Kleinhoff hotel - Film (1977)

La graziosa Pascale (Corinne Clery) -perso l'aereo per Parigi- è costretta a soffermarsi a Berlino. Alloggia, dunque, al Kleinhoff Hotel. Nella camera adiacente alla sua, staziona un giovane ragazzo che attira le sue attenzioni, al punto che Pascale inizia a spiarlo, quasi morbosamente, mirando poi a conoscerlo per portarserlo a letto. Sono gli "anni di piombo" e il giovane è un terrorista. Finale sconsolante. Grazioso erotico diretto con garbo e stile dal grande Lizzani che può qui contare sulla presenza di una carismatica, nonché bravissima, Corinne Clery. Musiche di Giorgio Gaslini.

Arrivare in una città, soggiornare in uno squallido hotel e chiedersi: "Chissà quanti sono stati qui prima di me?! Ah, se queste pareti potessero parlare..." e poi scoprire che nella stanza accanto c'è un baldo giovane, desiderare di conoscerlo e per questo cominciare a spiarlo eccitati dalla cosa: è quello che capita alla protagonista di questa sfiziosa pellicola fatta con garbo e ben musicata. La curiosità diverrà così morbosa che porterà la gatta a lasciarci lo zampino. Irrefrenabile erotico.

Un'affascinante Corinne Clery interpreta questo erotico un po' noir, con un'ambientazione notevole che lo ha reso un piccolo cult del genere, di certo da rivalutare rispetto all'insuccesso iniziale. C'è anche Michele Placido in una piccola parte, ma la storia è incentrata esclusivamente sui due protagonisti, sia dal punto di vista erotico-passionale (ma senza eccessi) che da quello psicologico. Un erotico impegnato.

Carlo Lizzani continua a inserire con successo la cronaca nei suoi film, alludendo stavolta agli anni di piombo e ambientando la sua pellicola in Germania, dove una donna francese (e borghese) viene presa da un interesse morboso per un terrorista all'interno di un albergo. Fin qui tutto bene, se non fosse che all'improvviso il film nella seconda metà vira completamente verso l'erotismo. Per carità, ben girato e con una Corinne Clery meravigliosa, ma è come se il film perdesse qualcosa, anche perché da lì il ritmo, già di per sé non veloce, rallenta troppo. Comunque da vedere.