Buiomega71 • 12/12/20 10:57
Consigliere - 25934 interventi Parte bene, se non benissimo, il secondo film degli autori di
Goodnight mommy, tra macabre e inquietanti case di bambola (riprese a "grandezza naturale"), una ritrovata Alicia Silverstone che annega nella disperazione e un fulmineo quanto inaspettato sparo in bocca, poi il funerale con i palloncini neri che si librano nell'aria, ma quello con attaccato la bambolina proprio non vuole salire in cielo.
Atmosfere cupe e suggestive (come sempre quando c'è uno chalet speduto in mezzo alle nevi), qualche colpo ben assestato (lo strimpellare ossessivo e disturbante della pianola, nel cuore della notte, mette non poco a disagio), il povero cagnolino congelato, il continuo sangue da naso della Keough, i due ragazzini che non si filano per nulla la ragazza (per ovvi motivi), la sequenza del lago ghiacciato stile
La zona morta, lo score pseudocarpenteriano di Danny Bensi e un'iniziale tensione che se la gioca con i ragazzini terribili e la giovane ragazza dal passato doloroso con evidenti squilibri psichici, quasi fosse una diversa rappresentazione del
Giro di vite di Henry James.
Il duo registico prende ancora a modello "l'infanzia dannata" dell'esordio, ma qualcosa, però, a metà film si guasta, tirando in ballo sette religiose stile
The Sacrament e tormentoni che prendono per sfinimento (il continuo "Pentiti dei tuoi peccati" viene a nausea), con scelte narrative assai discutibili (il fantasma del padre che perseguita gli incubi di Grace, dove non viene risparmiata nemmeno una sequenza debitrice alla vasca da bagno del primo
Nightmare) e un girare a vuoto francamente eccessivo, che sfiora più volte la noia (Grace che si incammina in mezzo alla tempesta di neve, la stramba cascina con dentro la figura del padre che le suggerisce di espiare i propri peccati, il bighellonare in stato quasi comatoso negli interni del gelido cottage e un prefinale troppo tirato per le lunghe, che , nella dirittura di arrivo non dà i frutti sperati, tra dialoghi di purificazione e pentimento (ancora) e macabre riunioni familiare sul modello di
Compleanno di sangue).
A metà si cerca spure di sviare nei meandri di
The Others (ma non ci crede nessuno), con un intelaiatura non poi dissimile da quella di
Quella notte in casa Coogan, dove la vendicativa messa in scena sfugge di mano ai propri pianificatori, con spiacevoli conseguenze.
La crudeltà dell'adolescenza non và fino in fondo (come invece succedeva in
Goodnight Mommy) e nel giocare a rimpiattino di chi sia realmente l'artefice del folle e crudele gioco (creando così un cortocircuito di prospettiva, lasciando lo spettatore in balia degli eventi, mettendolo in una posizione di dubbio costante: chi è davvero la vittima e chi il carnefice?) il duo austriaco perde la bussola e il loro kammespiel della follia si accartoccia su sè stesso, frenando in emotività e perdendo sempre più colpi, fino al finale non poi così tanto soprendente che rimane in un limbo sospeso che non convince del tutto.
In ginocchio, a pentirsi, sui carboni ardenti, la bambolina data alle fiamme in segno di sacrificio e simbolo della distruzione di idoli che non siano gesùcristo e company, le foto post mortem, la data ferma al 9 di gennaio sul pendolo, vedendo in tv, tutti insieme appassionatamente,
La cosa carpenteriana (dalla prima mutazione del cane alla sequenza del defribillatore), lo sgradevole e funesto diopinto di una Madonna nera che fissa minacciosa, il crocefisso alla parete, il berretto della madre messo da Grace non molto apprezzato dai ragazzini, il regalo di papà nei filmini amatoriali di famiglia messi su dvd con un pizzico di cattiveria nei confronti di Grace, il palmo della mano della ragazza che ha inciso sopra una croce a mò di cicatrice. Tutti tasselli funzionali, ma che mal si amalgamano con la deriva psicopatico/fanatico/ginecea che prende il film.
Del tutto inutile (e gratuita) la scena del found footage al
Massacro della Guyana che i due ragazzini si vedono sul PC e involontariamente ridicola la fase ormonale di Aiden, che suggerisce una sbirciata in doccia alle grazie di Grace che manco
L'insegnante (anche se, pare, che la scritta MOM, usufruendo della condensa, sullo specchio del bagno, quando Grace esce nuda dalla doccia, l'abbia forse fatta la ragazzina, che spia da dietro la porta).
Impeccabile, comunque, la confezione e il gelo che la mortifera atmosfera invernale mette addosso, anche se, alla fine, rimango dalle parti del più dubbi che entusiasmi.
Per quel che mi concerne nettamente inferiore alla buonanotte alla mamma nascosta tra le bende.
Pentiti dei tuoi peccati, se ancora non lo si era capito.
Fedeerra
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