Brado - Film (2022)

Inizia in maniera accattivante questo nuovo film di Kim Rossi Stuart, sempre bello e bravo, affiancato dal suo clone Saul Nanni nel ruolo del figlio. Il giovane, ribelle e insofferente per un'infanzia difficile segnata dalla presenza di un padre dalla forte personalità, si trasforma gradualmente nel complice affettuoso di un uomo che insegue i suoi sogni, per i quali accetta di pagare un prezzo altissimo: insuccesso e autodistruzione. Purtroppo poi si precipita verso un cupissimo, deprimente finale senza spiragli di speranza. Menzione d'onore agli splendidi cavalli protagonisti.

Figlio di un allevatore di cavalli aiuta il padre fratturato a un braccio. Kim Rossi Stuart scava nelle vicende personali e tratteggia le collisioni tra padre e figlio. Caricata la parte iniziale (compreso il ruolo della Bobulova), che man mano ingrana e raggiunge l'apice con l'entrata in scena della Betti, che dà connotati di autenticità alla vicenda. Le fasi in ospedale sono forzate, con l'insistenza sul fatto che l'uomo può dare/togliere la vita, ma con i cavalli almeno non si va nel penale. Le fasi emozionali potevano essere girate meglio. Fotografia satura, su toni blu.

Film forse ambizioso ma registicamente scarso; dal momento che tutti gli attori parlano con accenti regionali diversi (toscano, emiliano, veneto, coatto - che va di moda oggi) è impossibile ipotizzare in che luogo sia ubicato il ranch. Dizione biascicata e viraggio del colore verso il blu (come nei B-movie americani di matrice thriller), vicenda che richiede qualche sospensione della credibilità... insomma c'è da lavorarci però globalmente, per non deludere i cavalli, si può guardare.

I difficili rapporti tra padre (un buon Rossi Stuart allevatore di cavalli) e figlio (un sorprendente Nanni) si mostrano in questa discreta pellicola in cui lo scopo sarà quello di addestrare un cavallo per partecipare a una gara. La tensione tra i due si scioglierà gradualmente salvo poi condurre lo spettatore a un cupissimo finale che spiazza ma che mostra una notevole forma pessimistica.

Apprezzabile lavoro di Rossi Stuart dedicato al padre, che descrive il rapporto tra il personaggio interpretato da lui, un burbero allevatore di cavalli, e il suo figlio, con il contorno dei rapporti con gli altri membri della sua famiglia e di quelli sentimentali di quest'ultimo, un bravo Nanni. Sostanzialmente si può imputare una certa prolissità al tutto, e una certa cupezza di fondo. Belle le scene con i cavalli, un po' troppo tirate quelle finale in ospedale. Discreto.

Dopo il farfallone insoddisfatto Tommaso, Rossi Stuart cambia completamente registro e vira nel drammatico. E per due terzi le cose filano bene, sebbene la storia non presenti certo guizzi particolari o grande originalità. Ma sembra esserci maggiore maturità rispetto al passato e questa storia di un rapporto di amore-odio tra un padre e un figlio ha il suo perché. Inaspettata invece e sinceramente gratuita, senza un vero perché, tutta l'ultima parte: va bene non voler indulgere in un lieto fine che forse sarebbe stato troppo, ma anche il contrario sembra eccessivo.

Quando il padre resta infortunato in seguito a una caduta, Tommaso lo raggiunge per aiutarlo nella gestione del ranch toscano di proprietà, nonostante i loro pessimi rapporti... Un legame familiare da costruire dopo anni di rabbia e rancore, un cavallo ribelle da addestrare: tratta da un racconto dello stesso regista, la trama si dipana su questi due temi intrecciati in modo talvolta un poco forzato ma comunque interessante, mentre Rossi Stuart ben interpreta il protagonista riuscendo a far intuire le motivazioni che l'hanno reso così arido e inaffettivo. Bravo anche Saul Nanni.

La terza regia di Rossi Stuart è una sorta di western moderno ambientato per lo più tra gli splendidi paesaggi collinari toscani, in una fattoria destinata all'allevamento di cavalli. Un film che sviscera il rapporto padre-figlio (ri)costruito dalle macerie di un'infanzia dolorosa e che appare brutalmente sincero grazie anche alle toccanti interpretazioni del duo maschile protagonista (lo stesso Stuart e la rivelazione Nanni), con il prezioso innesto di una figura femminile come quella di Viola Sofia Betti. Un film riuscito, sebbene un po' troppo carico emotivamente sul finale.