Blood star - Film (2024)

Donna sola al volante nel deserto deve schivare a ogni costo uno sceriffo psicopatico che la insegue senza tregua. Già portare avanti una pellicola priva di trama è un'impresa, figuriamoci farla durare (come in questo caso) pure più della media! Ci fosse un minimo di suspense a compensare l'evidente carenza, si potrebbe anche chiudere un occhio; purtroppo non è così, per cui lo spettatore giunge al tanto sospirato epilogo per forza di inerzia. Come se non bastasse, la recitazione è mediocre (in testa la protagonista) e i personaggi antipatici; motivo per cui la visione è opzionale.

Tra Cop car e Wolf Creek, l'esordio di Jacomelli è un thriller/survival con una ragazza in balia di uno sceriffo psicopatico in un paesino del New Mexico. Non c'è nulla di particolarmente originale o che non si sia già visto nel cinema di genere dei 2000; il regista mostra un discreto mestiere e può contare su un cast che possiede almeno le facce giuste, mentre una certa misandria (i pochi uomini che appaiono sono tutti spregevoli) è inserita per compiacere un certo tipo di platea attuale. Improbabile all'ennesima potenza e con poche idee, tuttavia mantiene un certo ritmo.

Mentre sta attraversando in auto il deserto, la protagonista viene presa di mira da uno sceriffo che dapprima sembra solo avido ma ben presto... Nulla di nuovo sotto il sole degli psicopatici americani di provincia che fanno strage di cittadini di passaggio in questo film dagli sviluppi prevedibili già spoilerati nel breve prologo La buona messa in scena lo avrebbe reso comunque gradevole se a interpretarlo fosse stata scelta un'attrice più empatica della Camacho, mentre Schwab non brilla ma almeno è avvantaggiato da un ruolo per cui non è richiesta grande espressività.

Esclamando "Heil Hitcher! “ Jacomelli aggiorna gli inni: donna al volante è in pericolo costante e proprio da chi dovrebbe tutelarla da ogni pericolo. Ed è subito cine-roadeo, conformemente alla sopravvivenza di chi meglio si adatta al peggio. Strettamente perimetrata da cliché savagisti e survivalari mai rinverditi/rovesciati, la regia assalta la propria diligenza, ma la Camacho è più bella e naturaliter espressiva/sensuale che brava, il villain incorporato da Schwab è cartolinesco e le sorprese narrative, di pari passo con la quota del sadismo, denunciano un preoccupante passivo.