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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Del come il mondo debba finire in realtà ben poco ci viene detto, a dispetto del titolo. Nei cieli di Los Angeles in pieno sole fa capolino sullo sfondo un meteorite con la scia: sappiamo che siamo all'ultimo giorno di vita sulla Terra ma di qualsivoglia spiegazione scientifica non v'è traccia. Scelta legittima, in fondo; conta come la protagonista (e co-regista, con Daryl Wein) passerà le ultime ore insieme alla proiezione del suo io giovanile, una dolce ragazzina (Spaeny) che, differentemente da quel che le accade di norma, tutti o quasi riescono a vedere. Liza (Lister-Jones) deve decidere se andare al party da "fine del mondo" organizzato dalla sua amica Mandy...Leggi tutto (Cummings). Spinta dalla Liza adolescente mette da parte certe intenzioni di celebrare spiritualmente l'apocalisse e s'incammina per le strade di Los Angeles dando il via a una lunga serie di incontri che costituiranno in fondo l'essenza vera del film, strutturato come un percorso "di vita" in cui Liza rivede amici e parenti che la coinvolgono in dialoghi spesso surreali.

L'impronta del film è infatti al limite del nonsense, con lunghe tirate talora incomprensibili o volutamente grottesche, dense di frasi che seguire con attenzione non riesce sempre facile. Perlopiù futili, ogni tanto si scoprono argute, centrate, magari buffe in relazione a personaggi caricaturali divertenti. Ma poi si azzarda la strada della poesia a buon mercato con intermezzi cantati (la folk singer seduta in mezzo alla carreggiata che coinvolge la Liza giovane mentre canta tenendo in braccio la chitarra), superficiali concessioni a digressioni metafisiche e psicologiche mescolate in un discorso più ampio e in apparenza non molto solido, nella sua organizzazione generale. Né particolarmente coinvolgente o interessante da seguire: gli scambi tra le due Liza dicono poco, pur qualcosa suggerendo del rapporto che può esistere tra due parti della stessa persona, ma troppe volte si ha l'impressione che i dialoghi siano scritti secondo l'estro del momento, senza seguire un vero percorso logico.

Curioso quando la Liza "fantasma" incontra un personaggio a lei analogo, che si diverte a far loro indovinare gesti e movimenti come nel gioco dei mimi; ma più in generale si nota come si cerchi di uscire dai canoni creando qualcosa di (relativamente, s'intende) originale senza indulgere in velleitari intelletualismi. Possono persino arditamente venire in mente Totò e Ninetto che si perdono nella Roma periferica di UCCELLACCI E UCCELLINI, ma laddove esisteva autentico lirismo e uno spirito realmente libero qui si flirta troppo facilmente col grottesco alla vana ricerca della conversazione brillante che ottiene per contro l'effetto di provocare in chi guarda distrazione, disattenzione. Soprattutto dopo che si è ben capito lo spirito "free" che pervade l'opera, in cui il nonsense prende talora il sopravvento lasciando interdetti.

Con un finale che chiude senza entusiasmi e tre o quattro scene nascoste tra i titoli di coda, HOW IT ENDS si fa ricordare per qualche buffo intervento di figure stralunate (l'ex fidanzato bisessuale di Liza, la coppia che scambia le cinghie dello zaino della protagonista per strumenti bondage...), qualche sentita interpretazione (Helen Hunt nel ruolo della madre di Liza) e la sua eccentrica frivolezza, che qua e là indubbiamente colpisce e in alcuni casi porta pure a riflettere. Girato nel 2020 in piena pandemia, particolarità che si avverte dal clima di singolare desolazione riflesso anche dagli scenari deserti.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 9/08/22 DAL DAVINOTTI
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