Splatter e slasher: due ingredienti cinematografici
The Mutilator è titolo che possiamo prendere come esempio eccellente per dare giusta collocazione a due termini utilizzati in gergo critico-cinematografico:
splatter e
slasher.
Le definizioni, entrambe adatte per
The Mutilator (ma non è detto che, a seconda del film, siano sempre in coppia), derivano dalle onomatopeiche utilizzate nei fumetti, ovvero
To Splat e
Slash.
Della prima, oramai lo sanno pure i sassi, il suono è quello prodotto dallo schizzo su una parete, su un pavimento o, in genere, fuori dal corpo e si riferisce al defluire del sangue dalle ferite e dalle mutilazioni delle vittime nei film horror.
Quindi una pellicola è splatter quando vi è una discreta dose di violenza espressa e ciò non determina trattarsi propriamente di un horror (ricordiamo, ad esempio, lo splatter presente in un paio di film drammatici quali
Il cacciatore o
Soldato blu).
Slasher, invece, è riferito all'utilizzo di armi da taglio e all'effetto (onomatopeico, come già detto) di lame, accette o coltelli in genere che squarciano l'aria dirigendosi verso le vittime di turno.
Lo slasher non necessariamente è seguito dallo splatter: buona fetta di horror con delitti fuori schermo, pur eseguiti all'arma bianca, ne sono un classico esempio (ved.
Halloween).
La tipologia di queste pellicole, caratterizzate dalla presenza di teen-agers in contesti ludici e spensierati ha fatto sì che lo stesso termine venisse (impropriamente) associato alla presenza di giovani protagonisti.
Sotto: The Mutilator