Lucius • 12/12/10 21:16
Scrivano - 9053 interventiUn'intervista di Argento dell'epoca del film:
Come le e' venuta l'idea per LA SINDROME DI STENDHAL?
Mi e' venuta due anni fa. Ero a New York e stavo facendo il casting per un film e sul Corriere della Sera lessi una recensione del libro di Graziella Magrini che si chiamava appunto "La Sindrome di Stendhal". La cosa mi ha subito affascinato e cosi' l'ho messa da parte, in uno dei cassetti del mio cervello, per recuperarla in seguito. L'idea delle opere d'arte che non solo colpiscono ma conturbano mi ha sempre interessato, e'qualcosa che avevo gia' incontrato in precedenza, leggendo il saggio di Freud.
Ma e' successo anche a lei di essere colto da malore al cospetto di opere d'arte famose?
Si. Ad esempio quando ho visto il Partenone. Prima si passa davanti ad un teatro antichissimo e l'idea di essere li', dove sono passati i grandissimi filosofi, mi emoziono' al punto che mi sentii male. I miei genitori pero' imputarono il malore al cibo, perche' la sera prima avevamo mangiato la placa, questo riso avvolto nelle foglie di vite, che effettivamente e' molto pesante! Dopo tanti anni pero' scoprii che non era solo quello.
Questo e' il primo film ad essere girato all'interno della Galleria degli Uffizi...
Si', e' stata la prima volta. Credo che mi abbiano dato il permesso grazie anche al fatto che il direttore di fotografia era Rotunno, autore di un magnifico documentario sul Prado di Madrid che ha fatto il giro del mondo e lo ha reso famosissimo.
Ma siete stati liberi di girare ovunque oppure il permesso era limitato solo ad alcune stanze?
Si, il permesso era limitato ad alcune zone, perche' gli Uffizi sono ancora in parte distrutti per via di quell'attentato fatto dai mafiosi... quegli sporcaccioni!!!
E quali sono state le maggiori difficolta' che avete incontrato nel girare?
Soprattutto la fotografia dei quadri perche' sono protetti da cristalli molto spessi che rendono le pitture verdognole. La bravura di Rotunno e' stata anche e soprattutto quella di riuscire ad ovviare a questo inconveniente e rendere giustizia a quei magnifici quadri, in particolar modo a quelli del Botticelli.
Per quel che riguarda invece la sceneggiatura?
Il processo piu' lungo e' stato quello che riguardava l'intreccio della storia. Ci sono voluti due anni per perfezionarlo, specialmente perche' io lavoro in maniera particolare, senza prendere appunti e mandando tutto a memoria - cosa che non consiglio a nessuno - e questo mi costringe a riesaminare ogni volta tutto il film, arricchendolo di particolari. La scrittura dei dialoghi e della sceneggiatura invece ha richiesto pochissimo tempo, piu' o meno due settimane.
Al centro del suo film ci sono due elementi che ricorrono spessissimo nel cinema thriller, noir e dell'orrore: la visita al museo e il travestimento sintomo di doppia personalita'. I primi titoli che mi vengono in mente sono "Vestito per uccidere " di Brian De Palma e "La donna che visse due volte ."...
E' vero. Ed il fatto che Asia indossi una parrucca bionda vorrebbe essere un richiamo a Marlene Dietrich. In realta' volevamo addirittura fare un gioco e citare proprio la battutta in cui la Dietrich mostra la cicatrice e dice "bacetto, cocco?!", ma poi ci e' sembrato di fare una cosa un po' troppo da cinefili e cosi' l'abbiamo scartata.
Lei fa film dell'orrore da oltre venticinque anni. Pensa che oggi, con tutto l'orrore e la violenza anche gratuita che la televisione ci sbatte in faccia ogni giorno, sia piu' difficile spaventare il pubblico?
Non tanto, perche' da sempre io non porto sugli schermi una violenza reale ma mi occupo di incubi, dell'immaginario, dei mostri che si agitano nel profondo delle nostre anime e delle nostre coscienze. Il Maligno e' sempre lo stesso.
Visto che ha nominato il Maligno e che ha precedentemente dichiarato di essere credente, volevo farle una domanda su una piccola comparsata che fa in un film che si chiama "Il Cielo e' sempre piu' blu', " in una scena in cui e' seduto su una panchina e parla delle apparizioni della Madonna. Cosa voleva dire ?
Il succo della cosa e' che a me fa paura l'idea di avere una visione mistica. Gia' ho tanti incubi la notte! Mi ci mancherebbe anche una visione sacra!
Una curiosita': come mai la scelta della boxe come attivita' fisica praticata dalla protagonista?
Perche' Asia tira veramente di boxe da due anni e quando si e' trattato di scegliere uno sport in tono col personaggio abbiamo pensato che la boxe era perfetta. Mia figlia e' cosi' eterea e fragilina e cosi' se qualcuno le da fastidio gli puo assestare un bel pugnone!
Come giudica un film come "Seven"?
E' un bel film, interessante, di moda! Storia di moda, pettinature di moda, parla di moda ... fatto al computer! Con gusto, ovviamente, ma come tutti i film americani e' fatto al computer. Ultimamente questo cinema americano e' diventato troppo commerciale, troppo di plastica, troppo ... finto, troppo fatto col metro. Non conta piu' l'inventiva. Si prende un campione di persone e si chiede loro come vorrebbero il finale, e poi si crea a seconda delle loro richieste.
Ma lei nel suo film il cinema americano, come dicevamo prima, lo cita e lo ricita : Veronica Leigh, Brian De Palma, porte che si aprono su un'altra realta'. Questi sono tutti elementi gia' presenti nel cinema che lei chiama di plastica... Allora qual'e' nel suo film il vero spunto originale?
E' che me lo sono inventato io, tutto da solo, senza suggerimenti o imposizioni. Nessuno mi ha detto come fare il finale o cosa dovevo aggiungere o togliere per assecondare le leggi di mercato. e avessi voluto fare un film commerciale lo avrei fatto diverso, piu' violento, piu' serio, con la storia poliziesca piu' chiara. Se lo avessi fatto in America mi avrebbero costretto a farlo diverso e forse avrebbe incassato di piu' di quanto non incassera' qui, pero' non e' andata cosi'. Il film e' mio, di Asia che ha inventato tante cose, e di tutti gli altri che hanno contribuito. E' nostro. Io ho tanti colleghi in America che sono amici fraterni e mi dicono tutti la stessa cosa: i nostri film sono sempre meno nostri. Ho un amico regista inglese che si chiama Richard Stanley e che aveva fatto un film molto bello intitolato Hardware . Poi l'hanno chiamato in America a fare una riedizione de L'isola del dottor Moreau . Lui ha riscritto il soggetto, ha preparato la sceneggiatura, ha fatto tutto e alla fine lo hanno estromesso dal progetto perche' lui voleva rimanere fedele alla sua idea, invece loro volevano cambiare il finale, modificare questo e quello, e alla fine lo hanno cacciato!
E' vero che lei produrra' il remake de La maschera di cera diretto da Lucio Fulci?
Non e' ancora deciso, ma ci sono buone probabilita'.
E i film per la RAI?
Sto ancora aspettando una risposta definitiva riguardo alla data. Se si tratta di un progetto da realizzare nel futuro immediato faro' subito questi sei film per la TV, altrimenti faro' prima un altro film.
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