Un elefante diventa la risoluzione dei problemi di una famiglia "male in arnese". Favola zavattiniana (sceneggiata con la collaborazione di Suso Cecchi d'Amico) che spinge un po' troppo il pedale dell'ottimismo ma che fa registrare dei buoni momenti dovuti alle riuscite coloriture surreali che ben si intrecciano con i momenti più realistici del film. Abbastanza godibile.
Una favola tipicamente zavattiniana, un po' esagerata in alcuni punti ma sicuramente divertente, soprattutto grazie all'interpretazione di Vittorio De Sica, grandissimo nella parte del maestro ottimista e un po' sognatore. Anche i caratteristi funzionano; forse la parte migliore è la prima, mentre quella con l'elefante risulta un po' ripetitiva. Buona la colonna sonora.
Un film invecchiato decisamente male. La parte centrata sulle difficoltà della categoria degli insegnanti (su questo i punti di contatto con il presente ci sono) è buona, mentre il resto della storia è davvero poca cosa. L'intento di rendere favolistica la vicenda svilisce il contenuto dell'opera, che si finisce per ricordare più per l'assurdità dell'elefante portato in casa piuttosto che per l'immagine di una categoria allora in crisi come oggi (anche se per motivi diversi). Mi aspettavo di più.
Filmino garbato e debole di costituzione che si innalza in virtù dell'interpretazione di De Sica (fin troppo signorile come maestro, ma è un piacere il solo sentirlo parlare) e di una generale bonomia che diviene umanità. La fiaba di Zavattini non vanta mai un vero estro fantastico eppure dobbiamo riconoscere che la sceneggiatura pigia con sincerità e pudicizia i tasti della commozione senza mai concedere nulla al lieto fine o alla faciloneria (le speranze del protagonista rimangono vane). Sottovalutato.
Quando Zavattini è fiabesco, vedi Miracolo a Milano, si vola alti, sul dorso di un Dumbo trasteverino. De Sica, dal canto suo, fuori dai ruoli gigioneschi dà il meglio. Qui muove più tipi: padre di famiglia, maestro, sindacalista e visionario (è pure produttore). Ancillare la Mercader, di spesso fervore Nando Bruno, più attore che caratterista. Resta un po' ingenuo il deus ex machina del pascià indiano, che in una bolla appare e disappare. Ma, appunto, in una fiaba molto è lecito. La passeggiata notturna con l'elefantino per Roma è un eterno manifesto del nostro cinema.
MEMORABILE: L'arrivo di Nabù col furgoncino; Le suore che accolgono il pachiderma pur di non affidarlo ai comunisti.
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CuriositàZender • 26/09/16 20:10 Capo scrivano - 48251 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film: