Per essere quello che è, ovverosia una fiction girata per il grande pubblico di mamma Rai e diretta da un regista che è più un produttore, quasi quasi non dispiace. Con tutti i limiti di una storia evidentemente oleografica, riesce a dare un certo spessore al racconto ed offre una buona ricostruzione storica del periodo. Ovvia la nostalgia per quella grande squadra che purtroppo scomparve in quel modo così ingiusto.
Premetto la grande passione che provo per quella irripetibile squadra di calcio, distrutta in un'immane tragedia che colpì tutto il mondo. La fiction è ben realizzata, belle le ricostruzioni dell'epoca ma il manierismo e qualche vicenda è inventata di sana pianta. Nonostante tutto è un discreto prodotto d'intrattenimento che punta al pubblico televisivo, notoriamente di bocca buona.
Le fiction targate RAI tv prodotte negli ultimi anni sono tutte molto simili tra loro: questa ad esempio, di genere calcistico, non è mal realizzata; l'ambientazione e' curata, così come la scelta degli attori. Il problema e' il tono fastidiosamente edificante e la pretesa di ritrarre tutti i personaggi come "santini" in un racconto dolciastro che non ammette ombre ma solo luci.
Fiction Rai sul Grande Torino, è un prodotto che non delude le attese. Fantasia e realtà (purtroppo molto amara) si fondono e le atmosfere della Torino anni '40 sono magiche. Gli interpreti sono tutti validi anche se purtroppo (ma penso sia voluto) i giocatori del Torino (ad eccezione del capitano), sono tanto sfumati (non si vede ad esempio il portiere). Peccato che Giuseppe Fiorello assomigli assai poco al grande Mazzola... C'è anche un'apparizione di Michele Placido. L'insegnante di danza è la vera figlia di Erbstein.
Una buona fiction Rai. La vicenda di un giovane ragazzo del sud emigrato a Torino che sogna di giocare nel "Toro", quello dei grandi Mazzola, Loik, Gabetto ecc... una squadra che faceva impazzire ma che trovò la fine quel tragico 4 maggio 1949. Forse troppo incentrato sulla vita della famiglia del protagonista, ma promosso e guardabile anche più di una volta. Bravo Beppe Fiorello.
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In una sequenza Angelo Di Girolamo (Esposito) si addormenta durante una lezione di letteratura latina, mentre il professore legge ad alta voce: "Firmamentum autem stabilitatis constantiaeque eius, quam in amicitia quaerimus, fides est". E' il "Laelius de amicitia" di Cicerone.