Copy shop - Corto (2001)

Geniale cortometraggio che gioca con la mise en abyme, a proposito dell’addetto di una copisteria che si ritrova ‘copiato’ all’infinito. Un film che dialoga in modo competente con il cinema muto, l’horror e la fantascienza, e che assorbe nella forma il senso del contenuto: l’inquadratura è come una fotocopia stropicciata e al tempo stesso una pellicola con i frame consunti. Insomma, un ottimo lavoro tecnico che rispecchia un’idea semplice ma concepita e realizzata con intelligenza e forte sapienza drammatica e narrativa. Da vedere!

L'impiegato d'una copisteria vede il proprio sé stesso moltiplicato all'infinito. Nell'era della riproducibilità tecnica anche l'uomo è duplicabile e fungibile sino all'impazzimento: una tesi che, con lo sviluppo del digitale, non ha perso di mordente bensì guadagnato in forza profetica. Bianco e nero con sfondi desolati, ma Lynch è solo costeggiato. Le domande, come il protagonista, proliferano: quale l'originale e quale la copia? Il narcisismo postmoderno col proprio Io ipertrofico porta alla solitudine? C'è una via d'uscita? Da vedere.