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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Strano tipo George (Dujardin): se ne viene dal nulla con in tasca 7500 euro e li investe in una giacca di daino. Stretta, oltretutto. Ne è orgoglioso. Anzi, follemente orgoglioso, perché il film è di quel matto di Dupieux! La giacca diventa per George davvero una doppia pelle, qualcosa da cui non separarsi mai e con cui... parlare. Già: George parla con la sua giacca! Ne ascolta i consigli e decide addirittura di soddisfarne i presunti desideri, riassumibili poi in uno, fondamentale: quella giacca non vuole che ne esistano altre, al mondo. Per cui George comincia a escogitare stratagemmi per sottrarre giacche ad altri e distruggerle. E siccome il vecchio che gliel'ha...Leggi tutto venduta, felice di incassare tanto denaro, gli ha regalato in sovrappiù una telecamera, George comincia a usarla divertendosi a filmare il nulla, non avendo cognizioni cinematografiche di sorta. Eppure una ragazza conosciuta al bar, Denise (Haenel), che sogna di fare la montatrice, sembra credere alle sue balle improvvisate, persino quando le annuncia di star girando un film finanziato da produttori che lavorano in Siberia e di cui si sono pressoché perse le tracce. Denise si beve tutta quella montagna di sciocchezze e non solo: accetta di sovvenzionare il film pagando di tasca propria! Crede in George e ai suoi girati giornalieri, che scambia per un mockumentary aprendo con lui un rapporto non si capisce se consapevole della scarsa sanità mentale dell'uomo. Quello che Dupieux fa è inventare soggetti strampalati basati su idee a loro modo nuove e paradossali. Ma non siamo più dalle parti dello pneumatico killer e stavolta l'oggetto animato di vita propria (la giacca) è tale solo nell'immaginazione del suo proprietario; un tizio che nonostante lo stato di evidente squilibrio viene trattato quasi sempre come “normale” (anche perché a volte chi incontra rischia di apparire più matto di lui). E Dujardin è bravo a rimanere nei ranghi, a imboccare la via del personaggio stralunato che gli si chiede di interpretare, che vive in un mondo tutto suo in cui non sembra poter guardare oltre l'orizzonte di una giacca. Tecnicamente DOPPIA PELLE non è affatto realizzato male; solo si sofferma spesso su scene inconsistenti, pretendendo di sostituire coi silenzi e gli sguardi una sceneggiatura che offre poco, lasciando che sia la regia a costruire il film col risultato di appesantire oltremodo la narrazione. Non c'è grande frizzantezza nei dialoghi; è piuttosto il soggetto a essere studiato per essere divertente, con un'inattesa deflagrazione splatter nella seconda parte che sa un po' di ruffiano e che porta a riflettere sulla vera originalità della proposta, chiusa da un finale programmaticamente scioccante. Curioso, a tratti indubbiamente spassoso e spiazzante ma forse meno sincero di quanto voglia apparire.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 14/12/19 DAL BENEMERITO BUBOBUBO POI DAVINOTTATO IL GIORNO 14/01/21
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Bubobubo 14/12/19 23:47 - 1847 commenti

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L'ennesima farsa tragicomica di Oizo si modella sulle non-forme di un western senza trebisonda: George, Akakij Akakievic d'oltralpe fresco di divorzio, è ossessionato dall'unicità di una giacca in daino al punto da sperperare tutti i suoi risparmi, inventare un film che non esiste (coinvolgendo una giovane cameriera assai poco naif) ed eliminare tutti i personaggi non disposti a rinunciare alle proprie giacche (!). Trama certo assurda ma dalla lenta carburazione, con qualche fiammata sardonica, ma un po' fuori fuoco. Comunque geniale il finale.
MEMORABILE: Il finale, con "Don't Make The Good Girls Go Bad" di Della Humphrey in calce.

Daniela 28/06/20 22:31 - 12625 commenti

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Un uomo e una giacca. Lui è un uomo che "non esiste", come gli fa notare la moglie al telefono; lei invece è pregiata, in pura pelle di daino, con le morbide frange che oscillano ad ogni passo. Insieme vogliono "far strage" fino ad diventare rispettivamente l'unico uomo con una giacca e l'unica giacca esistente al mondo... Nuova follia cinematografica di Dupieux, con Dujardin complice eccellente e Haenel, ex ragazza in fiamme, qui aspirante montatrice il cui ruolo ambiguo si chiarisce solo nel finale, secco e inaspettato. Film non del tutto riuscito, ma strambo, intrigante. 
MEMORABILE: Il giuramento di rinuncia a portare una giacca

Cotola 1/01/21 23:31 - 9009 commenti

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Il mio "regno", il mio "regno" per un(a pelle di) daino. Il succo dell'ennesima follia di Dupieux. Come tutti i film del regista francese l'idea cardine è a dir poco bizzarra, ma sa divertire con intelligenza sebbene non sempre in maniera pienamente riuscita. Tra le righe è probabile che voglia dire altro, rispetto a ciò che appare. I momenti divertenti non mancano, così come le risate. Meritevole che, anche in questo caso, Mr. Oizo non la tiri per le lunghe, fermandosi sotto gli ottanta minuti. Finale secco e repentino. Godibile.

Puppigallo 13/01/21 18:25 - 5259 commenti

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L'idea in sé è tanto assurda quanto meritevole di una certa ammirazione per averla pensata e non solo. La lucida follia del protagonista è l'elemento trainante di questa pellicola, che ha però anche il limite di caricare tutto, o quasi, sulle spalle dell'adoratore (più un culto) della giacca perfetta. Essa stessa diventa una sorta di attrice non protagonista, in simbiosi col suo possessore. Purtroppo, il subentro della barista-montatrice appare forzato (meglio una crociata solitaria) e il finale non ne giustifica più di tanto la presenza. Comunque, meritevole di un'occhiata.
MEMORABILE: "Ehi Spielberg vuoi un passaggio?"; Fede e cappello; "Potete aiutarmi a realizzare il mio sogno?"; Meglio non chiedergli informazioni quando gira.

Giùan 19/01/21 10:36 - 4539 commenti

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Indubbiamente straniante e sottilmente disturbante. Dupieux assorbe la lezione ferreriana e gonfia la sua pelle di daino con un senso del grottesco che testimonia una misura delicata ma tesa e robusta. Ecco così Georges/Dujardin far tabula rasa della sua vita precedente per indossare un vestito e una maschera così vuoti e dai tratti tanto indefiniti da poter essere rivestiti di qualsivoglia tronfia follia (così come di senso e contenuto per chi guarda). Peccato nella seconda parte si esasperi la metafora cinematografica a scapito di una semiotica più disperante e universale. Ottimo.
MEMORABILE: La sempre splendida Haenel che col procedere del film palesa occhi sbarrati e sguardo vieppiù folle.

Leandrino 21/04/21 21:28 - 511 commenti

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Un uomo ossessionato dalla sua giacca di camoscio si isola in una zona montana. George è un uomo solo, in fuga da qualcosa, e non si sa bene cosa cerchi; ma è anche una persona pessima, un farabutto vanitoso e soggetto a scatti d'ira. E' il perfetto veicolo per una storia volutamente bucata dal nonsense, dettata dal caso e instradata su necessità contingenti: come quella di essere l'unico uomo ad indossare una giacca. Dupieux compone il quadro con morbidezza, ma la realtà del film è a tratti spietata.

Galbo 19/08/21 15:40 - 12380 commenti

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Se un film dovesse essere valutato solo dall’originalità dell’idea, saremmo di fronte ad un capolavoro assoluto ! Più prosaicamente, il film di Quentin Dupieux rappresenta un’interessante elaborazione filmata sul tema del doppio (e da questo punto di vista per una volta sembra più significativo il titolo italiano rispetto a quello originale) e della paranoia progressiva legata al possesso monomaniacale. Sufficientemente breve per non essere ripetitivo, è bene ambientato e ben interpretato, potendo contare su un finale ”secco” e fulminante. 

Lupus73 23/04/22 12:53 - 1487 commenti

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Pellicola originale, come originale vuole essere il bizzarro e dissennato protagonista (fissato con la pelle di daino) che cerca di essere l'unico al mondo a portare una giacca. Gli viene regalata una videocamera ed è subito metacinema, in cui lui si improvvisa regista, trova la cameriera collaboratrice, i ruoli si invertono, si confondono (regista, collaboratore, produttore) fino a sfociare nel grottesco orrorifico, per non dire surreale, in cui l'ambientazione, tra l'hotel-castello, il pub/locanda e il paesotto, rievoca praticamente il gothic. Allegorico ma manca la sostanza.

Schramm 15/05/23 15:13 - 3490 commenti

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Più che doppia, quella di daino, derma della preda per eccellenza che qua riveste un predatore, si fa prima pelle, carapace di un nessuno che usa la realtà come prima/doppia pelle del cinema. Non si può certo dire che Dupiuex sia in riserva di ossessive idee eccentriche. Certo resta sempre un'incognita se riesca a renderle convincenti entusiasmanti divertenti con snodi che s'approssimano alla genialità. Spesso si accontenta d'un paio di compassati spunti frequentativi che a fatica reggono la tenuta del lungometraggio e anche in questo caso tanto è il palleggiare e pochi i canestri.

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