/11/15 17:26
    Consigliere massimo - 3991 interventi
    Mi incuriosisce assai....
  • Discussione Rebis • 5/11/15 18:21
    Compilatore d’emergenza - 4422 interventi
    Mannaggia questo lo avevo puntato ma qui a Bologna non è ancora uscito... Tirano arie hanekiane o sbaglio?
  • Discussione Daniela • 5/11/15 20:28
    Gran Burattinaio - 5928 interventi
    Rebis, a mio parere le somiglianze sono più formali che sostanziali: in Haneke c'è una vena di sadismo che qui non ho ritrovato, anche se vengono rappresentate torture/storture morali che si traducono in oppressione fisica. Ma non posso soffermarmi oltre per non spoilerare....

    Per quanto riguarda la scarsa circolazione in Italia, se motivata con la tematica religiosa può essere solo frutto di particolare miopia: il fanatismo cattolico rappresentato è quello lefebriano, intollerante verso qualsiasi altra forma di religione, cattolicesimo postconciliare compreso, e nel film sono presenti anche personaggi che vivono la loro fede con maggiore serenità ed equilibrio rispetto a quanto non fa la protagonista e la sua famiglia.
    Ultima modifica: 5/11/15 20:37 da Daniela
  • Discussione Cinecologo • 13/10/20 21:46
    Galoppino - 30 interventi
    Per rispondere a Daniela sulle sue perplessità relative al finale, e credo che ella si riferisca al momento in cui, morendo Maria, il fratellino pronuncia le prime parole. Ebbene io credo che nelle intenzioni del regista potesse esserci certo una critica, anche feroce (per quanto algida), a certe istituzioni religiose particolarmente ortodosse; ma non già al tema della fede in sé che, come ho scritto nel commento al film, appare qui affine alla concezione che si trova nella filosofia di S. Kierkegaard: ossia una relazione del tutto intima in cui l'individuo si trova - privo di strumenti esegetici e comodi sostegni che la comunità può offrire per tramite delle istituzioni che pone in essere - in rapporto diretto con l'Idea che egli riconosce come determinante la propria esistenza; relazione questa per il quale il regista pare invece avere profondo rispetto, tanto da ritenerla - iperbolicamente, se vogliamo - capace di "compiere miracoli"
  • Discussione Daniela • 13/10/20 22:44
    Gran Burattinaio - 5928 interventi
    Cinecologo ebbe a dire:
     l'Idea che egli riconosce come determinante la propria esistenza; relazione questa per il quale il regista pare invece avere profondo rispetto, tanto da ritenerla - iperbolicamente, se vogliamo - capace di "compiere miracoli"
    Contenta che tu abbia apprezzato il film - lo ricordo oggi come se l'avessi visto pochi giorni fa, a conferma di quanto mi ha coinvolto e fatto incavolare (eufemismo).
    Credo anche che la tua sia molto probabilmente l'interpretazione più vicina alle intenzioni del regista. Questo non toglie però questa stessa interpretazioni mi lasci perplessa in quanto rende obiettivamente "salvifico" un sacrificio frutto di una concezione aberrante della fede.
    Per questo preferisco interpretare il "miracolo" come un avvertimento didascalico in senso positivo: attenzione! la razionalità non può pretendere di spiegare tutto, a meno di non porsi come una fede opposta ma non meno assolutistica,