Uno dei film più celebri di Mario Merola, qui nel ruolo dell'uomo d'onore ingiustamente tenuto in prigione, mentre fuori lo attende la figlia, prossima alla cerimonia della prima comunione. Ovviamente non c'è niente di nuovo sotto il sole, giusto i soliti cliché e molta musica tradizionale napoletana... però in qualche strano modo il film funziona, anche grazie alla mano di Alfonso Brescia, vero esperto nella regìa di sceneggiate.
MEMORABILE: Biagio Pelligra che sente Merola cantare dalla sua cella e dice a John Benedy (il secondino cattivo): "Fallo smettere"...
Nonostante solitamente sia considerato uno dei classici di Merola, questo "Carcerato" non mi ha convinto pienamente. Quello che parzialemnte manca (e considerando il genere è grave) è il pathos che il duo Brescia/Merola ha sfoderato nelle sue prove migliori. Certo, la performance del Nostro è sempre ineccepibile, ma questa volta è al servizio di una storia che non appassiona. Anche Pelligra, maestro nel caratterizzare personaggi viscidi, ha meno mordente del solito. Onesto, ma niente più.
Celeberrima sceneggiata napoletana che sopravvive unicamente grazie all’appassionata interpretazione finale dell’”Ave Maria” di Schubert da parte di un Merola devoto e sanguinante. Il resto segue lo schema consueto: rigida dicotomia buoni-cattivi, attaccamento agli affetti familiari e ai principi veterocattolici, goffi numeri comici (Allocca e il solito Montanaro) e il trionfo di una giustizia amica della gente semplice. Piuttosto freddino e al di sotto degli standard del collaudato duo Brescia-Merola.
Qualche emigrante anziano di Mulberry street magari si ricorderà anche la trama di questo filmaccio ma noi non dobbiamo dimenticare mai la canzone che ha dato lo spunto alla realizzazione del film: Carcerato! "pagliaricc e canceel, chesta è a vita e chi in carcere sta! "è l'incipit della bella prosa musicata dal maestro Alfieri. Le lagrime degli spettatori sgorgano sincere come gli applausi dei colleghi nello spiazzo del penitenziario. Ora: se non sei napoletano, emigrante, anzianotto e magari anche carcerato, che lo vedi affare questo film?
Come accaduto altre volte con Merola (Zappatore, I figli... So pezzi 'e core e Guapparia) da una canzone nasce un film. I mezzi impiegati per le pellicole del popolare (e probabilmente sottostimato al di fuori di Napoli) attore e cantante non sono mai stati tantissimi perché, di fatto, è come se fossero dei One man film. Purtroppo per gli spettatori, stavolta Merola non riesce a reggere al meglio una storia che, nella sua convenzionalità, poteva dare frutti migliori. Molto bella l'esecuzione dell'Ave Maria. Per appassionati.
Niente di che. Lungaggini a tutto campo con uno spazio enorme dato alla comicità in un film che dovrebbe essere drammatico. Merola non troppo in forma ci regala comunque una buona performance canora. Bene il resto del cast, ma film che a mio avviso non supera i 2 pallini.
Una delle varie collaborazioni tra Brescia e Merola, questa volta più dalle parti della sceneggiata che del camorra-movie. Certo, chi non è napoletano (e forse anche chi lo è) troverà irrimediabilmente comiche molte sequenze, in particolare quelle dove si scade nei clichè partenopei più scontati; d'altro canto lo stile e il target di pubblico è quello. La storia comunque si fa seguire e la seconda parte migliora, offrendo qualche memorabile sequenza di canto di Merola e qualche gag del duo Allocca/Montanaro; ci sono Merola-movie migliori però.
MEMORABILE: Merola canta dalla sua cella e tutti i carcerati in cortile interrompono la partita di calcio e ascoltano commuovendosi ed applaudendo.
L'accoppiata Merola/Brescia sfodera un'altra pellicola del filone sceneggiata con tutte le tradizioni del genere. Merola canta appassionatamente, sfodera una commovente Ave Maria e come di solito subisce angherie gratuite. Gli altri interpreti vengono oscurati inesorabilmente, primo fra tutti un poco luciferino Pelligra. Sicuramente una pellicola importante per il genere ma scontata irrimediabilmente.
Rinomata opera della ditta Merola & Brescia ma non la migliore, né la più seducente per caratura drammatica alla napoletana. L'andamento, denso di cliché, è di disarmante prevedibilità; svariati e malriusciti segmenti comici concorrono alla quasi totale disfatta. Per gli appassionati del genere i numerosi difetti potrebbero essere perdonabili ma è davvero difficile trovare qualcosa di realmente buono; canzoni escluse (che sono il piatto forte) e hanno un loro perché, anche separatamente dall'oggetto filmico.
I film carcerari hanno sempre un loro perché e questo non è da meno: un equivoco fa finire l'onesto Francesco in prigione mentre la mamma si ammala e la figlia sta per comunicarsi... Ecco servita la sceneggiata. Buono il cast (soprattutto Pelligra nel ruolo del camorrista), divertenti i siparietti del duo Allocca-Montanari, emozionante il finale in chiesa sulle note dell'Ave Maria.
MEMORABILE: I detenuti (boss compreso) si commuovono ascoltando Improta cantare "Carcerato".
Francesco Improta è un tranquillo e onesto venditore ambulante di frutta e verdura che viene incastrato in un omicidio di cui non ha nessuna colpa. In carcere, oltre alla pena, soffrirà per la figlia e la mamma malata. Film in puro stile Merola al cento per cento, alterna ai classici momenti drammatici conditi dalle canzoni dell'artista, scene più leggere affidate al duo comico Montanaro-Allocca, che per altro non riescono mai a divertire veramente. Gli amanti della sceneggiata napoletana apprezzeranno sicuramente perché i momenti cult sono innumerevoli, gli altri si astengano.
MEMORABILE: L'Ave Maria cantata in Chiesa.
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DiscussioneNeapolis • 26/10/15 18:20 Call center Davinotti - 3259 interventi
Nel ruolo di Scapricciatiello recita un giovanissimo Sergio Castellitto.