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Tutti i commenti e le recensioni di Georgia

TITOLO INSERITO IL GIORNO 24/10/21 DAL BENEMERITO BUIOMEGA71
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Buiomega71 24/10/21 01:53 - 3111 commenti

I gusti di Buiomega71

Messo in piedi solo ed esclusivamente per sottolineare la bravura della Leigh ambendo alla statuetta. Ma il suo personaggio straborda e diventa odiosissimo, in un racconto di sorelle che tratta del nulla cosmico, con in mezzo tante e troppe canzoni (la Leigh che gorgheggia per quasi 10 minuti in odor di maledettismo che nemmeno The rose è insopportabile e irritante). Fastidioso e insulso drammone al femminile con slanci politicamente corretti da latte alle ginocchia. Grosbard non pervenuto, la Leigh spadroneggia narcisa e la qualità è da anonimo film tv che manco "Donne al bivio".
MEMORABILE: Unico momento che desta dal torpore generale: la Leigh che canta "Almost blue" sul palco, truccatissima, con aura quasi lynchiana.

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  • Discussione Buiomega71 • 24/10/21 10:54
    Consigliere - 27177 interventi
    Classica operazione messa in piedi solo ed esclusivamente per sottolineare la bravura della Leigh e ad ambire alla preziosa statuetta (non per nulla, all'epoca, la Leigh fu candidata all'Oscar proprio per questo ruolo), dove l'attrice spadroneggia narcisa (è anche produttrice insieme alla mamma Barbara Turner, con quest'ultima che si occupa della sceneggiatura basandosi sui propri ricordi familiari), quindi film della Leigh più che di Ulu Grosbard (che torna dietro la MDP 11 anni dopo Innamorarsi), dove il bravo regista che, in passato ha regalato grandi film (Vigilato speciale, L'assoluzione) si limita, anonimamente, a filmare concerti e a sottostare alle esigenze artistiche dell'attrice (non per nulla il regista designato all'inizio, Robert Altman, sente puzza di imbroglio e se la fila, e la Leigh, che vorrebbe prendere in mano le redini registiche, è troppo inesperta per passare davanti e dietro la macchina da presa ) finendo per dare a questo noiosissimo drammone femminile una scarsa qualità da mediocre filmetto televisivo degno di "Donne al bivio".

    La Leigh, nel ruolo della "dannata" cantante alla Janis Joplin, finisce per sortire l'effetto contrario, sempre sopra le righe risultando odiosa e sgradevole (il culmine è raggiunto quando, per ben 10 minuti, si mette a gorgheggiare sul palco, sfatta e in odor di maledettismo alla The rose da quattro soldi, con voce roca , arrivando al limite della sopportazione e dell'irritazione, tanto che ti vien voglia di stoppare e di non proseguire nella già sofferta visione-con buona pace del sior Mereghetti che giudica tale scena indigesta un "gran pezzo di cinema"! Davanti al sommo mi taccio, ma molto probabilmente abbiamo due concetti parecchio diversi di "gran momenti di cinema" a questo punto-), tutta smorfie e look da tossica, sfiorando livelli di ridicolo patetismo che stanno tra il trash involontario e la lagna da vanagloria.

    Il troppo stroppia, e oltre che a raccontare del nulla cosmico (due sorelle cantanti, una posata con famiglia e l'altra sbandata, sai che novità e il film è tutto quà) dove non succede praticamente niente per tutta la durata, ci sono tante, troppe canzoni (accettabile la prima con la Winningam che canta un pezzo country anche orecchiabile, ma poi diventa un micidiale Festivalbar da bettole fumose, dove la Leigh vuol dimostrare che oltre che grande attrice e pure una buona cantante).

    Per coronare il "capolavoro" anche una bella dose di buonismo e politicamente corretto che non guasta mai! Con la Leigh che fa, pateticamente, la Christiane F. dei poveri  (da sculto quando, all'aeroporto, in ridicolo stato confusionario, vuol prendere l'aereo, ma non la fanno salire perchè non indossa le scarpe, e si mette a piagnucolare se qualcuno le presta un paio di calzature, perchè stà male e deve andare in ospedale) e canta, sul palco, sia mai, con la sorella. Agognati titoli di coda, finalmente! Perchè i 110 , sofferti, minuti sembravano tre ore.

    Giustamente dimenticato, loffio e imbarazzante ritratto di dannazione femminile mal diretto (spiace solo per uno come Grosbard), recitato con enfasi farlocca, che passa da un pub ad un bowling fino ad un matrimonio ebraico senza soluzione di continuità, con la Leigh "maschiaccia" sempre fatta che ciancia di futilità, sposa il primo venuto e ammira la sorella per il suo matrimonio perfetto (anche un grande come Ted Levine ne esce con le ossa rotte, nel banalissimo ruolo del bravo e premuroso maritino) e Grosbard che non fa altro che seguirla, dimenticando totalmente tutto il resto.

    Unico momento che desta dal torpore e dalla narcolessia generale (oltre all'attimo in cui la Leigh viene immersa nella vasca da bagno dopo il malore, stile Allucinazione perversa) è quando la Leigh, truccatissima e darkettona, sul palco di un bar di periferia, si mette a cantare "Almost blue", con un aurea quasi lynchiana.

    Tutto il resto è paccottiglia d'accatto e detestabile ambizione d'attrice che lascia il tempo che trova, dove, sin dall'inizio, si avverte già puzza di mezza boiata (il cantante nero che spara alla Leigh con una pistola a salve così, per scherzare, i tour della band di cui frega niente a nessuno) in un filmetto urlato e fasullo di rara inutilità.

    Qualcuno ha pure tirato in ballo Tennessee Williams, poveri noi!

    Solo per fan accaniti della Leigh, il resto sorvoli.





    Ultima modifica: 24/10/21 21:19 da Buiomega71