Arirang - Documentario (2011)

Arirang
Locandina Arirang - Documentario (2011)
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Titolo originale: Arirang
Anno: 2011
Genere: documentario (colore)
Regia: Kim Ki-duk

Cast completo di Arirang

Note: Vincitore della categoria "un certain regard" al Festival di Cannes 2011.

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Tutti i commenti e le recensioni di Arirang

TITOLO INSERITO IL GIORNO 28/08/11 DAL BENEMERITO RULLO
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Ford 28/08/11 23:58 - 583 commenti

I gusti di Ford

Pseudo documentario di autoanalisi per il regista orientale che, dopo aver rischiato di uccidere una sua attrice in una pericolosa scena di un suo film, è in piena crisi registica; lo vediamo quindi nel suo ritiro volontario in mezzo alle montagne, in un posto gelido, girando immagini di se stesso con una macchina fotografica e autointerrogarsi sulle ragioni della crisi, mescolando documentario e dramma. L'artificio del cinema c'è, ma si vede poco, almeno fino al delirante, catartico finale, sincero e artificioso al tempo stesso.

Rullo 28/08/11 21:16 - 388 commenti

I gusti di Rullo

Dopo un terribile incidente sul set Ki-duk si isola dal mondo in una casa di montagna. Il film documenta il suo periodo trascorso in questa cascina. Praticamente un lungo piano sequenza (il cast è composto solo da lui) dove il regista parlerà senza dare cenno di fermarsi sulla sua vita, le sue volontà, le sue delusioni. Produzione semplice e film pesante, ma dopotutto davvero interessante.

Mickes2 4/09/11 18:01 - 1672 commenti

I gusti di Mickes2

Documentario di autointrospezione in cui Ki-duk riflette su alcuni aspetti della sua carriera di cineasta. Immerso da tre anni in una landa desolata e gelida, l’autore sudcoreano mette in luce i suoi malumori più profondi; un senso di grande frustrazione lo pervade mentre si auto infligge domande importanti sulla sua esistenza, su quell’episodio capitato sul set che poteva irrimediabilmente cambiargli la vita. A tratti vero, intimo e sentito; a tratti stucchevole e pietoso, quasi ridicolo.

Paulaster 22/06/17 10:55 - 4900 commenti

I gusti di Paulaster

Ki-Duk si autofilma nel suo esilio volontario a seguito di un trauma avuto sul set di Dream. Penitenza come sacrificio con punte di filosofia orientale. Il narrato è sincero quando parla della situazione coreana e di come descrive la natura umana in modo tutt’altro che positivo. Altre volte è narciso, sottilmente vanitoso, violento nei toni e il finale nel suo tipico stile dimostra che la passione per il cinema è solo temporaneamente sospesa.
MEMORABILE: Quando ringrazia la sua ombra per le domande fatte.

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