Un maturo playboy seduce e poi uccide ricche donne per godersi i soldi con la sua amante. Tratto da fatti di cronaca realmente accaduti, il film fa progressivamente sprofondare lo spettatore in un clima malato e violento come lo sono i suoi due protagonisti. Il merito è tutto della grande regia di Kastle che sciocca non poco lo spettatore pur scegliendo, con grande coraggio e rigore stilistico, di lasciare, quasi sempre, fuori campo la violenza che pure non potrebbe essere più tangibile.
Questa inquietante pellicola si gusta soprattutto per i dialoghi e per il rapporto tra i due protagonisti (Martha e Ray): due psicotici che formano una coppia micidiale per le povere, ingenue vittime; e il tutto degenera sempre più, raggiungendo alti livelli di squallore, cinismo e vera e propria cattiveria. I due non si fermeranno davanti a nulla e risolveranno i problemi a "modo loro", almeno finchè...Notevole e da vedere, anche se, purtroppo, sottotitolato. P.S. Il bianco e nero contribuisce a sporcare una vicenda già di per sè terribile.
MEMORABILE: La scena dell'annegamento. Presa a martellate e strangolata.
Bizzarro personaggio (è anche direttore d'orchestra), Kastle girò questo bellissimo film, abbacinato da un bianco e nero sovresposto e sottoesposto, dopo che Scorsese ci metteva troppo tempo a realizzarlo. Scritto interamente dal regista è un film d'autore al 100%; un melodramma e una storia d'amore e di crimine come se fosse realtà (anche se basato su dei documenti processuali la storia, nel suo svolgersi è inventata). La protagonista, con la sua mole e l'incapacità di sorridere muove comprensione più che ribrezzo. Lo Bianco è un fantastico fatuo amante.
MEMORABILE: La telefonata alla polizia; l'uccisione a martellate della vecchia.
Cimento mancato di Scorsese e adozione di Kastle – che lo sceneggiò–, il film ridefinì i parametri del rappresentabile ricostruendo, con grande libertà e al passo con le contraddittorie emozioni dei personaggi, la vicenda di una coppia di omicidi seriali. La fotografia solarizzata che esaspera e inasprisce i contrasti, la snella, esatta costruzione narrativa, il corpo massiccio e irruento della Stoler impongono una discesa nel baratro che rivela il disadattamento cui può indurre il quotidiano. L’insorgere della violenza è tanto insensato e cinico quanto intenzionale e necessario. Iperrealista.
Un bianco e nero che cattura, una sceneggiatura brillante degli attori ispirati, queste le caratteristiche di un'ottima pellicola. Protagonista un'infermiera innamorata di un bellimbusto che lo istiga ad affascinare ricche signore non più giovani con il pretesto di sposarle. Finale tragico, tratto da una storia vera. Iperreale, ottimamente diretto.
Da cupio dissolvi a cupido dissolvi non ci son che due brevi passi, anzi due grevi pazzi, e il giogo è fatto: del miele, solo la puntura d'ape e della luna, solo quella storta, più erosione che eros. Film in frac con numerosi gradi in petto, mash up di Lang e Cassavetes ingioiellato da un mal di Mahler che -non bastassero le succitate risonanze- mette ulteriormente l'accento sulla sempiterna modernità del classico. A suggellare il tutto una Stoler (quando il nome è destino) che traccia un solco profondo nella memoria spettatoriale. Quando il cinema è maiuscolo d'ufficio.
Lui è un bellimbusto che campa truffando donne mature dopo averle sedotte, lei un'infermiera soprappeso rancorosa che gli si attacca come l'edera in un rapporto morboso di manipolazione reciproca... Il musicista Kastle, alla sua prima ed unica regia, dirige un film che opera in sottrazione: la violenza, evocata più che mostrata, acquista un fortissimo impatto, mentre la forma spoglia della rappresentazione sottolinea lo squallore di quanto rappresentato. Straordinari i due protagonisti, che danno corpo, carne e nervi ad una delle coppie omicide più disturbanti mai apparse sullo schermo.
MEMORABILE: Lo strangolamento operato in coppia; gli occhi della vittima che passano da uno all'altra, prima della pistola alla tempia
Opera peculiare che, senza fastidiose edulcorazioni ma evitando sensazionalismi, narra un'assurda vicenda di cronaca. Una moderna tragedia umana, la definitiva profanazione del sentimento, la sacralità del matrimonio corrosa e messa a nudo in tutta l'ipocrisia e immoralità di un perfido miraggio, mentre le sciocche idealizzazioni romantiche e i buoni costumi della (cristiana) società sfumano nella cruda volgarità della violenza fisica. Il dramma è tanto intenso quanto il connaturato umorismo che lo pervade, eccezionalmente cupo e patetico. Lonely hearts, a confronto, è una storiella.
MEMORABILE: La performance e la fisicità di Shirley Stoler, assolutamente perfetta per il ruolo; Avvelenamento sul bus; Omicidio a martellate; La bimba uccisa.
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Io ho una registrazione da Raitre (Fuori Orario), in originale con sub italiani. Credo che l' abbiano trasmesso sottotitolato per aggirare il divieto ai 18 e trasmetterlo uncut
No è che le parole inglesi sono indeclinabili al plurale quindi doveva rimanere "I killer..". Niente di drammatico s'intende però se ti pagano per quello...
Grazie della dritta Daniela.
CuriositàDaniela • 10/12/16 20:59 Gran Burattinaio - 5928 interventi
Raymond Fernández e Martha Beck vennero processati per l'assassinio di una ventina di donne, condannati a morte e giustiziati nel 1951.
La stessa vicenda è stata ripresa da Arturo Ripstein nel 1996 con Profundo Carmesì e da Todd Robinson nel 2007 con Lonely Hearts.
Si ispira alla loro storia, in maniera più libera cambiando ambientazione e nomi, anche Alleluia del 2014, diretto da Fabrice Du Welz.
DiscussioneDaniela • 10/12/16 21:00 Gran Burattinaio - 5928 interventi
Capannelle ebbe a dire: No è che le parole inglesi sono indeclinabili al plurale
Grazie della spiegazione. Non ho studiato inglese (purtroppo) e non mi ero accorta dell'errore :o)
DiscussioneRaremirko • 10/12/16 22:47 Call center Davinotti - 3862 interventi
Daniela ebbe a dire: Raymond Fernandez e Martha Beck vennero processati per l'assassinio di una ventina di donne, condannati a morte e giustiziati nel 1951.
La stessa vicenda è stata ripresa da Arturo Ripstein nel 1996 con Profundo Carmesì e da Todd Robinson nel 2007 con Lonely Hearts.
Si ispira alla loro storia, in maniera più libera cambiando ambientazione e nomi, anche Alleluia del 1914, diretto da Fabrice Du Welz.
Bel post; mi son segnato subito i film, finiti in lista d'attesa assieme a migliaia d'altri.
Capannelle ebbe a dire: No è che le parole inglesi sono indeclinabili al plurale quindi doveva rimanere "I killer..". Niente di drammatico s'intende però se ti pagano per quello...
Grazie della dritta Daniela. Grande Capa, adoro quando qualcuno si sofferma su ciò che molti oramai trascurano, la nostra ortografia, vale a dire lo "scrivere correttamente".
Hai fatto bene a sottolinearlo, sebbene l'utilizzo dei plurali di sostantivi stranieri sia, purtroppo, fatto tutt'altro che raro...:-(