Flaminia - Film (2024)

Un esordio alla regia per la Giraud con un film che sa essere delicato al punto giusto nel trattare il tema dell’autismo ma che, allo stesso tempo, sa divertire senza necessariamente ricorrere a risate facili. Bene la Giraud, gustosi Della Rovere e Fassari, misurato e bravo Edoardo Purgatori. Ma la palma della simpatia con quel sorriso irresistibile va a Rita Abela (credibilissima nei panni della sorella autistica). Camei per Enzo Salvi, Nina Soldano e Andrea Purgatori (al quale il film è dedicato essendo scomparso poco tempo dopo la fine delle riprese).

La Giraud esordisce con una commedia meno sciocca di quanto si possa pensare, che tratta un tema delicato come l'autismo. Purtroppo la sceneggiatura è scritta male e soprattutto i momenti comici sono poco divertenti. La stessa Giraud, qui, è inoltre interprete poco convincente; meglio invece i comprimari e una Abela molto tenera. Regia scarsina, con fotografia smorta e montaggio poco riuscito. Buone le intenzioni ma risultato mediocre.

Una ragazza molto snob in procinto di sposarsi si ritrova a dover fare i conti con la sorella autistica tornata a casa dopo essere stata mandata via dalla comunità in cui viveva. Sarà per lei un'occasione di crescita personale e un modo per riavvicinarsi ai veri valori. Michela Giraud dirige e interpretata un film che non ha nulla di banale, pur essendo una commedia, perché riesce a toccare temi molto importanti come quello della disabilità e dell'apparenza. Un plauso speciale va fatto alla bravissima Rita Abela, che interpreta alla perfezione il ruolo della sorella. Da vedere.

Uno spaccato di Roma nord, fatto di ragazze ricche ma totalmente prive di valori, famiglie che vogliono elevarsi nella triste scala sociale e poi l'arrivo di una ragazza con sindrome autistica che stravolge tutto il falso apparato di questa comunità, indubbiamente farlocca. Una pellicola che regala momenti simpatici e altri di riflessione in cui l'Abela è una piacevole scoperta; bene Lante della Rovere, Fassari e Salvi, troppo teatrale la protagonista.

Il debutto alla regia di Michela Giraud avviene con una commedia che ha qualche ambizione "analitica" nel descrivere una società materialistica in cui la collocazione del diverso (in questo caso la sorella della protagonista) diventa una sorta di mina esplosiva che fa deflagrare un ambiente in precario equlibrio. Non tutto è bene a fuoco e qualche volta prevale la ricerca dell'effetto comico facile che stona con il tono generale, ma l'insieme è abbastanza gradevole, grazie anche all'innesto nel cast della bravissima Rita Abela.