Discussioni su Raw - Una cruda verità - Film (2016)

DISCUSSIONE GENERALE

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  • Daniela • 12/06/17 02:44
    Gran Burattinaio - 5930 interventi
    Ecco un altro horror da segnalare.
    La regista è una belga esordiente nel lungometraggio, il film è in lingua francese e si intitola Grave, più conosciuto col titolo internazionale Raw (in inglese "crudo").

    Ne avevo letto bene (ha avuto vari riconoscimenti in festival internazionali) ma, essendo quasi vegetariana, pensavo che avrei visto buona parte del film... con gli occhi chiusi.
    Devo distogliere lo sguardo di fronte ad una bistecca alla fiorentina, figurarsi cosa mi aspettavo da un film su una studentessa cannibale.
    Non è successo: visto tutto, tranne una scena che in effetti mi ha messo sottosopra lo stomaco (ma la carne non c'entrava).
    Visto ed apprezzato.

    PS: i riti di iniziazione nelle università belga sono di una crudeltà ed idiozia notevole. Possibile che esistano davvero a questi livelli?
    Ultima modifica: 12/06/17 14:52 da Daniela
  • Mco • 12/06/17 10:09
    Risorse umane - 9970 interventi
    Ottimo, Dany grazie.
    Lo metterò nel menu a breve ;-)))
  • Schramm • 12/06/17 13:06
    Scrivano - 7694 interventi
    me l'ero segnato non so più quanti mesi fa e in una dimensione parallela barra mondo/vita normale l'avrei già benemeritato e plurisegnalato a metà di voi da un pezzo. a tenermi alimentato l'interesse hanno maggiormente contribuito le reazioni recensive adocchiate e udite qua e là perché la trama continua a lasciarmi -per motivi che non so spiegarmi/vi, ma che forse hanno a che fare con pellicole simili dall'esito estremamente infelice quali eat- intirizzito ai limiti dell'indifferenza.

    ormai ci vuole qualcosa di prossimo a un miracolo per tornare a essere un davinottiano degno di questo nome, ma segnare è segnato. per intanto, curioso di verificare se l'entusiasmo danielesque si terrà via via uniforme.
    Ultima modifica: 12/06/17 13:07 da Schramm
  • Capannelle • 6/08/17 00:08
    Scrivano - 3486 interventi
    Bella pellicola, la consiglio anche io.

    Un paio di precisazioni: la storia è girata in Francia, dubito che il nonnismo possa raggiungere certi livelli anche se l'ho trovato funzionale alla storia.

    E sul titolo italiano c'è una confusione assoluta perchè Imdb e altre fonti riportano "Una crudele verità" ma in realtà dovrebbe essere "Una cruda verità" che è più in linea con l'argomento ed è visibile in questa cover dvd:
    Ultima modifica: 6/08/17 00:36 da Capannelle
  • Daniela • 6/08/17 03:26
    Gran Burattinaio - 5930 interventi
    x Capannelle
    L'ambientazione dovrebbe essere belga e non francese, più precisamente si tratta della Vallonia, la regione francofona del Belgio.

    Spero anch'io che il film esageri parecchio con i riti di iniziazione. Tuttavia, pare che non esageri tanto quanto sarebbe auspicabile.
    Dopo la visione del film, sono andata a cercare qualche notizia in merito e ho trovato vari articoli piuttosto inquietanti riguardanti proprio i riti di ammissione nelle università francesi e belghe. Ad esempio qui:
    http://www.cafebabel.it/societa/articolo/goliardia-e-riti-diniziazione-qual-e-il-prezzo-dellintegrazione-universitaria.html

    Hai ragione sul titolo italiano: "crudele" non rende come "crudo", che poi sarebbe la traduzione di "raw".
  • Zender • 6/08/17 08:09
    Capo scrivano - 47727 interventi
    Ok, metto cruda allora, e mantengo l'altro come aka.
    Ultima modifica: 6/08/17 08:47 da Zender
  • Buiomega71 • 24/02/24 10:09
    Consigliere - 25933 interventi
    Può anche risultare un pò snob e "fighetta", ma è indubbio che la Ducornau abbia talento e personalità da vendere.

    Se in Titane il riferimento era Cronenberg in primis, quì sembra che sia Catherine Breillat il nume tutelare, con quella disturbante (e a volte intensa) carnalità propria dell'autrice di Pornocrazia, tra liquami organici (il vomito, il sangue, la pipì fatta in piedi che imbratta i pantaloni) alla perdità della verginità, alle canzoni sconce baciandosi allo specchio con chili di rossetto, fino alla presa di conoscenza del proprio corpo (come nell'Adolescente prima e in A mia sorella poi) che muta, si squama, viene preso da convulsioni da astinenza sotto le lenzuola (come Susan Sarandon in stato febbrile in Miriam si sveglia a mezzanotte) e l'inizio di una nuova identità tutta al femminile.

    L'inizio alla Animal house (le confraternite, le matricole, gli scherzoni tra studenti) destabilizza, poi la Ducornau comincia il percorso della nuova carne (e la Marina de Van non è passata invano) cominciando con fette di carne cruda trafugate dal freezer passando, poi, a rosicchiare il dito della sorella (con un breve accenno zoofilo del cane che annusa Justine lì durante la ceretta, anche quì l'ombra torbida della Breillat fa capolino), per arrivare ad un'antopofogia che non cerca vittime (come, ad esempio, la Beatrice Dalle di Cannibal love, altra tesi femmineo/femminista sul cannibalismo che probabilmente è servita alla Ducornau) ma si fa accettazione e consapevolezza di sè (anche se la gamba mezza divorata tra le lenzuola è un bel colpo assestato in pieno stile fulciano).

    In mezzo a giovani gay immigrati che si masturbano guardando porno gay sul PC, fellatio omo, umiliazioni (il video "necrofilo" fatto all'obitorio con Justine trattata come un cane), rapporti d'amore/odio tra sorelle (straordinario il momento dove litigano furiosamente nel cortile della scuola, per poi azzannarsi come animali), con Justine che ondeggia goffamente sui tacchi a spillo malamente indossati, che viene costantemente bullizata (anche dalla sorella), che perde un dente sotto la doccia, che subisce tremende allergie cutanee, che morde sè stessa durante il suo primo rapporto sessuale, fino alla predazione sulla strada, provocando incidenti d'auto, assaggiando le cervella degli automobilisti agonizzanti, in un momento di viscerale cacciagione che sta tra il surrealismo di Jean Rollin e quello di Josè Ramon Larraz (e il film inizia proprio così, in un bellissimo e suggestivo campo lungo sulla strada, che rammenta , appunto, il surrealismo dei due autori sopra citati).

    Non è quel capolavoro che si legge in giro, ma è comunque un'opera nesessaria e intensissima (potentissimo, poi, lo score di Jim Williams) in una lenta e irreversibile discesa nella propria natura, della dipendenza (la carne umana come la droga) e dei legami indissolubilmente parentali.

    Un inizio promettente che porterà (quasi in maniera naturale) a Titane (parecchi i punti in comune con i due film, che in alcuni frangenti diventano quasi complementari) e non solo per la passione della Ducornau per le canzoni italiane (quì Nada in un momento topico, in Titane Caterina Caselli nell'attimo più feroce e pulp del film).

    Un retaggio femmineo/cannibalico che, nel bene e nel male, lascia il segno, tra morsi, "fame", dipendenza e carne fatta a brandelli.

    Alexia, la sorella di Justine, chiede a quest'ultima se il suo dito era buono, Justine le risponde : "Sai di curry"

    Alexia  strappa a morsi un pezzo di carne dalla guancia di Justine, e poi sbotta con un: "Sai di merda!".


    Ultima modifica: 24/02/24 10:58 da Buiomega71