Nude on the moon - Film (1961)

Per dirla in breve: simpatico. Dialoghi abbastanza curati e situazioni grottesche che non scadono mai nel triviale. Prima i due che progettano e realizzano il viaggio lunare come fosse una gita in barca. Notare l'impegno nel simulare la spinta di accelerazione. Poi l'Eden lunare popolato da ragazze con topless e antennine d'ordinanza. Più bambinesche che sexy. Nel finale un sano tocco di romanticismo. Il limite? L'estrema ripetitività della seconda parte.

Fantasy erotico assimilabile al "filmaccio", ma ha un "qualcosina da salvare" non di poco conto: la valenza quasi storica per l'eros al cinema. Siamo nel 1961 e prima solo Russ Meyer ne L'immorale Mr. Teas (1959) aveva esaltato le forme femminili in modo evidente. Il Technicolor è di qualità ma la trama è esile, con quasi 30 minuti di superflua introduzione. Il clou è costituito dalle diverse belle donne in lunghe sequenze sexy, tutte in topless riprese in situazioni così spontanee da farle sembrare innocenti.

Quasi dieci anni prima dello storico sbarco sulla luna, un professore e il suo assistente all'insaputa di tutti fanno una scampagnata sul nostro satellite e lo scoprono popolato da formose fanciulle tutte rigorosamente in topless, governate da una fascinosa regina dai poteri misteriosi che si innamora, ricambiata, di uno dei due astronauti. La storia è minimale e l'erotismo praticamente inesistente, ma le poppe sempre in bella vista delle graziose creature seleniche assicurarono a questo coloratissimo film della Wishman girato in un campo nudisti un notevole successo in patria.

La prima parte è quella più fantascientifica (si fa per dire), ma è anche quella più esornativa; chiacchiere su chiacchiere. Quando finalmente gli scienziati arrivano sulla Luna, il film mostra il suo vero volto - no, non quello nascosto della Luna - il suo intento: spogliare le formose e copiose bellezze muliebri per la gioia degli spettatori dell'epoca non ancora abituati e assuefatti a spettacoli del genere. Vederlo oggi fa tutt'altro effetto e al massimo si prova un po' di tenerezza, e anche un po' di noia, per un'operazione comunque garbata che non cade mai nel volgare.