Il bianco sole del deserto - Film (1970)

Un reduce dell'Armata Rossa è costretto a difendere le donne di un harem dal loro sanguinario marito. Classico del Soviet western. L'ironia brillantissima permea tutta la pellicola, ma ciò non impedisce la tragedia (i buoni muoiono!) che può accadere improvvisa o emergere per accenni (il figlio morto del doganiere). La felicità dell'invenzione avventurosa assorbe naturalmente gl'intenti didattici (la forza positiva della Rivoluzione contro l'arcaismo della tradizione) e accresce sé stessa grazie all'estrema empatia dei caratteri. Da recuperare.

Alla fine della guerra un reduce dell’’armata rossa intraprende un lungo viaggio verso la sua terra natia, ma incappa in disavventure una peggio dell’altra. Per darsi coraggio immagina di scrivere lettere poeticamente bugiarde alla sua bella, mentre un cattivissimo musulmano non gli dà tregua. Commedia amara dallo stile ironico, sparge umorismo su tematiche molto serie, col risultato di far divertire facendo pensare. Uno schiaffo morale alla cultura maschista, ai luoghi comuni, a chi vuole far prevalere il proprio egoismo. Il tutto usando un un tono stralunato e convincente.

Il soldato che torna a casa ha un’ultima missione: custodire le nove mogli del cattivo capo tribù mentre gli si dà la caccia. Grande classico sovietico, calato in un mitico deserto orientale dove vaga il paziente anti-eroe e narrato con registro avventuroso, ironico e metafisico tra il western e il fiabesco. Un vodka-western nel far-east, più debitore di Sergio Leone che di John Ford. Film da pezzi antologici o invenzioni cult (il sepolto nella sabbia, le donne velate, i vecchi muti...). Il doppiaggio italiano forza malamente sulla parodia.