Ambientato in Svizzera è la storia di un'ossessione amorosa, quella di Tobias profugo ceko che ha un oscuro passato, per Line che ricompare nella sua vita. Per brucio nel vento, Silvio Soldini abbandona i toni leggeri del celebrato Pane e Tulipani per una storia dalla forte connotazione drammatica riproducendo molto bene (grazie anche alla efficace fotografia) una sorta di cappa di disperazione e faticosa routine la vita dei protagonisti che sembrano quasi condannati ad un epilogo doloroso.
Tobias cerca l'espiazione una colpa (crede di aver provocato la morte del patrigno) autoesiliandosi in Svizzera, e rassegnandosi a un lavoro alienante e a una vita da marginale. Lo consola il ricordo della ragazza che ama, la sorellastra Lise. La ritroverà, e il loro amore, purificato da connotazioni incestuose, sarà il giardino segreto di due esseri "brucianti nel vento", instabili per destino, che trovano soltanto l'uno nell'altra le proprie radici. Straordinarie l'intensità e la bellezza di Ivan Franek.
MEMORABILE: Tobias a Lise: "al tempo dei Faraoni, il matrimonio tra fratello e sorella era considerata l'unione perfetta...".
Un film dalle atmosfere cupe e dal registro poetico questo, che si muove sui binari di quelli che sembrano destini ineluttabilmente segnati e su quelli di un amore che sà di antico. La parabola dei due protagonisti che si incontrano e si amano di una passione proibita è di una bellezza struggente. La solitudine dei personaggi si avverte costantemente e impregna l'anima. Bellissimo.
Il passato oscuro di un uomo troverà la sua soluzione grazie al ritrovamento della donna desiderata. Complesso nel mostrare accenni di rapporto incestuoso ma con la via della poesia e dello struggimento riesce a fare accettare un amore impossibile. Le parti migliori sono le descrizioni della povertà e della desolazione d’animo, agevolato dalle scarne ambientazioni. Come attori Franek dà prova di profondità. Nel finale diventa frammentato e perde emotività.
Da un romanzo di Agota Kristof un altrettanto rigoroso lavoro cinematografico come una favola adulta, dove i personaggi bruciano passioni roventi sotto l'apparenza di una quotidianità soffocata. C'è un odore di miseria nelle ambientazioni scure e la necessità di un riscatto sentimentale non trova rimedi e consolazioni di alcun genere. Bravo Ivan Franek col suo sguardo acuto e perforante.
Silvio Soldini HA DIRETTO ANCHE...
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Il film è ispirato al romanzo "Ieri" della scrittrice ungherese Agota Kristof, autrice del più noto "Trilogia della città di K". Altra grande storia di sdradicamento e di esilio.