Back to black - Film (2024)

Purtroppo soltanto riuscito a metà questo biopic si un talento venuto a mancare troppo presto: nulla da dire per quanto concerne il look e le esibizioni musicali riprodotti fedelmente, né l'interpretazione della giovane protagonista quando si tratta di emulare le movenze di Winehouse; quando ci si sposta sul versante privato, al contrario, si notano forzature in taluni frangenti che riportano alla realtà della finzione. Non male il resto del cast, sostenuto il ritmo nonostante la durata di due ore circa: in sostanza meritevole della visione ma riuscito soltanto a metà.

Un biopic sulla vita di Amy Winehouse che non coinvolge in pieno ma che offre discrete esibizioni canore che aiutano a risalire un po' la china, dato che per quel che concerne la vita privata di Amy tante cose non vengono mai messe bene a fuoco. La Abela comunque offre una buona interpretazione, così come il cast di contorno. Ritmo della pellicola non sempre sostenuto a fronte delle circa due ore di durata.

Biopic che convince poco, avendo come unico punto forte le interpretazioni di tutto il cast. Quello che però c'è intorno è una trama poco approfondita (si poteva e doveva scavare di più nella personalità della Winehouse), farcita da molte (troppe?) performance della cantante. Il ritmo latita e la lunghezza è eccessiva, rendendo poco appassionante il racconto per chi non sia fan della sfortunata ragazza. Forse in altre mani avremmo potuto avere un lavoro che suscitasse più empatia con la protagonista.

Discutibile biopic che - in modo simile al recente film su Marley - sceglie di rappresentare stralci della vita della cantante piuttosto che seguire con ordine i punti cardine della sua carriera; si cerca di dare un ritratto della sua personalità, ma se non la si conoscesse già, si faticherebbe a farsi un'idea di cos'abbia rappresentato realmente guardando il film. La Abela canta e si muove bene ma non assomiglia affatto a Amy nelle fattezze; meglio il resto del cast e la ricostruzione ambientale, così come le immortali canzoni, ma è meglio guardarsi un bel documentario.

Il problema del biopic di una celebrità musicale è quello di riuscire a fondere il racconto della sua carriera con una rappresentazione stimolante di com'è/era nel privato, in modo che il film vada oltre una semplice rassegna di canzoni. Centrare l'obiettivo non è però facile e spesso il ritratto in due ore della vita dell'artista finisce per diventare un po' forzato e perciò stucchevole. Difetti entrambi riscontrabili nella pellicola di Taylor Johnson, che offre della Winehouse un'immagine schiacciata sulla sua relazione con Blake Fielder per almeno tre quarti del tempo. Troppo.