Buiomega71 • 24/02/24 10:09
Consigliere - 27152 interventiPuò anche risultare un pò snob e "fighetta", ma è indubbio che la Ducornau abbia talento e personalità da vendere.
Se in
Titane il riferimento era Cronenberg in primis, quì sembra che sia Catherine Breillat il nume tutelare, con quella disturbante (e a volte intensa) carnalità propria dell'autrice di
Pornocrazia, tra liquami organici (il vomito, il sangue, la pipì fatta in piedi che imbratta i pantaloni) alla perdità della verginità, alle canzoni sconce baciandosi allo specchio con chili di rossetto, fino alla presa di conoscenza del proprio corpo (come nell'
Adolescente prima e in
A mia sorella poi) che muta, si squama, viene preso da convulsioni da astinenza sotto le lenzuola (come Susan Sarandon in stato febbrile in
Miriam si sveglia a mezzanotte) e l'inizio di una nuova identità tutta al femminile.
L'inizio alla
Animal house (le confraternite, le matricole, gli scherzoni tra studenti) destabilizza, poi la Ducornau comincia il percorso della nuova carne (e la
Marina de Van non è passata invano) cominciando con fette di carne cruda trafugate dal freezer passando, poi, a rosicchiare il dito della sorella (con un breve accenno zoofilo del cane che annusa Justine lì durante la ceretta, anche quì l'ombra torbida della Breillat fa capolino), per arrivare ad un'antopofogia che non cerca vittime (come, ad esempio, la Beatrice Dalle di
Cannibal love, altra tesi femmineo/femminista sul cannibalismo che probabilmente è servita alla Ducornau) ma si fa accettazione e consapevolezza di sè (anche se la gamba mezza divorata tra le lenzuola è un bel colpo assestato in pieno stile
fulciano).
In mezzo a giovani gay immigrati che si masturbano guardando porno gay sul PC, fellatio omo, umiliazioni (il video "necrofilo" fatto all'obitorio con Justine trattata come un cane), rapporti d'amore/odio tra sorelle (straordinario il momento dove litigano furiosamente nel cortile della scuola, per poi azzannarsi come animali), con Justine che ondeggia goffamente sui tacchi a spillo malamente indossati, che viene costantemente bullizata (anche dalla sorella), che perde un dente sotto la doccia, che subisce tremende allergie cutanee, che morde sè stessa durante il suo primo rapporto sessuale, fino alla predazione sulla strada, provocando incidenti d'auto, assaggiando le cervella degli automobilisti agonizzanti, in un momento di viscerale cacciagione che sta tra il surrealismo di Jean Rollin e quello di Josè Ramon Larraz (e il film inizia proprio così, in un bellissimo e suggestivo campo lungo sulla strada, che rammenta , appunto, il surrealismo dei due autori sopra citati).
Non è quel capolavoro che si legge in giro, ma è comunque un'opera nesessaria e intensissima (potentissimo, poi, lo score di Jim Williams) in una lenta e irreversibile discesa nella propria natura, della dipendenza (la carne umana come la droga) e dei legami indissolubilmente parentali.
Un inizio promettente che porterà (quasi in maniera naturale) a
Titane (parecchi i punti in comune con i due film, che in alcuni frangenti diventano quasi complementari) e non solo per la passione della Ducornau per le canzoni italiane (quì Nada in un momento topico, in
Titane Caterina Caselli nell'attimo più feroce e pulp del film).
Un retaggio femmineo/cannibalico che, nel bene e nel male, lascia il segno, tra morsi, "fame", dipendenza e carne fatta a brandelli.
Alexia, la sorella di Justine, chiede a quest'ultima se il suo dito era buono, Justine le risponde : "Sai di curry"
Alexia strappa a morsi un pezzo di carne dalla guancia di Justine, e poi sbotta con un: "Sai di merda!".
POI DAVINOTTATO IL GIORNO 6/08/17
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