La signora di Wall Street - Film (1989)

Giornalista in missione, s'invaghisce di Brenda Baxter (Tara Buckman), avvenente donna in carriera. Tardivo erotico soft di Massaccesi, sceneggiato da Daniele Stroppa, ispirato evidentemente dal celebre Wall Street. Purtroppo, a dispetto di una presenza poco sfruttata nel cinema italiano (Tara Buckman) il film appare evidentemente in debito con l'originale e nemmeno il colpo di coda massaccesiano, le location statunitensi e l'ottima sound track siglata da Piero Montanari, aiutano il prodotto a risollevarsi dalla monotonia e dalla prevedibilità, accentuata dal tratteggio di psicologie banali.

Una curiosa dimostrazione di come un individuo, all'apice della carriera (il protagonista sta per diventare governatore), riesca non solo a fallire, ma a decadere (quasi) nella miseria a causa di un ardente passione per una donna. Abbastanza prevedibile lo svolgimento, imprevedibile invece il finale. Peccato per alcune sequenze montate frettolosamente, mentre ci si sofferma troppo su altre, superflue.

Tardo film massaccesiano che sembra volersi inserire in quel filone di moda nel periodo, tra rampantismo, tradimenti e drammi familiari; non manca qualche elemento erotico (seppur molto contenuto), caratteristica di tanti film del regista, anche se a prevalere è l'intreccio sentimentale. A dir la verità la sceneggiatura è piuttosto scontata e non è certamente valorizzata dai protagonisti, due involucri di bell'aspetto ma dalle dubbie capacità recitative. Impostazione molto americana per un film che non era certo destinato a lasciare il segno.

Un misto tra erotico e dramma, che ricorda in parte un più famoso film americano. La prova del cast è buona, contando che alcuni attori hanno pochissima esperienza ma se la cavano bene, mentre altri sono già più conosciuti. Discrete le ambientazioni americane, qualche colpo di scena nel finale dona all'opera qualche punto in più. In conclusione passabile.

Lo zio Aristide gioca a fare l'americano nel suo periodo di decadenza. Attori bellocci che sembrano usciti da Beautiful, piscine, palestre, lussuosi appartamenti, affari e il potere dei soldi. La consistenza è quella di una soap opera, in cui il romanticismo alla Harmony prevale sull'erotismo (timido e patinatissimo) con in mezzo le solite inascoltabili musichette di questo tipo di prodotti. A parte la bellezza della Buckman (che si concede poco ma riesce a sedurre) ci si rammarica della morbidezza massaccesiana: del suo cinema "selvaggio" non rimane nulla.