Deepred89 • 9/07/14 17:04
Comunicazione esterna - 1613 interventi Rassegna THICK AS A BRICK – Livello 2 (23/06/2014)
La bella scontrosa (durata: 3 ore e 56 minuti)
La bella scontrosa era, nell'immaginario del sottoscritto, uno di quelle pellicole che pronunci se 7 volte il titolo davanti allo specchio ( magari accompagnato da nome e cognome del regista) ti appare alle spalle Bela Tarr con mano uncinata. Metteteci la pazza idea di infilare nella rassegna la cosiddetta Director's cut, lunga oltre il doppio dell'edizione ufficiale ed ecco che il tuo unico dio diventa il thermos di caffè, caffè da sorseggiare sussurrando “resisti, male che vada ti becchi la Béart nuda".
Sono dunque rimasto molto stupito quando, dopo i titoli di testa, mi appare una confezione pulita, snella, priva degli intellettualismi che tanto temevo da un film del genere. Un film quasi leggero, con ambientazione in una casa di campagna che riecheggia vagamente
Speriamo che sia femmina.
La trama è semplice (Piccoli superpittore che conclude il suo capolavoro e testamento artistico impiegando Emmanuelle Béart come modella, con rispettive gelosie) ma, incredibilmente, le 4 ore di durata scorrono piuttosto sciolte, sorrette da un cast spaventoso, con Piccoli probabilmente al suo top assoluto, la mia attrice cult Jane Birkin che, pur francese d'adozione, interpreta una francese più francese di qualsiasi francese, e poi la Béart nuda per circa 3/4 del film (il che, in un film di 4 ore, significa che resta nuda per 3 ore di film!) e altri discreti attori che personalmente non conoscevo (vi evito il copia-incolla dal cast).
Dove voglia andare a parare il film è chiaro: scandagliare, analizzare i processi della creazione artistica, così come fece Clouzot quasi mezzo secolo prima con
Le mistère Picasso. E purtroppo, in una zona invisibile della tela si nasconde pure il demone Tarr, che convince Rivette a girare e montare lunghissime inquadrature stile, appunto,
Mistère Picasso, con la mano controfigurata (dal pittore Bernard Dufour) di Piccoli che si muove tra contorni e sfumature. Scene coerentissime col girato e forse pure necessarie, ma estenuanti per i non appassionati. Pare che la versione breve le tagliuzzi alla grande, e se ne possono comprendere i motivi.
Da citare anche gli insistiti movimenti di macchina di Rivette (quasi a voler “riscattare” la sobrietà del tutto) e il non erotismo delle scene con la Béart (notevolmente) nuda, che dopo 5 minuti di impatto iniziale diventano eccitanti come una Venere di Tiziano in un museo. Ciò non toglie che resti un bel vedere...
voto: ***
peso specifico: T!
Giacomovie
Saintgifts
Daniela
Schramm