(ULTRA BABY VINTAGE COLLECTION) Primo film del grande Werner Herzog, autofinanziatosi per dirigere questa cupa apologia sulla diversità fisica. Con un occhio ben puntato al FREAKS di Browning, Herzog propone come attori unicamente una dozzina di nani, protagonisti di una rivolta in una colonia penale occupata unicamente da nani. Ben poco parlato, il film concentra la nostra attenzione sulle crudeltà dei rivoltosi (occhio a certe versioni tagliate che mancano della crocefissione di una scimmia e del macellamento d'una scrofa), autori di violenze gratuite su animali indifesi. Ma non solo: tale violenza colpisce anche i più sfortunati...Leggi tutto tra loro (un nano cieco o un nano ancor più piccolo) suggerendo l'idea di un mondo rifiutato dall'uomo in quanto diverso e rifiutato dai nani in quanto "cattivo". Inevitabile l'ultima impietosa divisione che emargina gli sventurati più sventurati individuando nei nani crudeli una sorta di rivalsa verso un mondo che non li ha accettati. Per il resto il film si trascina stancamente senza mai entusiasmare. Forse diventato un "cult" solo perché opera "difficile" di un grande regista, ANCHE I NANI... paga tributo a FREAKS (opera di ben altra qualità) evidenziandosi unicamente per l'insana atmosfera, fredda e lugubre, e per la mostruosità dei protagonisti. Un film coraggioso, comunque.
Estremo e disturbante. Con un esercito di freaks mette in scena un teorema che la storia lontana e vicina ha puntulamente dimostrato: gli artefici di una rivoluzione si dimostrano assai più crudeli del tiranno abbattuto, soprattutto sui più deboli. Questi ultimi, nel caso in questione, sono gli animali, che vengono sottoposti a scioccanti torture. La scena dlla macchina che gira torna in L'enigma di Kaspar Hauser.
Freaks era ben altra cosa, ma questo film ne è debitore. S'inscena anche qui la diversità e la mostruosità, qui, figlia, tuttavia, non della malignità quanto del disagio e mentale e fisico. Il film è pesante e faticoso e, sopratutto, disturba notevolmente. Impera l'autolesionismo anche se perpetrato inconsciamente ed indirettamente. Una storia desolata e di desolazione dove le parole non servono ma basta l'insano ghignare a dire tutto. Tecnicamente pregevole non lo consiglierei a chi non è del tutto preparato a ciò che vedrà!
MEMORABILE: Il dialogo/monologo tra il Maestro e l'albero.
Rivolta in un istituto coercitivo in aperta campagna. Il flm si basa sulla bizzarria del nanismo che accomuna tutti gli attori: così quella che forse è stata concepita come un'allegoria si trasforma nello sghignazzo di un pubblico 'normale' nei confronti di ridicoli e inetti nanetti impacciati nei movimenti e infantili nel corpo e nel pensiero. Inquietante poi il gusto voyeuristico di Herzog nei confronti dell'uccisione "live" e nella tortura di animali. Una discreta sensibilità visiva rovinata dalla supponenza verso i freak. Disprezzabile.
Uno dei film manifesto del weird insieme a Pink Flamingos, Gummo e ai film di Russ Meyer. Herzog ci propone un esercizio di stile, una pellicola folle, warholiana per certi versi, con pause lunghissime e senza un plot ben definito in sostanza. E' senz'altro un film cinico, disilluso e spietato, una visione d'obbligo se si ha intenzione di vedere tutta la filmografia del regista (in particolar modo My son my son what have ye done).
MEMORABILE: La macchina che gira e la risata mefistofelica del nanetto.
Film estremo di Werner Herzog, in cui si possono leggere più sfaccettature. Cupe sono le atmosfere così come gli atteggiamenti che hanno i nani, anche fra di loro. Il cinismo del regista, comunque, è quello che si evidenzia di più (come nelle altre sue opere, d'altronde).
Apologo allucinato, weird e surreale, intriso di nonsense e simbolismi più o meno pregnanti sulla follia degenerante e immotivata potenzialmente insita in ogni essere umano, anche nei più piccoli, deboli e apparentemente indifesi; il tutto shakerato e rovesciato ad altezza nano e immerso dentro un non-luogo, sorta di Lilliput in salsa violenta, blasfema e straniante in cui si consumano gli ultimi scampoli di un’umanità che, se abbandonata a se stessa o accecata dalla tirannia, pare naturalmente indotta a dissacrare, condannare e distruggere.
Agli esordi, ma già coerente con la sua opera, Herzog "c'interna" in spazio(isola) soleggiato, dove il non-sense si fa corrosivo (e Beckettiano) nell'espellere la ciclicità dell'esistenza. Tanti i rimandi a Freaks per l'evidente corrispondenza delle stature dei personaggi e nello stile sovversivo, ma orizzonti e intenzioni sono distanti. Browning, in un film sulla diversità (insuperato), dipingeva un conflitto tra mostruosità interiore ed esteriore. Per il regista tedesco, la malformazione è spietata allegoria di un canto di ribellione sociale. Non visionario, ma (cinema)puro.
MEMORABILE: La sequenza del letto; L'interrogatorio; I ciechi; Il finale beffardo.
In una sorta di colonia penale per nani, questi si rivoltano conto il loro maestro e in generale contro chi li vuole assoggettati alla giustizia e alle norme. Sarà un delirio di gesti aberranti che colpiranno cose, persone e animali. Un film crudo, cruento, con dialoghi ridotti all'osso e praticamente inutili. Si assiste a tutta una serie di azioni deliberatamente deliranti con un sottofondo sonoro contraddistinto da insopportabili ghignate. Herzog ci propone una delle sue opere più ciniche ed enigmatiche, difficile da digerire e a tratti da comprendere. Ostico ma necessario.
MEMORABILE: Le crudeltà nei confronti dei nani ciechi che lottano con i loro bastoni.
Allucinante e distorta metafora della società di allora (ma non solo) a firma di Herzog. Bianco e nero, assenza di una storia di fondo chiara, lineare e precisa, una decina di attori (solo ed esclusivamente nani), una colonia penale e una rivoluzione. Chiaro l'intento metaforico di critica sociale del regista tedesco. Non tutto funziona perfettamente (anzi), ma la forza del film sta nella potenza visiva di alcune singole scene e dal fatto che ogni scena può aprire diversi spunti di riflessione per come può essere interpretata.
MEMORABILE: La scrofa alla quale continuano ad allattarsi dei porcellini; La macchina che gira in cerchio a simbolizzare l'assenza di una via di fuga.
Questo primo, importante film di Herzog non lascia intravedere minimamente gli sviluppi futuri della sua cinematografia e getta una luce inquietante sul mondo di segregati non solo fisicamente ma anche mentalmente in cui vige una sorta di morale della crudeltà che irrita più che coinvolgere. Al di là dell'ambigua vicenda raccontata, fa impressione la mancanza di ogni slancio umano (che differenzia i personaggi da quelli di Freaks) e la quasi patologica insistenza su cattiverie gratuite e sevizie. Dà fastidio inoltre lo "squittire" continuo e il non sense dei dialoghi.
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