Downhill - Film (2020)

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La nostra recensione di Downhill

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Non è una vera commedia, non è un dramma, non è un sentimentale. Si fa prima a dire cosa DOWNHILL non è, perché identificarne il genere d'appartenenza è difficile, ancor più che per l'originale svedese di cui è il remake. Pete (Ferrell) è con la famiglia in Tirolo, sulle piste da sci austriache per una vacanza. La moglie Billie (Louis-Dreyfus) e i due figli sembrano essere contenti, pur se non entusiasti. Eppure nell'aria qualcosa di anomalo si percepisce, a cominciare dall'accoglienza in albergo: la responsabile (Otto) spiega che lì non ci sono bambini perché...Leggi tutto ci si diverte tra adulti, quindi si lancia in qualche battuta piuttosto volgare. Il tutto per comunicare, anche in chi guarda, una sensazione di strano imbarazzo. Eppure non è nemmeno a questo che il film punta: la vera svolta si ha quando, mentre i quattro sono a pranzare sulla terrazza di un rifugio, arriva una valanga "controllata": tra i tanti che non ne hanno capito la natura si diffonde il panico e la neve arriva a rovesciarsi pesantemente sui tavoli, sommergendoli. Pete, invece di preoccuparsi dei figli e di sua moglie, prende istintivamente il telefonino e se la dà a gambe. Nessuno si fa male, d'accordo, ma la donna è atterrita, da un simile comportamento, ed è chiaro come tra i due qualcosa si rompa. Eppure lui non se ne accorge, ripete che è andato tutto bene e che non ha senso parlarne. Quando però una coppia amica di Pete passa in albergo a salutarli, la questione riemerge e si apre una discussione a quattro: si parla di normale istinto di sopravvivenza, ma Pete insiste nel dire di non essere affatto scappato. Apparentemente non una frattura insanabile, ma ricucire lo strappo non è semplice, anche perché il carattere di Pete e Billie sembra agli antipodi: tanto accomodante e arrendevole lui quanto pignola e cocciuta lei. I bambini restano al di fuori, educati e assenti a osservare l'incomunicabile gelo tra i genitori, percependolo senza troppo preoccuparsene. Le giornate trascorrono senza che mai nulla di davvero rilevante succeda, senza che mai le tensioni esplodano a conferma di un film che frena di proposito quando potrebbe accelerare (l'accenno di relazione col maestro di sci), scegliendo strade che si vorrebbero poco battute ma che in realtà non sembrano condurre a nulla. Qualche momento in cui la tensione timidamente esplode non manca, raffreddata comunque dalla naturale predisposizione all'ironia che Ferrell (doppiato sempre al meglio da Pino Insegno) garantisce. Pete sembra un ingenuo frescone, rispetto a una moglie molto più matura che pretende di avere costantemente in mano la situazione. E la differenza con FORZA MAGGIORE sta per l'appunto soprattutto in Ferrell, la cui performance, sempre in bilico tra commedia e drammatico, finisce per pendere inevitabilmente dalla parte della prima: troppo si è abituati a vederlo muoversi in ambito comico o comunque umoristico per riuscire a prenderlo sul serio fino in fondo. Di conseguenza l'impatto sul risultato è pesante: la fondamentale indagine psicologica dei caratteri ne esce parzialmente falsata dalla presenza ingombrante del bravo comico. Ci si chiede a questo punto a cosa servisse un remake che lambisce più generi senza affondare il colpo e rimanendo perennemente incerto sulla strada da prendere. Ci si dilunga nel mostrare le discese sugli sci, nel porre l'accento sui silenzi della coppia che in camera si lava stando di fronte ma divisa da uno specchio comune, senza dimenticare però di lasciare a Ferrell la possibilità di azzeccare qua e là qualche scambio divertente all'insegna di un costante imbarazzo (davanti alla responsabile spregiudicata o agli amici). Non pessimo ma insignificante.

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Tutti i commenti e le recensioni di Downhill

TITOLO INSERITO IL GIORNO 13/10/20 DAL DAVINOTTI
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Daniela 15/10/20 10:29 - 13287 commenti

I gusti di Daniela

I nomi del cast potrebbero far pensare ad una versione in chiave di commedia del bel film svedese, invece il focus è sempre quello di un rapporto matrimoniale messo in crisi da un evento imprevisto e a dominare è la sensazione di imbarazzo. Se la trama è la stessa, a parte l'epilogo, la prospettiva è diversa: laddove Forza maggiore era rigoroso e quasi entomologico, qui si sollecita l'empatia verso i due protagonisti, attorialmente  più caratterizzati. Il risultato è dignitoso ma compromesso dall'incertezza nei toni che ne fa un remake sbiadito, privo della forza dell'originale. 

Galbo 28/10/20 17:08 - 12655 commenti

I gusti di Galbo

Una coppia in vacanza in una località sciistica austriaca è posta di fronte ad un evento che la destabilizza. Il remake americano del norvegese Forza maggiore ne segue le tracce senza operare grandi cambiamenti. Il nucleo del film è come nel modello originale quello dell’ insicurezza che “mina” un rapporto matrimoniale e che fa mancare la fiducia. Realizzato con professionalità e ben interpretato, tende a girare un po’ a vuoto, con tempi morti e sequenze che sembrano meramente riempitive.

Schramm 27/08/22 12:09 - 4036 commenti

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È nato prima l'uomo o la slavina? Si chiama settimana bianca perché reca chiarezza o perché inuma Imeneo e non c'è San Bernardo che tenga? Per corroborare il serpeggiante déjà vu: sì, è il remake. Anzi, con sofistica connotazione: è una caricatura botoxata di grottesco da nordest a sudovest, dai tratti somatici della commedia acidificata quanto basta a civettar col tragico, che si concede estrinsecazioni scalottaggi e tuttotondeggiare dell'infamia là contratta o sfumata. Più snellito e compresso, più intensamente abitato, sado-polanskiano come neanche a Ostlund è riuscito di essere.
MEMORABILE: La delocazione prospettica di Kristofer Hivjù; L'uso vile dei bambini.

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