Oscuro prodotto che si apre come un'ennesima storia di corna in salsa patinata (siamo nel campo dell'alta - si fa per dire - moda) e softcore (molto soft in questo caso) per poi deviare, in maniera arrischiata, verso territori inaspettati, che lambiscono il noir classico e il carcerario. Pur nella sua mediocrità e nella sua ristrettezza di budget, il film riesce se non altro a evitare cadute nel ridicolo (tolto qualche dialogo), lungaggini eccessive e scivoloni a livello attoriale. Qualche inaspettata veduta sammarinese si alterna a più scontati scorci della capitale.
Le scene erotiche sono brevi e si concentrano sui preliminari, lasciando maggior respiro a una storia che sembra scritta tirando ai dadi, tanti sono i cambi di tono e di genere: questi sbalzi sono talmente repentini e abbozzati da lasciare sbigottiti (specialmente quello indicato dal titolo). Mazzanti, che attraversa il cinema come una cometa, è tutto sommato un regista senza infamia né lode che non fa eclatanti scivoloni tecnici. Gala Orlova, che partecipò a diversi softcore, era davvero stupenda. Terribile il doppiaggio, che non si acconcia al labiale inglese degli attori.
Opera attribuibile al nutrito filone soft-core "novantiano" che il Mazzanti saggiamente devia in una specie di dramma spionistico/carcerario che ha la forza di reggere perlopiù grazie alla presenza della statuaria bellezza di Olga Orlova, del bellimbusto Michael Reale con faccia e taglio di capelli alla "Vincent Lindon"; c'è pure la bella Monica Carpanese nel suo periodo "erotico". Ritmo lento, nel complesso una vicenda mal raccontata e con lunghe partentesi di carattere sessuale che tolgono un po' fiato a un film forse non così denigrabile in senso assoluto.
Curiosa variazione del risaputo canovaccio erotico di moda nei primi 90s, mette al centro della storia la statuaria Orlova, che - non si capisce bene perché - nel film viene fatta passare per un trans operato. Quel che parte come uno dei soliti softcore, con soventi sequenze di sesso dei protagonisti avvolti nelle lenzuola, prende poi una piega drammatica, con scampoli da noir e prison-movie. Mazzanti, tutto sommato, imprime una certa professionalità, nei limiti del low-budget; tra scorci di San Marino, dialoghi trash e varie lungaggini, si arriva alla fine con una certa fatica.
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Benemeritata STRACULT! E questa è stata una bella scoperta, che ci ha fatto lambiccare il cervello per un giorno intero (Deep e Il Buono sanno di cosa parlo).
Benemeritata STRACULT! E questa è stata una bella scoperta, che ci ha fatto lambiccare il cervello per un giorno intero (Deep e Il Buono sanno di cosa parlo).
;-)
CuriositàPanza • 21/02/22 18:27 Contratto a progetto - 5248 interventi
Due informazioni su questo film, raccolte da alcune persone che lavorarono con Mazzanti. Il regista, che qua si firma John Mazzanti, si chiamava Vittorio Mazzanti, ma si faceva chiamare Gianni Mazzanti.
Il film è stato girato nel 1992, ma è uscito in VHS Number One solo nel 1997 come straight to video, anche se era destinato inizialmente alle sale. Ebbe poi visto censura nel 2009 sotto la società Polyvideo, in una serie di strane operazioni patrocinate da Lorenzo Onorati.