La figlia adolescente di un noto psicanalista si rivolge ad un ex paziente del padre perchè la aiuti a scoprire la vera causa della sua morte, che la polizia ha attribuito a suicidio. Giallo psicanalitico intrigato, pesantuccio ed anche condito da varie banalità, però tutt'altro che disprezzabile, per un certo clima morboso ed il legame di complicità che si viene a creare fra la ragazzina e l'uomo maturo (interpretato dal Messala di Ben Hur Stephen Boyd, qui un pò monocorde).
Epoca gloriosa della cinematografia britannica, gli anni '60 ci restituisco intatto il fascino perverso e artigianale di questo efficace thriller psicologico del buon Charles Crichton, che gioca le sue carte sulla costruzione di una cogente atmosfera di sospetto e ambiguità, scavando nelle nevrosi di insospettabili e stimati cittadini di sua Maestà e sullo sfondo di una Londra torbida e fluviale. Disseminando il film di misteriosi indizi dal sapore letterario si rischia spesso di cadere nel clichè di una teatralità esibita e innaturale.
MEMORABILE: Suggestiva e agghiacciante la scena finale delle urla che provengono dalla spettrale casa che si illumina della tragica follia di una mente sconvolta.
Un giallo dei primi anni '60 in cui la psicanalisi la fa da padrona e disseminato di riferimenti letterari doveva per forza essere verboso. In effetti di suspense non ne abbiamo molta, ma sono apprezzabili la competenza con cui viene affrontato il problema delle patologie mentali e l'efficacia nel tratteggio dei personaggi con le loro ambiguità e nevrosi. Il finale, comunque, mi ha piacevolmente sorpreso. Ottimo il cast: l'anomala coppia Boyd/Franklin funziona bene, lampi di classe di Hawkins e della Cilento.
Un giallo psicoanalitico robusto e non scontato, in grado di coinvolgere nonostante indagini che toccano la tematica delittuosa solo marginalmente e un protagonista con più ombre che luci. L'incipit non colpisce particolarmente, ma in seguito le interazioni tra i personaggi portano a duetti riusciti e spesso imprevedibili che oscillano tra cinismo, dolcezza e crudeltà, fino a una parte finale ricca di ribaltamenti che offre una soluzione chiara e neanche troppo prevedibile pur senza diradare tutte le ambiguità. Attenborough in un ruolo vicino all'antiquario dell'esordio di Argento.
MEMORABILE: Boyd, nella villa della vittima, osserva stupefatto una foto appesa a un muro, raffigurante una casa di campagna. L'aveva già vista in sogno.
La morte di un famoso psicoanalista mette in moto una caccia al colpevole frugando nella storia dei suoi ultimi pazienti e ripercorrendone le tracce. Ottimo giallo psichiatrico, si avvale delle giuste atmosfere malate per addentrarsi nei più complicati meandri della mente umana. Per i più scafati la soluzione è a portata di mano quasi subito, ma è bello seguire il filo di Arianna di questa storia perversamente ingarbugliata. Bravo Stephen Boyd nel ruolo di giornalista/paziente.
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