Le location esatte di "Solamente nero"

20 Ottobre 2008

La situazione al via delle ricerche:
era noto che il film fosse stato girato interamente a Murano (generico).

Solamente Nero, lo sanno tutti, è ambientato a Murano, l’isola dei vetri più famosi al mondo. Separata da Venezia dall’isola/cimitero di San Michele, Murano riposa in laguna lontana dal turismo esasperato che sta invadendo il capoluogo veneto. Se non devi comprare un vaso non ci vai, pensa buona parte della gente (veneziani compresi, intendiamoci). Invece Murano è graziosa, una Venezia più periferica e meno magniloquente, che giustamente nel lontano 1978 il regista padovano Antonio Bido scelse come location insolita e suggestiva per ambientarvi il giallo che avrebbe dovuto consacrarlo dopo il grande successo del Gatto dagli occhi di giada.
L’incipit del film tuttavia, con il feroce omicidio al rallentatore di una ragazza sottolineato dalle belle musiche di Stelvio Cipriani (suonate dai Goblin, come noto), è stato girato molto lontano, dalle parti di Roma. Giusto un paio di minuti prima di scivolare in laguna (via treno, dove Capolicchio e la Casini si conoscono).

PROLOGO: IL CONVENTO IN CIMA ALLA COLLINA
(Grada)
Il film si apre su un crudele omicidio: una ragazza (Savelloni) viene strangolata e abbandonata ai piedi di una collina, sulla quale si vede ergersi un santuario che appare fortificato. La stessa scena la vedremo più avanti ripresa in un quadro che si rivelerà essere di fondamentale importanza per la soluzione dell'enigma. Una location importante, che fin dall'inizio cercammo disperatamente in lungo e in largo fallendo a più riprese. Quel convento sembrava non esistere. Nemmeno Antonio Bido ricordava più dove fosse, se non che era "dalle parti di Roma". Un po' poco per procedere con le indagini. La cosa incredibile fu che anche lo scenografo, contattato dal valoroso Pagnimauri, pareva avere le idee chiare in proposito: disse Oriolo Romano, diede anche informazioni precise, ma che si rivelarono purtroppo errate. Il mistero si infittiva. Eravamo all'empasse. Dalla quale ci ha tolto la ultrabenemerita Grada, specialista in ritrovamenti di chiese. Il convento che cercavamo è il Santuario della Madonna del Sorbo, a qualche chilometro da Campagnano di Roma. Praticamente abbandonato (solo da poco è sotto completo restauro, come si vede anche nell'unica immagine di streetview che da lontano ce lo mostra). Un tempo nel complesso ci abitavano fino a 400 persone, poi gradualmente si è "spento". Ripreso in più film (Non ci resta che piangere, I pompieri 2, Cari fottutissimi amici...), viene sempre inquadrato dallo stesso punto, dal quale ben si vedono il campanile e le torrette.

1. LO SBARCO A “MURANO”
(Zender)
Vediamo il vaporetto arrivare e attraccare al pontile. Dovremmo teoricamente essere a Murano, stando a quel che si dice nel film, mentre invece ecco la prima sorpresa; l’isola che vediamo sullo sfondo non ci può ingannare: è San Michele (il cimitero) e da Murano non la si può vedere in alcun modo in quella prospettiva. Dopo qualche indagine siamo infatti arrivati a scoprire che siamo a Venezia, più precisamente all’attracco di Sant’Alvise. Prima di andare alla trattoria “ai Cacciatori” (che sta invece a Murano) c’è quindi subito un piccolo trucco cinematografico, di cui naturalmente può accorgersi solo chi vive a Murano o a Venezia (e ha pure un occhio fine!).

2. CAPOLICCHIO E HILL PASSEGGIANO IN FONDAMENTA RADI
(Zender)
La prima reale immagine di Murano (dopo l’interno della trattoria “Ai Cacciatori”, che sta in Fondamenta dei vetrai) è in Fondamenta Lorenzo Radi, dietro l’imponente chiesa di San Donato. Sulla fondamenta seguiamo Capolicchio e Hill discorrere amabilmente in un bel campo lungo che comprende anche una ciminiera che spunta dietro le case.

3. IL PRIMO OMICIDIO: SOTTO LA PIOGGIA NEL CAMPO DELLA CANONICA 
(Antonio Bido, Grada)
L’omicidio al campiello sotto gli occhi di Hill ci introduce alla prima vera importante location “nascosta”. La scena del primo omicidio, sotto la pioggia, è una scena cruciale, girata molto bene e di grande efficacia. Il campiello inizialmente si pensava fosse a Murano. A prima vista sembra un tipico campiello veneziano, non c’è dubbio. Poi però, soprattutto all’occhio attento della nostra superesperta in cose veneziane Grada, qualcosa sembrava non tornare. Il pozzo, inizialmente: senza base, non coperto (cosa impensabile, a Venezia); poi l’architettura di porte e finestre, diversa da quella veneziana.... infine l’indizio definitivo: in un’inquadratura dall’alto si riprende bene la pavimentazione in quadretti di porfido. Ebbene, non esiste a Venezia (né tantomeno a Murano) alcun tipo di pavè fatto così. A questo punto ogni ricerca muranese (fin lì vana) è stata interrotta: quella di certo non è Venezia, anzi avremmo potuto essere lontani decine e decine di chilometri...
Ed è Markus a dare anche una spiegazione plausibile (successivamente confermata dallo stesso Bido): portare a Venezia le macchine della pioggia avrebbe richiesto sforzi enormi, difficili da conciliare con il budget sicuramente non ingentissimo del film. Antonio Bido ha svelato l’arcano: quella scena è stata girata sul lago di Albano, al convento di Palazzolo nel comune di Rocca di Papa (RM)! Un sopralluogo lì assieme al gentilissimo regista (durante una gita a Roma mia e di Wupa Wump) ci ha permesso di fotografare e ricostruire ogni inquadratura di quella scena. Il convento di Palazzolo, sul lago Albano (vicino a Roma) era aperto: siamo entrati ed ecco presentarcisi di fronte il famigerato campiello, privo naturalmente di tutti gli elementi scenografici che l’architetto Carlo Leva aveva posizionato con abilità all’epoca: il pozzo, la tabaccheria, la posta, l’osteria... Il luogo è inconfondibile e, racconta Bido, è sempre all’interno della stessa struttura che vennero girati gli interni relativi alla casa del prete.

4. SECONDO CADAVERE, SOTTO IL SOLE
(Zender)
Una donna viene ritrovata morta, distesa supina in una calle. Intorno a lei un gruppo di curiosi e la polizia. L’indicazione “Ramo san Donato” posta sopra la porta che si vede sullo sfondo ha permesso una facile identificazione. Siamo a Murano, a due passi dalla chiesa (di San Donato, per l’appunto), praticamente nello stesso campo dove questa sorge. E’ curioso notare come le scene girate in quel campo siano tantissime, molte di più di quanto possa apparire guardando il film.

5. LA CASA DEL RICCO OMOSESSUALE (MASSIMO SERATO) (Grada)
Il palazzo in cui vive Serato, circondato da mobili di lusso e giovani amanti maschili, è uno dei palazzi più importanti di Murano (per non dire il più importante in assoluto): si chiama Palazzo Da Mula e oggi ospita il Municipio, che spesso organizza mostre al suo interno. E’ vicino alla Fondamenta dei Vetrai, nella parte “sud” dell’isola ed è inclusa nella tavola della “casa del matto”, analizzata più avanti.

6. LA PASSEGGIATA DI CAPOLICCHIO:  LA “CASA DEGLI SPIONI” E LA RIGATTIERA
(Zender, Markus)
Accompagnato dalle belle musiche di Cipriani, Capolicchio passeggia per l’isola mostrandocene angoli suggestivi. In particolare, passato il ponte che unisce le rive del canale centrale di Murano, si ritrova a percorrere la Fondamenta delle Case Nove, dove gli abitanti di un edificio lo spiano da dietro le finestre e (in un caso) gli fanno cadere davanti una coperta. Markus l’ha definita non senza una certa arguzia “la casa degli spioni”, per identificarla immediatamente. La diffidenza degli abitanti del posto nei confronti dello “straniero” è ben resa da Bido soprattutto in questa particolare, inquietante sequenza.
Al termine della passeggiata Capolicchio si ritrova a fianco del Campo Sportivo di Murano (l’insegna è bene visibile, sullo sfondo, e siamo effettivamente molto vicini alla summenzionata casa) e, poco più avanti, incontra Stefania Casini intenta a trattare con Assunta, la rigattiera, l’acquisto di un mobile: un altro luogo che contribuisce a rendere al meglio il fascino dell’isola e che siamo andati a ritrovare non senza una certa difficoltà, in questo caso. Anche perché il tempo ha modificato molte cose. Diciamo che la zona è la stessa, oltretutto, del cantiere in cui vedremo successivamente Capolicchio interrogare un pescatore. Proseguendo la passeggiata con la Casini, Capolicchio si ritroverà dietro la solita chiesa di San Donato.

7. LA TRATTORIA “AI CACCIATORI”
(Zender)
Dalla chiesa i due proseguiranno per raggiungere Fondamenta dei Vetrai, la Fondamenta che a Venezia un po’ tutti conoscono perché è quella sulla quale affacciano i più importanti negozi di vetri dell’isola. Lì è posizionata la trattoria nella quale Capolicchio e Hill avevano mangiato a inizio film; dall’esterno della stessa vedremo arrivare la coppia che verrà fermata dalla signora Nardi (la madre del matto), mentre Andreani, l’uomo con la sigaretta in bocca, rifiuterà “un goto de vin” dall’oste e si avvierà dalla trattoria mostrandoci l’altra parte della Fondamenta, quella che dà sulla laguna.

8. IL VIAGGIO DELLA CASINI
(Markus)
Per andare da sua madre la Casini (lasciato Capolicchio) percorre la stretta calle di Murano che porta a campo San Donato (che le si aprirà davanti) per poi ritrovarsi a Venezia, sul vaporetto. Dopo un breve tragitto che la vedrà passare sul Canal Grande (si vedono Rialto prima e Ca’ Rezzonico poi, quindi correttamente il pontile di San Tomà) approderà non si capisce bene come alle Zattere (inconfondibile l’imbarco, che mostra fuggevolmente anche il nome). Da lì (con una camminata quasi da record) si ritroverà a fare il ponte di Santa Maria Formosa e quindi davanti alla porta di sua madre (che vedremo più avanti dove si trova), dove reincontrerà Capolicchio.

9. AL CANTIERE
(Zender)
Cercando di indagare sulla morte di una ragazza, Capolicchio va al cantiere dove lavora il padre della vittima, tale Andreani (quello che si era visto di fronte alla trattoria, con la sigaretta in bocca), che pare però riluttante a rispondere al superficiale interrogatorio del protagonista. Il cantiere in questione è un cantiere proprio come allora e si trova in Calle Angelo Zaniel. La denominazione esatta è “Cantiere Pericle” e sta praticamente davanti alla casa della rigattiera, vicino quindi sia alla “casa degli spioni” che al Centro Sportivo. La vista che da lì si gode sul canale che si apre verso la laguna è identica ad allora, così come identiche sono le costruzioni che gli stanno davanti e sono inquadrate nel film.

10. A CASA DALLA CASINI
(Grada)
Dopo un breve giro in gommone (una scena che il regista quasi disconosce e che imputa soprattutto alla sua passione, all’epoca, per i gommoni), nel quale possiamo ammirare la laguna di fronte a San Marco e un canale muranese, eccoci catapultati all’interno della casa di Stefania Casini. Dove siamo? Abbiamo solo un modo per scoprirlo: lo scorcio veneziano che si intravede dalla finestra aperta. Poco, pochissimo, anche perché l’immagine non è così nitida ed è veramente difficile capire dove si possa essere. L’intero merito della scoperta va qui alla fenomenale Grada, che solo dal ponte in ferro e dal fatto che probabilmente il canale era chiuso o si biforcava, è riuscita a risalire all’esatto punto in cui sorge la casa. Dopo lunghi studi sull’inquadratura è arrivata a concludere che quello è il Ponte dei Sartori, a Cannaregio (e quindi a Venezia, per l’appunto). Giunto sul posto ho constatato che Grada ci aveva azzeccato in pieno e ho potuto anche fotografare (dal ponte) la finestra esatta dietro alla quale stava la casa della Casini. Una location da 10 e lode!

11. LA CASA DELLA MADRE DELLA CASINI
(Zender, Grada)
Ancora più difficile, all’apparenza: solo un cortile con un pozzo e una donna che vi esce. Dove siamo? Qui c’era un numero civico da interpretare: 5348, o forse 3348. Ancora Grada sugli scudi: scorrendo l’indice anagrafico di Venezia si è trascritta tutti gli indirizzi possibili andando a verificarli su Google earth e cercando di capire se potessero corrispondere. Il risultato più plausibile era un palazzo a un centinaio di metri da casa sua. Ci è subito andata scoprendo che si trattava proprio di quello esatto. E’ Palazzo Mocenigo e siamo dalle parti di Palazzo Grassi, a San Samuele, in Calle Mocenigo Ca’ Nova. L’entrata, il cortile con la statua e il pozzo, la calleta stretta... Tutto come allora, come se il tempo si fosse fermato (magie di Venezia)!

12. LA CHIESA DI SAN DONATO
(Zender)
Finalmente abbiamo modo di vedere la chiesa dove officia Craig Hill... dall’esterno (l’interno non è certo quello, precisiamo subito)! E scopriamo che essa è l'antica Basilica dei Santi Maria e Donato, splendido esempio di arte veneto-bizantina. La facciata paloeocristiana (la meno affascinante, a dire il vero, ma anche l’unica che si apre sul campo) è quella che si vede nel film, con il pozzo davanti e i ragazzi che giocano a pallone. Alla sua sinistra il gruppo di alberi, che resiste ancora ed è nel frattempo cresciuto a dismisura.

13. OMICIDIO IN CANALE
(Zender)
Molto caratteristico, l’omicidio in canale. Girato a dispetto dell’acqua gelida (grande meriti allo stuntman “vittima”) e a dispetto pure del parere degli abitanti, che volevano impedire che un motoscafo potesse correre tanto velocemente in canale. Il canale in questione è sempre quello costeggiato dalla Fondamenta dei Vetrai. La trattoria “Ai cacciatori” è questa volta dietro al ponte, sulla destra, ma non si vede, coperta dal ponte stesso. Completamente ambientata di notte, la scena ha anche qualche integrazione (così ci ha assicurato il regista) girata in una vasca del Convento di Palazzolo (vedi punto 3).

14. LE CASE DEL MATTO E DEL RICCO OMOSESSUALE
(Zender, Markus)
Uno dei maggiori indiziati vive in un campiello ripreso di notte un’unica volta, quando Capolicchio vi si reca per una delle sue indagini. Pochi indizi, questa volta, per capire dove fosse. Io e Markus ci abbiamo provato, a rintracciare il posto, ma pareva non ci fosse niente da fare. Ci è arrivato in soccorso qualche muranese, ma è solo dopo un po’ di indicazioni a vuoto che siamo riusciti ad arrivare al Campiello della Pescheria (sempre sulla Fondamenta dei Vetrai): la casa del matto è ora il Ristorante “B”: tavolini e sedie che stanno sul campo impedivano la facile identificazione, avvenuta solo in un secondo tempo, a giro dell’isola ultimato. Il posto comunque è indubbiamente quello, come si può vedere dal raffronto delle immagini.

15. FINALE DIETRO LA CHIESA
(Zender)
Come già detto, molte scene che sembrano girate chissà dove sono state in realtà ambientate nella zona intorno alla chiesa. Ne sono un esempio quelle verso la fine, al buio, quando si vedono i protagonisti in piedi sulla fondamenta che guardano passare l’ambulanza e i carabinieri. Le forme imponenti della chiesa, sullo sfondo, sono nascoste nell’oscurità, ma la presenza di quel determinato ponte alla sinistra del gruppo e gli alberi trapiantati ci danno la certezza che siamo sempre lì, a fianco di San Donato.
 
RINGRAZIAMENTI

Per la realizzazione di questo particolare approfondimento non possiamo che ringraziare prima di tutti Antonio Bido, persona magnifica. Al di là del valore dei suoi film (che può variare a seconda dei gusti, anche se ormai i suoi gialli sono regolarmente annoverati tra i classici della stagione d’oro del nostro thriller) vi basterà ascoltare una qualsiasi delle sue interviste (negli extra del Gatto dagli Occhi di Giada o Solamente Nero) per capire con quale precisione, attenzione e chiarezza il regista racconti aneddoti e sveli retroscena gustosissimi. Con lui a Roma, al Convento di Palazzolo, abbiamo passato due ore splendide nelle quali ci ha raccontato delle sue esperienze sul set. Ha ricordato ad esempio quando, per ottenere da Craig Hill una reazione di vero spavento, gli fecero trovare davanti, in chiesa, una non preventivata testa d’agnello insanguinata!

Foto e testi: Zender. Compagni di viaggio: Markus, Wupa Wump, Antonio Bido

ARTICOLO INSERITO DAI BENEMERITI ZENDER, MARKUS E GRADA

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commenti (2)

RISULTATI: DI 2
    Manfrin

    9 Novembre 2009 17:21

    Ho visto per la prima volta il film domenica scorsa e devo dire che avete fatto un lavoro magnifico,fatto evidentemente con il piacere di chi gioca.... in casa
    Powerglide

    31 Dicembre 2010 12:23

    Corro a vedere il film!
    ZENDER e MARKUS i grandi di sempre. Brava GRADA, bene ai compagni di viaggio.