Malati, entrambi (lei tumore, lui Alzheimer), decidono di mollare i figli e partirsene in viaggio col loro vecchio camper (chiamato "The leisure seeker", il cercatore di svago) lungo la Route 1, dal Massachusetts fino alle Florida Keys, viste all'arrivo come il Paradiso. Non un viaggio facile, soprattutto per i problemi di John (Sutherland); Ella (Mirren) al contrario è lucidissima e sa bene come occuparsi di quel marito così sfuggente e incapace talvolta di ricordare perfino chi sia lei! Virzì per la sua prima vera trasferta americana (dopo quella "tangente" con Tanino) adatta un romanzo di Michael...Leggi tutto Zadoorian e punta tutto sul mestiere di due assi della recitazione; che non deludono, sia chiaro, perché la tenerezza che suscita Sutherland, i suoi ricordi a singhiozzo, l'improvviso ritrovarsi in un mondo che a tratti non riconosce sono resi magnificamente dall'attore; né nulla si può imputare al cinismo che la Mirren sa mescolare all'amore sconfinato per l'uomo con cui ha condiviso una vita intera. Semmai ci si chiede se non era il caso d'inventarsi qualcosa di più movimentato e insolito, in una storia che quando ha modo di uscire dagli schemi sa convincere; e che invece non incide quando si adagia sulla tranquilla vita on the road della coppia, mostrando a più riprese quanto sia difficile sceneggiare con brillantezza una storia così evitando le macchiette, le forzature. I due protagonisti sanno come schivare la trappola e mantengono un'aderenza magnifica ai personaggi che ne fa due ritratti psicologicamente attendibili: lei con le sue crisi di nervi che subito rientrano alla presa di coscienza di un atteggiamento - nel marito - imputabile esclusivamente alla malattia, lui con le sue risposte spiazzanti o le sue incessanti citazioni alle opere di Hemingway, Melville o Joyce. Da buon professore di letteratura in pensione cerca di istruire chi gli parla col risultato però di apparire come un povero svanito. Cosa che di fatto è, perché senza la moglie a seguirlo e a impedirgli di partire per la tangente sarebbe davvero dura andare avanti, per John. Così si procede a tappe: le notti passate ai campeggi proiettando diapositive di famiglia su un telone (con i curiosi che s'affollano intorno), i giorni a battibeccare da soli o magari con i figli via telefono, preoccupatissimi per la sorte dei genitori ma senza un indirizzo da raggiungere per recuperarli. La commedia senile di Virzì sconfina prevedibilmente col dramma, s'inserisce in un genere florido (che di base sfrutta divi al tramonto garanzia di performance superiori), azzecca qualche scena divertente ma complessivamente stecca abbastanza per una scarsa fantasia nel soggetto. Nemmeno i paesaggi del Sud degli Stati Uniti aggiungono molto a un film che ci mette un bel po' prima di ingranare e farci entrare nei personaggi e che, quando lo fa, si ferma ripetutamente e troppo spesso, che nei figli a casa trova comprimari senza spessore, figure del tutto superflue, contorno che invece di dare varietà appesantisce. Qua e là si sorride, si apprezza il coraggio di raccontare senza timore di scadere nel ridicolo (l'azzardato amplesso nel finale), si adorano l'impagabile John di Sutherland per la disarmante spontaneità con cui agisce nei modi più impensati e la Ella della Mirren per come lo compatisce senza mai smettere di amarlo, inevitabilmente ci si commuove. Da Virzì però ci si aspettava una verve diversa, che si intravede forse solo nel momento della "rivelazione involontaria" di John.
La trasferta americana di Virzì mi ha convinto in pieno. Con leggerezza e delicatezza (e molto umorismo, a volte anche cinico) sa descrivere una storia d'amore arrivata in tarda età, con acciacchi e malattie ma non senza voglia di vivere pienamente. La sceneggiatura brilla quanto basta per consentire a due fuoriclasse come Sutherland e la Mirren di entrare completamente nei personaggi: inteneriscono, fanno sorridere, infine commuovere. Buono il ritmo, adeguata la scelta delle musiche.
Il (quasi) debutto americano di Virzì avviene con la storia dolce amara di una coppia di anziani coniugi che intraprende un ultimo viaggio a bordo di un vecchio camper. Il regista che mantiene la capacità di “armonizzzare” il brillante e il drammatico, ha scelto bene gli attori che forniscono un’ottima interpretazione che ha il pregio (e non era facile) di non scadere nel patetico. Un limite che si può imputare al film è una certa fragilità della sceneggiatura e di caratterizzare superficialmente i personaggi secondari.
Virzì è bravo a essere negativo nei confronti della vecchiaia senza scadere nel patetismo e nella lacrima facile. Non convincono però sceneggiatura e messa in scena, troppo orizzontali e piatte, senza la verve che ha contraddistinto molte opere del regista. Le ottime interpretazioni dei protagonisti sono lasciate un po' a sé stesse da un cast secondario impalpabile. Sembra quasi che Virzì si sia preoccupato più di scrivere i due personaggi da consegnare alla Mirren e a Sutherland che di costruire un buon terreno intorno a loro.
Lacrima-movie on the road in cui i compiacimenti tristi (serviti con intelligenza, va detto) sovrastano l'ironia, invero non sempre efficace e incapace di riempire i vuoti di un copione scorrevole ma alla lunga monotono. In soccorso giunge l'innata classe dei due protagonisti (l'eccellente mimica di Sutherland trae in salvo anche i passaggi più a rischio stucchevolezza) e la saggia scelta, da parte di Virzì, di una lussuosa confezione dal respiro internazionale. Particolarmente piatte e stereotipate le figure dei due figli dei protagonisti.
Virzì dimostra di saper maneggiare la mdp con sufficiente eleganza e di poter dirigere due stelle di prima grandezza su cui però carica l'intero film senza sviluppare gli altri personaggi o le sottotrame. E la sceneggiatura non si rivela granché, infarcita di battute e situazioni banali o tirate via che sovrastano per numero quelle veramente riuscite (all'ospizio, le citazioni letterarie o il ricordo dell'amica Lillian). E' come aver trovato tanti buoni spunti senza la capacità di scriverli o realizzarli, magari col montaggio, adeguatamente.
Non impeccabile, o meglio, non in grado di scuotere, questo lavoro di Virzì infilato senza possibilità di deragliare sui binari più classici del road movie. La scrittura funziona per quanto riguarda i due protagonisti, psicologicamente ricchi a sufficienza e ben interpretati da due attori di spessore; frana un po' su tutti i comprimari, a partire dai figli, rilegati al ruolo di macchiette (lui) o insipidi (lei). Nella sua anima multiforme, prevalgono i toni della commedia, ossia si resta sul leggero a dispetto dei temi e la visione rimane piacevole. Senza tuttavia alcun morso.
Un road movie che ha come protagonisti due anziani coniugi (uno malato di mente, l'altro minato nel fisico) e che si sviluppa attraverso un viaggio, come ai tempi gloriosi della loro gioventù lontana. Virzì al solito mescola alla tragedia i toni brillanti da commedia irresistibile, senza cadere nel macchiettistico. Inutile dilungarsi sulla professionalità dei protagonisti, mentre la convenzionalità dei personaggi secondari e il finale forse un po' troppo studiato non fanno gridare questa volta al miracolo.
Virzì in trasferta negli USA decide di raccontare una tanto tenera quanto verosimile storia d'amore interpretata con garbo e classe da due mostri sacri quali Donald Sutherland e Helen Mirren, un viaggio on the road che rappresenta quel fantastico e sorprendente percorso che è la vita stessa. E come nella vita si ride, si piange ci si diverte, si soffre e si pongono delle domande. Una commedia agrodolce accompagnata da un'ottima colonna sonora. Promosso a pieni voti!
Prima trasferta americana per Virzì, che si trova a dirigere due mostri sacri come Sutherland e Mirren. Si può dire missione compiuta, sebbene il regista toscano si metta fin troppo al servizio dei due attori (molto in palla, non c'è dubbio) rinunciando un po' alla sua cifra stilistica. Il film scorre placido e gradevole verso un prevedibilmente toccante (e furbo) finale e, per questa volta, va bene così.
Nella sua prima trasferta integrale negli USA Paolone nostro va sul sicuro, pure troppo e ci propone un road movie senile come se ne sono visti già parecchi: le malattie minano il corpo ma non l'amore, adagio abbastanza banale e scontato, come prevedibile è lo svolgimento del tutto (lui che si scorda, lei che si inalbera, quasi in loop). Per fortuna Mirren e Sutherland regalano due interpretazioni con i fiocchi, soprattutto il secondo e si resiste fino alla fine. Regia buona ma senza guizzi, anch'essa inscatolata nelle strette maglie dell'hollywoodiano.
Gran bel film che alternando momenti di tristezza, tenerezza e divertimento racconta la storia di un'anziana coppia in viaggio per gli Usa con il vecchio camper di famiglia. I due divertono parecchio e al tempo stesso creano un po' di invidia positiva per il loro rapporto d'amore, sempre più raro. Il finale stupisce e spiazza, ma indubbiamente colpisce.
MEMORABILE: La scenda della rapina; La scena in cui la moglie porta il marito all'ospizio.
Un film che tutti dovrebbero vedere. Helen Mirren interpreta la dolcezza fatta persona: una moglie che cura, e a malincuore accetta, il marito affetto da Alzheimer, interpretato magistralmente da un Donald Sutherland espressivamente superlativo! Uno dei film italiani più riusciti degli ultimi anni. Trama ammiccante, resa efficace anche perché i premi Oscar Mirren e Sutherland sono eccezionali!
Prima che la demenza senile faccia naufragare del tutto la mente di lui, all'insaputa dei figli un'anziana coppia intraprende un ultimo viaggio con un vecchio camper... Nella sua trasferta in USA, Virzì punta sul sicuro sia nel soggetto di un amore che sopravvive al passare degli anni che nella forma on-the-road tante volte utilizzata. Le prove sensibili di Sutherland e Mirren riescono a coinvolgere muovendo al sorriso e alla commozione ma non nascondono del tutto le magagne: la convenzionalità del racconto, lo scarso peso dei comprimari, la poca pregnanza delle ambientazioni.
Tratto dal romanzo di Michael Zadoorian: una coppia di anziani (di cui uno affetto da demenza) partono col camper per "sfuggire" da una vita ormai priva di gioia. Questo primo lungometraggio americano di Virzì non è male, dopotutto. Dramma, ma non troppo. Affronta tematiche come la malattia in modo abbastanza leggero e perspicace. Non mancano comunque lungaggini e/o forzature.
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beh si dai idea lodevole ma sviluppata un po' debolmente...ottimi attori ma occasione sprecata
DiscussioneRaremirko • 20/04/21 21:53 Call center Davinotti - 3863 interventi
Buon esordio oltrefrontiera per Virzì, con una sorta di commedia agrodolce con due grandi interpreti (perfetto Sutherland) che, risultando ben caratterizzati, offrono una sorta di bilancio esistenziale.
Scusate, ma anche l'attuale tit or di questo film andrebbe spostato in aka, Questo film è italo-francese, per cui non ci andrebbe un tit or. Lo so che è girato in USA, ma questo non conta, per la nazionalità
DiscussioneZender • 24/10/21 11:43 Capo scrivano - 8 interventi
Non saprei, nel senso che Imdb dà come titolo originale Leisure Seeker, comunque anche presente nel titolo italiano. Se il regista intende quello come titolo originale scelto per la distribuzione internazionale non so come ci si debba comportare sinceramente...