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MMJ Davinotti jr
VOLTI ITALIANI NEL CAST
LE LOCATION
L'IMPRESSIONE DI MMJ
Giuseppe Piccioni, che già aveva diretto Giulio Scarpati e Margherita Buy in CHIEDI LA LUNA, torna con una commedia triste ispirata alle disillusioni dell'italiano medio. Dirige con garbo e professionalità un cast ben amalgamato che ha in Gene Gnocchi (magari poco dotato come attore ma spontaneo e simpatico quanto basta) l’atout da giocare per movimentare quella che altrimenti apparirebbe come una storia come tante: lei (Margherita Buy) viene tradita e lasciata dal suo compagno (Antonio Catania, autentico “prezzemolo” della nostra commedia moderna), lui (Scarpati) tenta il suicidio e viene salvato da un idraulico (Gnocchi) caustico...Leggi tutto costretto ad accoglierlo in casa. Un guasto a un lavandino farà incontrare i due (lui, senza un lavoro, accetta di fare l'apprendista idraulico). Gnocchi, terzo incomodo, ha comunque ampio spazio e anima una storia d'amore parallela improntata alla reciproca incomprensione con Gaia De Laurentiis (in TV conduceva “Target”), amante della filosofia e della cultura. La Buy e Scarpati sono ben assortiti, sanno recitare e rendere viva la storia, con lei che per guadagnare decide di prostituirsi negli annunci sui quotidiani ("Vanessa, misteriosissima, cerca uomo facoltoso...") cambiando parrucca ogni giorno. Una commedia velata di malinconia e meno superficiale di quanto appaia (al di là di un orrido finale consolatorio), lunare e divertente quando in scena è Gene Gnocchi, sincera e disillusa grazie alle belle sfumature caratteriali nel personaggio cui la Buy rende un ottimo servizio. Il secondo tempo smarrisce un po' l'inventiva, ma si lascia guardare.
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ChiudiTITOLO DAVINOTTATO NEL PASSATO (PRE-2006)
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- Davvero notevole!:
Stefania - Quello che si dice un buon film:
Saintgifts - Non male, dopotutto:
Marcel MJ Davinotti jr., Schramm, Galbo
Graziosa commedia minimalista, dolce-amara, esistenze quasi ai margini di una metropoli indifferente e cinica, personaggi che si salvano dalla solitudine con la forza di svelare la loro fragilità, riuscendo a farsi amare per quello che sono. Poetica delle piccole vite, costante del cinema di Piccioni, che ha questo talento di raccontare cose profonde in maniera leggera. Il finale tende effettivamente a volere "aggiustare" proprio tutto, ma resta un film intelligente e ottimamente interpretato.
Uno scambio sinusoidale tra chi la vita la idealizza tramite badilate di cultura, non riuscendo a incanalarsi in alcun alveo produttivo e chi invece la subisce contingenzialmente e la trova fatta di piccole certezze lineari, concrete, tangibili. A fare da collante, la disperazione di chi è costretto a reinventarsi continuamente, di chi fa del vuoto un valore assoluto. Poteva andarci giù tosto, Piccioni, che nomen omen tratta personaggi e situazioni a volo d'uccello, becchettando dove capita. Gene si sobbarca egregiamente un buon carico stipato in uno scatolone bagnato.
Commedia italiana, sospesa tra crisi esistenziali ed economiche, diretta da Giuseppe Piccioni in buona forma artistica. La sceneggiatura descrive con accortezza microcosmi umani inseriti in un indifferente contesto metropolitano. Buone le interpretazioni dei protagonisti maschili; meno convincente quella di Margherita Buy. Gradevole.
In un'Italia pre euro, dove problemi economici e sentimentali si intrecciano, l'unico modo per uscirne sembra sia quello di prostituirsi (nel caso della protagonista femminile) o di imparare un mestiere (nel caso del giovane laureato). C'è invece chi sta solidamente nel mezzo (un divertente Gene Gnocchi) nonostante la sua non serena vita familiare e sentimentale. Bravo Piccioni a dare le giuste dimensioni ai personaggi e alle loro poco originali storie, riuscendo a non far apparire stereotipata la visione di una realtà da fotoromanzo.
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