Difficile essere esaustivi, quando si trattano argomenti del genere. Il documentario però lascia troppe domande inevase poiché la regista sceglie una strada non giudicante - e va bene - ma anche quella di non esplicare troppo e ciò va meno bene se si vuole aiutare a capire qualcosa in più su questa comunità monastica dei Guerrieri della luce che la regista ha seguito per quasi quattro mesi. Certe scene sembrano troppo impostate e poco sincere, ma il film incuriosisce sotto molti punti di vista. Ciò non è poco e quindi si può definirlo quasi riuscito.
La mdp entra in una piccola comunità monastica tra cristianesimo e arti marziali, tra quadri della Madonna e allenamenti con musica techno: un universo alieno che lascia perplessi, e al contempo una famiglia normale come tante. Più della possibilità (elusa) di capire di più nel merito, il docufilm offre uno sguardo di umana curiosità nelle dinamiche di relazione, intrufolandosi negli interstizi dove emergono gesti e sussurri di umanità. Su tutto, una notevole ispirazione visiva in b/n e una sapiente costruzione, quasi musicale, del racconto.
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