Human capital - Il capitale umano - Film (2019)

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Al solito, di fronte a remake tanto ravvicinati e simili è difficile capire se sia corretto valutarli come film a sé stanti o come prodotti chiaramente derivativi aprendo il confronto. Nel primo caso, e anche in virtù dell'ottimo soggetto fornito dal romanzo originario dello statunitense Stephen Amidon, è difficile non rimanere colpiti dalla stratificata trama che s'incrocia al meglio in una dispersione temporale ricostruibile con facilità mentalmente, nel secondo è impossibile non notare come lo stesso tipo di lavoro fosse già stato realizzato (ottenendo risultati nettamente migliori) dal nostro Paolo Virzì. Grazie anche a una durata superiore...Leggi tutto e un respiro più ampio, IL CAPITALE UMANO all'italiana risulta più ricercato, sorretto da un cast perfetto che qui invece funziona solo relativamente: se Liev Schreiber si appropria con buona immedesimazione del ruolo di Bentivoglio e trova in Peter Sarsgaard una spalla eccellente, cinica e sprezzante al punto giusto, chi si trova maggiormente penalizzata è Marisa Tomei, il cui personaggio è fortemente penalizzato in termini di spazio e profondità rispetto a quello cui Valeria Bruni Tedeschi aveva saputo dare una sua impareggiabile nobiltà da snob trasognata (per non parlare di colui col quale stabilirà un forte rapporto e che da un Lo Cascio perfetto passa a una figura decisamente più anonima). Persino nella coppia giovane il remake americano perde il confronto, anche se la regia è agile e il taglio di alcune situazioni alleggerisce il peso complessivo. Si parte sempre dal padre di famiglia (Schreiber) deciso a investire una gran somma nel fondo - che ritiene sicuro - del ricco broker (Sarsgaard) padre del ragazzo con cui sta insieme sua figlia (Hawke, figlia in realtà di Uma Thurman ed Ethan Hawke). Si passa poi ad analizzare la situazione delle due mogli e dei figli in un intreccio stimolante costruito in modo da lasciare fino all'ultimo momento la curiosità di sapere chi abbia investito l'uomo in bicicletta che si vede cadere nelle prime scene del film. Nel riappropriarsi della loro fonte primaria, quindi, gli americani non prescindono per una volta dal lavoro italiano, tentando anzi di recuperarne la medesima efficacia che tanti premi gli fece guadagnare in patria. L'impressione è però un po' quella di un riassunto al quale manca lo spirito e l'umanità che i nostri attori seppero infondervi. Rivedere quindi il tutto con poche variazioni significative non pare operazione molto utile (almeno per chi bene conosce il film), e certamente anche nella ricerca delle location la versione di Virzì si mostrava più ricercata e particolare. Restano invece inalterati il messaggio di fondo e il dissestato percorso compiuto per arrivarci. Soprattutto nella sua prima parte il remake sa in ogni caso drammatizzare al meglio confermando la qualità del romanzo originale, lasciando che nella seconda si approfondiscano i rapporti interfamiliari con un occhio alla famiglia della ragazza. Di nuovo valida la ricucitura tra frammenti a prima vista cronologicamente "incompatibili" (passato, presente e futuro si alternano senza una logica comune) e risultato piacevole per chi – e in America saranno la stragrande maggioranza - non abbia mai visto il film di Virzì. Se il romanzo di Amidon prima e la pellicola poi hanno subito raggiunto tanta fama un motivo c'è, e anche nel remake lo si intuisce.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 14/11/20 DAL DAVINOTTI
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Daniela 15/11/20 21:25 - 12916 commenti

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Un ciclista vittima di un incidente stradale è ricoverato in gravi condizioni. Chi guidava l'auto pirata? Lo scopriamo attraverso un racconto ad incastro seguendo le vicende di due nuclei familiari... Seconda trasposizione di un romanzo statunitense che ritorna all'ambientazione originale dopo la prima diretta da Virzì, abbastanza riuscita soprattutto grazie alle prove attoriali. Anche qui il cast fa la sua parte, anche se alcuni personaggi secondari risultano un poco sfocati, ma si conferma anche la farraginosità dell'intreccio già avvertita nel film del 2013.

Capannelle 22/11/20 23:42 - 4479 commenti

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Bisognerebbe prescindere dal film di Virzì ma è impossibile e averlo visto toglie ogni velleità nel guardare questo, che ripropone lo stesso intreccio ma con esiti molto più blandi, in parte per la mano meno ispirata di Meyers (nonostante non si gli possano imputare buchi di sceneggiatura o incapacità artistiche) e in parte per attori che perdono quasi tutti i confronti con i nostri (si salva giusto Schreiber). Chi lo vedesse vergine dalla visione precedente potrebbe attribuirgli mezzo pallino in più.

Reeves 25/01/23 19:57 - 2554 commenti

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Modestissimo remake dell'ottimo film di Paolo Virzì che ripropone in modo scialbo e senza verve quel dramma borghese che invece il regista toscano aveva saputo padroneggiare. Il confronto è impietoso anche per quanto riguarda gli attori, che non tengono mai il paragone con i nostri. E' ora di smettere di dire che facciamo remake brutti, c'è chi li fa decisamente peggio di noi.

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