Fukushima - Film (2020)

Fukushima
MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Fukushima 50
Anno: 2020
Genere: drammatico (colore)
Note: Il film racconta cosa avvenne durante l'incidente alla centrale nucleare di Fukushima del marzo 2011.
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Considerato il grande successo della serie su Chernobyl i giapponesi devono essersi fatti due calcoli capendo che forse anche il loro disastro nucleare (fortunatamente di molto inferiore a quello ucraino) avrebbe potuto fruttare qualche soldo. L'impatto sul mondo a livello mediatico dell'incidente di Fukushima (marzo 2011) fu imparagonabile a quello di Chernobyl e le implicazioni politico strategiche di gran lunga meno singolari, ma che si sia trattato di un disastro gravissimo in entrambi i casi è indubbio. Non avendo a disposizione cinque puntate ma un unico lungometraggio (per quanto di quasi due ore) qui si entra subito nell'azione:...Leggi tutto giusto il tempo di una panoramica dall'alto della centrale e un attimo dopo già si parte col terremoto, causa dello tsunami che travolgerà l'impianto. Laddove in America si lasciava però spazio a un ottimo approfondimento psicologico dei personaggi coinvolti, in questo caso tutto si risolve tra le sale della centrale e quelle del comando generale diretto da Masao Yoshida (Watanabe) in un crescendo di panico generalizzato che la regia non riesce a rendere coinvolgente in alcun modo. Travolti da un profluvio di termini tecnici e operazioni di cui si possono comprendere giusto i contorni, ci ritroviamo a poter entrare davvero nel film solo quando si toccano (e capita di rado) le emozioni, il rapporto diretto con la morte... quando gli immancabili ardimentosi devono spingersi fin nelle aree maledette dove le radiazioni sono altissime per raggiungere i meccanismi di sicurezza altrimenti impossibili da manovrare. Per la maggior parte del tempo, però, pare di seguire un "normale" (si fa per dire, naturalmente) procedimento d'emergenza per raffreddare le unità sul punto di raggiungere il punto massimo di sopportazione. Quel che lascia piuttosto allibiti è inoltre l'inconsistenza totale delle minuscole storie esterne che riguardano le famiglie dei protagonisti, bozzetti minimali che dovrebbero spezzare un minimo il pesante, incessante contatto tra le due sale (con qualche accenno alla deriva politica del caso e l'intervento del Primo Ministro), durante il quale s'impone un Watanabe costantemente al centro dell'attenzione ma che poco può fare per rendere interessante il suo personaggio. Peccato perché gli effetti speciali possono contare su un buon uso della computergrafica e una fotografia di livello, che insieme contribuiscono a rendere a tratti smagliante l'immagine su schermo panoramico, anche se poi le scene più suggestive sono quelle del finale tra i ciliegi dai fiori rosa, che col resto c'entrano poco o nulla. Ci si dimentichino insomma la magniloquenza e l'impatto devastante di CHERNOBYL; qui tutto è molto più vicino a certi vecchi film di Honda, senza il mostro ma con lunghe scene di massa nelle sale comandi in cui la scadente sceneggiatura, priva di pathos o di un minimo di brillantezza, non aiuta proprio a calarsi nel dramma. E va detto che anche la dovizia di spiegazioni tecniche con cui si arricchisce ogni dialogo è esposta in modo da farci capire come la chiarezza non sia certo la virtù migliore del film. Tra telefonate tese, ordini impartiti a destra e a sinistra, occhi sgranati, preoccupazione, grida d'irritazione, gesti di coraggio, si passa dal terrore dipinto sui volti dei protagonisti alla felicità per lo scampato pericolo senza darci il tempo di capire da cosa essi siano esattamente originati. Una cronaca spicciola fredda e artificiosa, un dramma la cui vera entità si intuisce solo a tratti e difficilmente nella sua portata complessiva. Ottime invece le musiche di Tarô Iwashiro.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 20/03/21 DAL DAVINOTTI
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