Schramm • 27/03/14 22:10
Scrivano - 7824 interventiCome annunciato, ho passato al vaglio ambedue le versioni del film: quella della
vhs universal da 96' e
quella originale che si trova caricata anche sul tubo da
78'
Ecco le sostanziali e per certi aspetti incredibili differenze tra le due.
Polselli gioca di artificio da prima ancora che il film cominci: parte con una di quelle classiche didascalie-civetta, tipiche di operazioni consorelle, che non dicono sostanzialmente niente perché sostanzialmente niente significano, ma che lasciano comunque allo spettatore l'impressione che stia per esperire roba grossa e, soprattutto, vera, e che stia per fare un'esperienza unica (il che, considerato che purtroppo e per fortuna di cose simili al cinema non se ne vedono né vedranno più, era anche vero).
Ebbene in questo caso prima che inizi il film leggiamo in stampatello bianco su sfondo rosso: "
lo spettatore vorrà scusare la produzione se le immagini clandestinamente "rubate" per questa realizzazione non saranno nitide come accade per un normale film. grazie."
Cosa significhi clandestinamente rubato, dato che si tratta in larghissima parte di immagini repertoriali, alcune delle quali anche arcinote, non è minimamente dato sapere, così come non si capisce perché quel
rubate viene ambiguamente pinzato da virgolette di cautela.
La mancanza di nitidezza è semplicemente dovuta a una -ricercata- negligenza nella direzione della fotografia, di modo da dare l'impressione che le staged scenes siano sequenze accidentalmente catturate sul momento (certezza smentita dai numerosi pov e angolazioni del montaggio). Ma come vedremo a breve Polselli si è divertito a pasticciare con inserti effettivamente d'antan.
Sono sempre delle scritte bianche su sfondo rosso a sostituire gli originali opening credits, che nell'originale sono invece sovraimpressi su dei freeze-frames contrappuntati dagli accordi più gravi del piano elettronico di Kauer.
E' al minuto 12'28'' che il confronto all'americana (e con l'americana) registra il primo corposo scarto nell'editing: laddove nella vs originale si shifta dalle valanghe al mondo della boxe e conseguente morte in diretta di Johnny Owen, nell'edizione italiana Polselli, non pago dei morti sepolti dalle slavine lungo le piste sciistiche del Brennero, decide di fare il paio con quelli delle autostrade: ed ecco implementate macabre death scenes dovute a impressionanti car crashes, con gli angeli gialli al lavoro lungo le strade alemanne funestate da tamponamenti mortali, accompagnati dalla voce (dello stesso Polselli) che ci tiene a ricordare che "
le autostrade sono state un'invenzione urbanistica di Hitler", per un totale di 3'10'' che le platee oltralpe non videro all'epoca né continueranno a vedere ai giorni nostri in dvd o su yt. Così come non videro il supplementare codino degli incidenti a Indianapolis (preso evidentemente a prestito da altri mondos, forse dai turbo-movies di Morra o dal primo
Questa è l'america); il potenziale pericolo offertoci dai cavalli delle macchine da formula1 viene quindi equiparato alla letale muscolarità dei tori da rodeo, i cui più spettacolari (e nemmen dirlo, mortali) incidenti vengono minuziosamente setacciati dalla moviola. Questi aggiuntivi 5'24'' di macchine e buoi, ci portano a un primo rullo di 8'34'' inediti a un pubblico che non sia italiano.
Impossibile stabilire da dove provengano le riprese degli incidenti stradali: in tutta probabilità si tratta di outtakes e scarti del primo Facce della morte ripescati dall'archivio di un Morra che non li ritenne tosti abbastanza o che si è visto costretto ad accantonarli per non eccedere le due ore di durata. Vattelapesca. Si può però azzardare una stima approssimativa del periodo della pellicola che concerne le rodeo-scenes, a giudicare dalla sporcizia della quale si tratta indubbiamente di vecchio repertoriato televisivo, probabilmente di estrapolazioni indebite da vecchi programmi di cheap thrills condotti da Chuck Connors, quali
That's incredible!
Arrivati al minuto 21 e 4 secondi, il master torna a essere quello di Le Cilaire.
Un secondo scarto molto interessante lo si ravvisa quando, dopo i disastri aerei e ferroviari, termina il primo tempo e riprende il secondo. Vediamo sbucare e avanzare da dietro un grosso vaso floreale il fido Dr. Gross, biancovestito e con tanto di occhiali da sole, che avvicinandosi a un tavolino da bar e prendendo posto ci fa sapere che "
la prima volta che visitai el salvador fu 20 anni fa: a quell'epoca c'era la speranza che questa nazione potesse essere un grande alleato degli stati uniti. purtroppo rimase un sogno molto breve: questo paese vive ora in uno stato di totale anarchia". Stappando una bottiglia di tequila (ma sembra comunissimo vino bianco) aggiunge: "
in poltrona potreste pensare che è tutto pacifico e sereno, ma quello che non vedete è un muro di 5 metri che ci circonda", dopodiché alza il bicchiere in segno di brindisi e si spara il proprio cicchetto. Vediamo quindi stralci inediti delle sommosse salvadoregne (che invece nel dvd estero partono immediatamente dopo le scene del disastro ferroviario in India, senza alcun raccordo operato dal nostro Dr Crasso).
Si dà per scontato che l'introduzione del protagonista caronte, sia presente anche nel dvd estero, magari dislocata altrove, e invece assai misteriosamente non v'è la minima traccia di questo raccordo, il che induce al sospetto che il doppiaggio stia inventando di sana pianta quel che Carr dice in realtà, e che quella non sia che un'altra outtake del primo faces.
A rinforzare il sospetto è la voice over, che snocciola un frasario assai diverso da quello originale: facendo ponte con quanto dettoci da Gross, il commento procede con un "
quando diventa pericoloso uscire di casa a causa della virtuale guerra nelle strade, la nostra stessa vita assume significati nuovi: ciò che ho imparato è che qui gli ideali politici valgono più della vita umana: purtroppo a decidere il destino politico per i bambini analfabeti e per i contadini di questo paese sono gli uomini col fucile!" accompagnando immagini di guerrilla urbana che non vediamo nel dvd estero. Con un commento sonoro elmariacheggiante, torna Gross, a informarci: "
il mio amico Alfredo Guerrera non ha mai voluto lasciare questo paese travagliato. Egli è fermamente convinto che una modificazione politica sarà finalmente raggiunta: beh, lo spero proprio per lui! Io ho appena confermato la mia prenotazione per il prossimo volo per gli Stati Uniti. Vi devo confessare che mi sento fuori luogo qui: non parlo lo spagnolo e non ho intenzione di morire per una guerra che non mi riguarda. Ma devo ammettere che c'è una cosa che mi mancherà: la tequila fatta in casa di Alfredo" A questo punto Carr viene inquadrato dall'alto e apprendiamo che si trova nel cortile di una villa. Alza il bicchiere urlando "
Evviva la rivoluzione!"
Qui riprende il film così come assemblato da Le Cilaire, con le raccapriccianti sequenze dei cadaveri del conflitto salvadoregno, potenziate dall'aggiunto ronzio di sciami di mosconi.
Laddove, finita la carrellata obitoriale, la versione originale stacca direttamente sulla parte dedicata al Vietnam, qua Polselli allunga didascalicamente il brodo, ed ecco che al min 44'05'' abbiamo nuovamente lo stesso codino che faceva da trait-d'union tra le due parabasi del Dr.Gross: vediamo scene di aerei in volo, e dei soldati che raccolgono una ragazza armata, mentre il commento si fa grave e telegiornalistico: "
la capitale segnata dalla guerra è San salvador: dopo il brutale assassinio degli ufficiali governativi, l'esercito è stato informato che i guerriglieri si nascondevano ancora in città. per disgrazia lei è rimasta intrappolata in un fuoco incrociato. La massiccia caccia all'uomo da parte dell'esercito continua: non vi sarà pace fin quando non sarà versato altro sangue". Scorrono altre amorfe -e vecchissime- scene di guerriglia urbana. Mentre un uomo zoppiccante viene portato via a braccio, la voice over riprende "
poche ore più tardi il covo è scoperto: causa un soldato ferito che viene portato via dalla zona dello scontro - è solo questione di tempo, ma l'esercito si prende la sua rivincita". Seguono ancora immagini di cadaveri, sebbene molto meno crude delle precedenti, sottolineate dal commento che dice "
la battaglia si è conclusa, per quel giorno: quel che era iniziato come una vittoria dell'estrema sinistra, è finito in un trionfo per l'estrema destra: sei guerriglieri sono stati uccisi. Il loro capo è fuggito, ma il suo appuntamento con la morte è solo una questione di tempo." Tra Gross e il suddetto ripetuto codino totalizziamo altri 3'07'' assenti dalla versione primeva.
E subito se ne aggiungono degli altri. Prima di passare al Vietnam, Polselli si concede una pedante parentesi sui soldi spesi per gli armamenti nell'anno di grazia 1982 (200 miliardi di dollari!). Segue un bilancio sui possedimenti missilistici della marina, illustrato da immagini di repertorio ultravecchie (si direbbero a cavallo tra gli anni 60 e metà anni 70): altri 4' bonus a base di portaerei, aerei in volo, test balistici etc
Anche le scene del Vietnam contengono differenze di editing: mentre un paio di vittime del napalm avvolte nel lenzuolo vengono mostrate nell'edizione estera dissociate da quelle dei conflitti in Israele e in Iran, nell'edizione italiana questa passerella di cadaveri verrà reintegrata in blocco più avanti, solo , vatti a capire perché, al minuto 63'20'', dopo un'altra aggiunta posticcia (al min 59'28'') non contemplata dall'edizione originale, a base di immagini di repertorio TG dell'attentato a Reagan (2'56'' la durata totale), cui segue una reprise sulle varie credenze religiose circa quanto ci aspetta dopo la morte: questa volta Dr Gross è in chiesa vestito e lutto e ci dice "
io personalmente trovo difficile credere in qualunque potere non tangibile: la forza meditativa che la religione crea diventa forza autodistruttiva. Io sono un ateo convinto, per me la religione non significa niente di più che un'oscura equazione matematica. Quando le testate strategiche nucleari esploderanno -conclude sedendosi-
quando la gente morirà a milioni, quando i nostri figli cadranno per avvelenamento radioattivo, quando insomma l'apocalisse verrà scatenata dall'uomo stesso, allora e solo allora l'uomo pregherà un dio vero che lo salvi dall'uomo (sic)".
Ed ecco che come ciligia sulla torta partono le summenzionate immagini sulla situazione iraniana. Inutile dire che anche di questa special appareance di un Gross gnostico e nichilista che percorre le navate della chiesa se ne può "godere" esclusivamente grazie a Polselli, perché in Faces of death 2 originale latita...
Anche la questione iraniana, col suo carosello di morti, apre a scene obitoriali atroci che solo questa versione ha, delle quali la versione u.s.a. ingloba solo un paio di ragazzi orribilmente sfigurati avvolti nei sudari. Mentre qui l'occhio necrofilo ha di che saziarsi ad abbundantiam, in quello che è forse il momento più pesantino del film, per 5'43'' di morbidezza.
A mazzata elargita torna il Dr Gross, con una giacca beige: è in un cortile con due bambine (le nipotine: lo chiamano Zio Gross!!) e le esorta a trovare le uova pasquali (il doppiaggio incurante dice "ragazzi" e non "ragazze"). Mentre le bambine si allontanano coi cestini Gross si alza e attacca: "
La tradizione gioca un ruolo importante nella vita di tutti noi, e vi sono simboli che restano associati a certe feste: il tacchino, ringraziamento; a natale, il vecchio abete; e a pasqua, il coniglio bianco (ne ha uno in mano, vedi caso);
ma il coniglietto pasquale non è amato solo perché nasconde uova colorate... I buongustai di tutto il mondo amano molto spizzicare con questo simbolo pasquale" A quel punto viene distratto da una "nipotina" che gli dice "
guarda che cosa ho trovato!" portandogli un uovo rosso. Lui si inchina come all'inizio della scena ringraziando la nipotina, e riprende "
ci sono anche uomini adulti che aspettano di ricevere il loro coniglietto, ma poi vedrete che hanno altre cose in mente".
Indovinate un po' che scene seguono immediatamente dopo? Proprio quelle: catene di conigli al macello, scuoiati vivi e squartati, fatti a tocchi, sgozzati e poi via coi pollicidi seriali. Anche in questo caso, tutte sequenze probabilmente mai viste nemmeno dallo stesso Schwartz... Totalino: minuti 6, manciata di secondi più, manciata di secondi meno.
Curiosamente, verso la fine Polselli taglia via dal film il dilungarsi sull'epopea di un bandito stile Jesse James di cui vediamo conservata la testa e sul museo degli orrori americano che tracima di interessantissimi manufatti riguardanti armi, strumenti di tortura, ammennicoli e scritti a opera di serial killers, teste e feti in formalina, etc, per tagliar grezzo su immagini posticce e male collegate sulla guerra in Indocina e in Cambogia, e sulla ghigliottina (circa 2').
Arriva dunque la scena finale su Tolbert e sull'esecuzione pubblica per alto tradimento di 13 ufficiali fucilati al palo (in un'ideale podio delle scene più pesantine ci metterei questa, ossessivamente riprocessata al ralenty mentre il disturbante commento dark-ambient a cavallo tra l'ospedaliero e l'old sci-fi di Kauer incalza. E' lo stesso score che apriva il film, e il suo riemergere fa da chiusura del cerchio), che ha in serbo un'altra grossa differenza di editing: mentre nell'originale l'esecuzione chiude il film e subito dopo questa scorrono gli end credits sovrimpressi sui testimoni che festeggiano la morte dei tiranni, in italiano abbiamo un brusco fade out cui fa seguito un codino di 4 minuti che parla dell'industrializzazione come nevrosi, del mondo come discarica, dell'America superficialmente dipinta come la sodoma e gomorra del secolo prossimo
e si chiude, forse per bissare la speranza della chiusa del n1 o forse per rendere paradossale e grottesco tanto progresso, col lancio di un razzo nello spazio... queste immagini sono invece posizionate nell'originale dal min 49'13'' al min 52'28, ma senza il razzo spaziale, che a giudicare dalla grana e dalle condizioni della pellicola (graffi, spuntinature, bruciature, salti) dovrebbe essere un repechage che ha sul groppone almeno una quindicina d'anni...

Ultima modifica: 14/04/14 18:46 da
Schramm
Herrkinski, Markus
Schramm, Marcel M.J. Davinotti jr.
Undying, Renato