Come quelle meteore che sbancano al primo singolo per poi finire strafatte e schernite in una sagra paesana Farmhouse parte troppo bene per durare. Azzecca la coppia-che-scoppia e la strada del thriller si srotola piana. Sbatte nello script un marito cavallaro una moglie stronzeggiante e il fantasma del figlio a far marcire l'idillio che fu. Fa empatizzare, appaiandosi allo sprint con Vacancy per palpito e magone. Illude ancora un po' con un laidissimo villain che vive "in a very big house in the country" ma non è tipo da Blur, prima di scialare ogni dote con un finale inopportuno ed ampolloso.
Comincia come un thriller, e prosegue su quella che sembra la solita vicenda a base di psicopatici che accolgono viandanti con l'auto in panne nella loro fattoria perduta nel nulla per torturarli e farli fuori. Poi, quando tutto sembra scontato, una svolta abbastanza inattesa, perchè le vittime nascondono un terribile segreto. Niente spoiler, e quindi mi fermo qui. Film imperfetto e con molte forzature, ma nell'insieme presenta qualche idea più valida della media e uno script più articolato e complesso del solito.
Buon horror che parte in maniera tranquilla, dando qualche sibillina informazione, prosegue facendo capire che i protagonisti hanno passato un gran brutto periodo e si scatena con azioni ciniche che, almeno all'inizio, sembrano deltutto gratuite e dettate solo dalla follia sanguinaria. Gli attori sono in parte, l'ambientazione (fattoria con filari) è azzeccata e il finale fa luce su tutto, imboccando una cupa e horrorifica strada. Nota di merito per il bastardissimo proprietario della fattoria, che sfotte il muto, ripetendo il suo nome di poche sillabe, perchè il poveretto sa dire solo quelle.
MEMORABILE: La tortura dell'acqua, con goffo tentativo di salvataggio e commento del fattore: "La prossima volta usa la testa, Chad"; Ginocchio grattuggiato.
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Il regista è lo stesso del mediocre Lake dead, ma stavolta centra il bersaglio: e realizza un horror di classe, eccentrico, in parte torture-porn, in parte demoniaco.
Citare i film a cui si ispira è compiere peccato mortale, perché significa spoilerare sul finale di una pellicola che merita di essere assaporata minuto per minuto.
Uscirà, di sicuro, anche da noi: non credo che qualche casa di distribuzione si faccia sfuggire un prodotto di questa qualità.
In effetti è davvero bello: non originale nell'intreccio, ma curato ed elegante.
Il regista riesce ad essere fuori moda per due importanti elementi: no al turpiloquio, sì a psicologie credibili e ottimamente rese dai bravissimi (tutti e quattro) protagonisti.
Verissimo: ma per una volta voglio essere ottimista.
DiscussioneZender • 9/05/10 22:04 Capo scrivano - 48957 interventi
Mi sa che sto con Greymouser :) Non è la qualità purtroppo a far propendere per l'uscita di certi film nel nostro paese, il più delle volte. Pur stando con Greymouser spero tuttavia che abbia ragione Undying. :) vedremo...
Alao poco meravigliao La presenza del disabile (muto) Alao non è casuale, ma è strettamente collegata ai protagonisti. Sia il prenderlo in giro, che la sua sorte hanno un perchè.