House shark - Film (2017)

Ormai accessibile anche a chi disponga di budget ridicoli, lo shark-movie attuale si ritrova a contare tra i suoi titoli cose come questa, realizzata semiamatorialmente ma, grazie a una locandina d'impatto, pronta a finire in pasto agli ignari appassionati del (sotto)genere. Poco male, in fondo s'è visto di peggio e uno squalo che fa capolino tra le stanze di una casa non stupisce nemmeno troppo. Niente acqua quindi (salvo per un esagerato allagamento nel finale), sostituita fin dai titoli di testa nei quali la mdp, in soggettiva con musica simil-John Williams, procede veloce sull'erba come se si trovasse sul tipico fondale marino. Divertente. A patto di accettare lo spirito goliardico dell'operazione,...Leggi tutto naturalmente, che si muove tra la parodia smaccata del classico spielberghiano (richiamato fin dal trio di protagonisti, ricalcato sui tre eroi di allora) e la ripresa dei cliché di genere in chiave di sgangherata farsa. Il personaggio principale è Frank (Harrison), divorziato con figlio a carico e sul punto di uscire finalmente con una nuova donna conosciuta online. Mentre è fuori, la babysitter se ne va in bagno e, dopo una serie di rumori molesti e di inquadrature delle chiappe dall'interno del water, viene divorata da qualcosa che lascia lì, a testimonianza del passaggio, sangue e frattaglie ovunque. Quel qualcosa è il malefico house shark, figlio di una razza che – Frank lo scopre dopo brevi ricerche sul PC – si manifesta all'interno delle case uccidendone gli occupanti. Rifugiatosi a dormire in tenda nel giardino dei vicini col figlio, Frank deve prima combattere con l'agente immobiliare deciso a vendere la proprietà nonostante l'evidente pericolo, quindi occuparsi personalmente di sconfiggere il nemico domestico. Fallito il tentativo operato da una sorta di patetico “Darth Vader” (Johnson) col potere di muovere oggetti e persone a distanza, il nostro verrà aiutato dall'unico esperto esistente al mondo di house shark (Merchant) e da un alcolizzato pomposo con barba da Abramo Lincoln (Reid). La loro avventura tra le mura dell'edificio “posseduto” verrà spalmata sulla seconda parte di un film che, incredibile a dirsi, dura 1h52' (una durata spropositata, per il genere, del tutto ingiustificata)! E' qui che l'omaggio a Spielberg si fa esplicito: Frank, che non a caso è pure ex sceriffo, rifà Brody, l'esperto di house shark prende il posto di Hooper e Abraham, il più eccentrico, armato di balestra, replica Quint, il pescatore, con tanto di monologo avventuroso e addirittura canzoncina intonata da ubriaco con gli altri due che lo seguono completandola. Purtroppo siamo all'interno di un appartamento arredato e non in barca, quindi l'effetto non è esattamente lo stesso. Così come lo squalo non è... ehm... paragonabile; questo, che si muove tenendosi evidentemente in piedi sulla pinna posteriore, è un orrido mostrone di gomma che pare di cartapesta. Sale le scale, spunta da dietro le porte, digrigna i denti, mostra la sua ombra minacciosa sui muri... Gli effetti insomma non han proprio nulla di speciale, anche se per una volta ci viene risparmiata la computergrafica. Qualche risata la si fa anche (sempre se si è disposti ad andare incontro alla proposta), un paio di trovate funzionano (quello che continua a parlare con le gambe rovesciate da dentro la bocca dello squalo) e pur in un oceano di sciocchezze, con gli attori che recitano tutti volutamente sopra le righe (lo studioso del fenomeno si presenta vestito da tirolese con forte accento tedesco, Abraham parla con enfasi ridicola tutto il tempo), si ha il tempo di riflettere su quanto il filone stia ormai rasentando la follia pura. Qui siamo in pieno territorio “nerds” per quanto riguarda confezione e personaggi e in zona Viareggio per la resa dello squalo, decisamente pronto per i carri in maschera...

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