Borat - Seguito di film cinema - Film (2020)

Borat - Seguito di film cinema
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Borat: Subsequent Moviefilm
Anno: 2020
Genere: comico (colore)
Note: Sequel di "Borat" (2006). Prodotto e distribuito da Amazon Prime Video.
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Il principale difetto del seguito di uno dei film più geniali della scorsa decade è quello di riprendere in pieno la formula del predecessore (inevitabilmente, si dirà, dal momento che era essa stessa parte di un progetto ben preciso e immodificabile se non a costo di stravolgerne il particolarissimo impatto), rendendo quest'appendice in definitiva superflua, ridondante. Si recupera la singolare mescolanza di mockumentary, metacinema, riprese in (presunta) candid-camera, commedia demenziale totalmente folle e politicamente scorrettissima con lo scopo di ottenere il medesimo effetto straniante di allora. Qui però, benché...Leggi tutto l'originalità e la follia dell'umorismo a cui si ricorre permetta ancora di staccarsi nettamente e con facilità da tutto ciò che circola nel genere, la qualità delle gag e della sceneggiatura fatica a mantenere gli alti livelli dell'esordio. Tornato in Kazakistan dopo il successo del suo film, Borat (Cohen) viene condannato ai lavori forzati per aver trasformato la sua nazione nello zimbello del mondo causando il crollo delle loro esportazioni di potassio e pubi (!). Ora, però, viene convocato per una missione speciale: dovrà tornare in America e consegnare in dono al vicepresidente “sessuomane” Mike Pence la scimmia pornostar idolo del Kazakistan per poter rientrare nelle grazie di Trump e affiliati. Peccato che, una volta negli States, Borat si accorga, aprendo la cassa, che la scimmia è stata divorata da sua figlia quindicenne Tutar (Bakalova), in viaggio con papà. Come si può capire siamo nella follia più pura e sganciata da ogni logica, caricata a pallettoni contro il potere trumpiano e pronta, di nuovo, a portare alla luce gli aspetti più popolari (talvolta beceri) della cultura nordamericana. Ma naturalmente Borat non può più permettersi di girare col look di sempre, lo riconoscerebbero subito! Per questo decide di travestirsi in più modi per poter entrare da uomo qualunque nei negozi, nelle sedi politiche, ai convegni di negazionisti del covid comportandosi come d'abitudine da perfetto deficiente! Purtroppo la presenza di un partner al fianco (la figlia) depotenzia il personaggio e affolla il film di indispensabili sottotitoli (tra loro i due parlano in kazako). E' vero che la ragazzina accende un gioco di azioni e reazioni di esilarante, parossistico maschilismo (una delle trovate migliori è il "manuale per proprietario di figlia", libello in cui sono illustrate e riportate spiegazioni improbabili sul parto, sul ruolo inferiore della donna nella società e altre imperdibili amenità), ma spesso i loro dialoghi rallentano il ritmo. Più in generale molte fasi di raccordo lasciano interdetti evidenziando un film poco omogeneo, che già parte svantaggiato nei confronti di chi questo tipo di comicità volgare (indimenticabile il balletto con mestruazioni alla serata delle debuttanti) faticherà sempre e comunque ad accettarlo. Pensiamo alla seconda parte, occupata parzialmente dal covid con tanto di delirante chiarimento sulle “reali”origini dello stesso in uno slancio illuminante della volontà di non arretrare di fronte a nulla. Sforzo lodevole, a suo modo unico, ma nel complesso il film è molto meno divertente del numero uno. Il personaggio resta strepitoso e associato a una formula inimitabile, ma per dare un vero senso al sequel era necessario innovare o in alternativa azzeccare una sequela infallibile di situazioni in cui inserire il protagonista (in una delle meno significative il nostro incontra Tom Hanks, presente in un fugacissimo cameo). Di nuovo fenomenale il lavoro di Pino Insegno al doppiaggio.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 24/10/20 DAL BENEMERITO GALBO POI DAVINOTTATO IL GIORNO 25/10/20
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Galbo 24/10/20 19:23 - 12498 commenti

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Torna il folle personaggio kazaco, protagonista di un film datato 2006. Il bersaglio stavolta è l’America trumpiana (il protagonista deve consegnare un dono del presidente del Kazakistan al vicepresidente USA Pence), ancora sotto forma di un finto documentario ma senza aggiornare il tipo di comicità che è sempre quella politicamente scorretta, misogina molto volgare e quasi mai realmente divertente. Rimane la performance recitativa del camaleontico Sacha Baron Cohen, diventato negli anni un ottimo attore a cui un film grossolano come questo non rende giustizia.

Herrkinski 25/10/20 14:37 - 8370 commenti

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Seguito che ci va giù pesante su tutti i fronti, in primis per la chiacchierata candid-camera che incastra Giuliani in maniera imbarazzante e per le apparizioni ai festival dei negazionisti trumpisti; sul lato puramente comico la volgarità è alta, seppur in diverse scene sia impossibile non ridere. La Bakalova si dimostra un'ottima spalla e muove il film su binari diversi dal predecessore, coadiuvando Cohen in una serie di gag altrimenti impossibili da realizzare e che mettono alla berlina le assurdità dell'America odierna e dei suoi protagonisti politici. Caustico a dir poco...
MEMORABILE: La Bakalova/Tutar che incastra Giuliani; La danza con le mestruazioni; L'esibizione di Cohen/Borat alla manifestazione dei negazionisti.

Il ferrini 25/10/20 16:35 - 2484 commenti

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Film fortemente femminista, affronta praticamente tutte le tematiche del movimento: emancipazione sessuale, tratta delle donne, aborto, spose bambine, tabù della masturbazione e vergogna delle mestruazioni, un attacco potente e senza remore dritto al cuore del patriarcato, con il suo apice nella disturbante scena (vera) con Rudolph Giuliani. Si ride spesso e le risate sono liberatorie, sorprendentemente brava e coraggiosa la Bukalova, Cohen è una certezza. Il colpo di scena finale sull'origine della pandemia è la ciliegina sulla torta.
MEMORABILE: La figlia che acquista consapevolezza del suo essere donna e lancia il libro del "Ministero dell'agricoltura e della fauna" contro il padre.

Pinhead80 31/10/20 09:28 - 5065 commenti

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Questo seguito di film che arriva a distanza di quattordici anni, non ha la freschezza e la forza dirompente del suo predecessore. Nonostante questo funziona perché è la testimonianza che il mondo non è cambiato per niente da allora e che l'intolleranza, il razzismo e il maschilismo continuano a pervadere una certa frangia della popolazione statunitense. Bravissimo Sacha Baron Cohen  e ottimo il doppiaggio italiano. Tra le cose migliori la coinvolgente colonna sonora e alcune scene come quelle dei fax e della finta intervista a un arrapato Giuliani.

Taxius 30/10/20 12:21 - 1656 commenti

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Dopo quattordici anni (di lavori forzati) Borat torna col sequel e lo fa in grande stile. L'orientamento politico della pellicola non si nasconde, difatti Cohen per tutto il film non fa altro che prendere in giro Trump, il trumpismo e i trumpisti. Il film funziona perché fa ridere dall'inizio alla fine pur parlando di temi come il razzismo, la misoginia, il bigottismo religioso e la violenza, tutti problemi che consumano gli USA (...e non solo). Grande merito va pure alla (figlia) Bakalova, capace di rubare la scena a Cohen e umiliare nientemeno che Rudolph Giuliani.
MEMORABILE: Il ballo delle debuttanti; Dal ginecologo...

Giùan 14/11/20 11:25 - 4742 commenti

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La domanda sorge sempre spontanea di fronte a un sequel: serve davvero (a non lucrare soltanto?). Ebbene, nel caso dell'invasato giornalista kazako la domanda viene elusa grazie a un urgenza "politica" che immediatamente si accoglie come materiale e concreta. Gli anni di regno di "Macdonald" Trump non sono passati invano e consentono alla maschera di Baron Cohen di interagire in spaventoso polimorfismo perverso con gli estremismi solipsistici dell'America contmporanea, verificandoli nella loro mostruosità sì ma anche nella loro complessità (i due amici del QAnon). Kombat cinema.
MEMORABILE: Il ciclo durante il congresso delle donne repubblicane; La tata di colore.

Fabbiu 22/11/20 00:25 - 2164 commenti

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Sequel abbastanza debole. A parte il blitz finale (si direbbe spoiler ma in questo caso il film è incentrato su quel momento), tutto il resto tenta di ripredendere l'irriverenza del primo film da un lato riciclando battute (propano anziché auto per uccidere uno zingaro), dall'altro fingendo di proseguire con lo stesso effetto candid-camera che però in questo caso è palesemente recitato. Ritmo altalenante, qualche bella gag (il libretto del ministro dell'agricoltura e della fauna) ma battute spesso sottotono; insomma, non irriverente quanto il primo Borat ma con un suo perché.

Tarabas 23/11/20 16:10 - 1886 commenti

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Come il primo esemplare, anche il secondo è di una volgarità tendenzialmente ben oltre il livello di guardia e con bersagli scelti tendenzialmente male (i due rednecks trumpiani). Il pezzo forte è ovviamente la finta intervista con Rudy Giuliani, francamente inquietante. Per il resto non ci sono molte novità rispetto all'antecedente e le gag sono in fin dei conti sempre quelle: misoginia, sesso, stereotipi razziali. Il tutto a fin di bene, per carità, ma il cinema è un'altra cosa.

Anthonyvm 24/01/21 02:43 - 6017 commenti

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Sacha Baron Cohen torna al suo spassoso giornalista kazako e, per buona parte, replica con successo la formula politicamente scorretta del primo capitolo, fra humour crudo, imbarazzi pubblici e scherzi più o meno pesanti. La non marginale presenza della figlia (la bella e simpatica Bakalova) confina il film in una struttura da commedia classica, il che può far storcere il naso a chi del primo aveva gradito lo schema frammentario a sketch. A ogni modo molte gag fanno ridere (il ballo delle debuttanti, il simposio coi complottisti) e il finale con Giuliani è una perla di sfrontatezza.
MEMORABILE: Il medico anti-abortista; Il concerto dei conservatori negazionisti; Borat truccato da Trump; Il twist finale con montaggio tipo I soliti sospetti.

Bubobubo 14/04/21 18:20 - 1847 commenti

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Per quanto la comicità caustica e politicamente scorretta di Baron Cohen, quasi un ventennio dopo Ali G, oggi non stupisca (quasi) più nessuno, le situazioni borderline in cui i suoi personaggi non hanno paura di immergersi (il raduno degli ultranazionalisti di QAnon, il pastore antiabortista, il ballo delle donne repubblicane, l'incredibile mockinterview con Rudy Giuliani...) continuano ad avere dell'assurdo, perennemente sospese sul crinale fra ilarità e imbarazzo. Brava e sfrontata la giovane Bakalova come spalla, comici gli scambi linguistici ebraico-bulgaro fra i protagonisti.
MEMORABILE: Finta esibizione country a un raduno di simpatizzanti di QAnon; Intervista con sorpresa a Rudy Giuliani.

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Gottardi 22/07/21 11:31 - 396 commenti

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Borat è incaricato dal Presidente del Kazakistan di portare al donnaiolo Vicepresidente USA un dono per ingraziarselo; sarà la figlia. Pretesto per infilare dal solito Baron Cohen una sfilza di battute e situazioni al vetriolo a 360°: il fallimento della gestione antiCovid USA, la bieca politica di Trump, l’insipienza dei sostenitori nutriti sui social, il sessismo, donne svendute al maschilismo e perle autoironiche sull’antisemitismo. Volgare, ma contro il perbenismo che non vede la volgarità laccata della società che Sacha ci sbatte in faccia. Peccato qualche perdita di ritmo.
MEMORABILE: I dialoghi via fax col Presidente del Kazakistan; Il colloquio col medico antiabortista: La storia di Nadia Akatov.

Hiphop 23/11/21 17:08 - 63 commenti

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Repetita non iuvant. Il nostro riprende il geniale personaggio di qualche anno prima e con poche, deprecabili modifiche (vedi la comparsa di una figlia), lo ributta nell'arena. Borat alla conquista dell'America non convince, ma soprattutto non diverte. Le critiche al sistema americano risultano infatti posticce e poco incisive, la volgarità fasulla, il ritmo sonnacchioso. Un vero peccato perché, non in tutti a dire il vero, ma in molti dei suoi film Sacha Baron Cohen sa essere dissacrante in modo fenomenale. Non è questo il caso.

Magerehein 12/12/22 11:06 - 1084 commenti

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Aveva senso ricalcare la formula del primo capitolo, peraltro nel medesimo contesto americano? Probabilmente no, in quanto svariate cose sanno di già visto, e il fatto che Borat stesso debba mascherarsi dietro figure più anonime (per strada ormai lo riconoscono e gli chiedono autografi) la dice lunga. Assai discontinua la qualità delle gag e non sempre intrattenente la storia narrata (certo, aver mostrato un certo lato di un certo politico è un punto a favore). Il finale è una caduta di stile (prematuro fare un simile umorismo nel 2020). Mediocre, al netto della bravura di Cohen.
MEMORABILE: Gli scambi di fax, in particolare quello che descrive l'esecuzione riservata a Borat in caso di fallimento.

Daniela 7/08/24 01:29 - 12888 commenti

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Tornato in Kazakistan e accusato di aver diffamato il suo paese causandone il crollo economico, per evitare la galera Borat deve tornare negli USA e ingraziarsi il vicepresidente con il dono di una scimmia pornostar... Stesso personaggio genialmente imbarazzante e stesso modus operanti con il mix tra riprese di finzione e candid camere vere o presunte, ma questa volta le situazioni proposte sono meno devastanti nella loro assurdità, anche mettendo in conto l'impossibilità di replicare l'effetto sorpresa del primo capitolo. Qualche risata a denti stretti ma meno del previsto.
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  • Curiosità Daniela • 1/03/21 09:49
    Gran Burattinaio - 5936 interventi
    Per Sacha Baron Cohen due premi importanti al Golden Globe 2021: Miglior film nella categoria commediapmusicale e Migliore attore in un film commedia o musicale 
  • Discussione Raremirko • 30/08/21 22:52
    Call center Davinotti - 3863 interventi
    Più cinico e attuale rispetto al predecessore, vale per il trasformismo dei due interpreti (Cohen e la Bakalova, addirittura nominata all'Oscar per questo ruolo mi pare), per il cameo di Giuliani (quantomeno coraggioso) e per aver trattato in maniera comica il Covid, perchè davvero non se ne può più di sentirlo in altre salse.

    Più diretto e sfacciato di Borat 1, vale uan spensierata occhiata.