Rebis • 28/10/14 12:20
Compilatore d’emergenza - 4440 interventi Fauno ebbe a dire:
Beh Rebis, finora sei la mia immagine speculare capovolta, in quanto se Zender non mi avesse moderato sarei stato molto più crudele su La grande abbuffata, mentre La cagna, che ho visionato di recente, mi è parso buono.
Per il fatto di vedere o meno un film figlio della ecc. ecc.,o giusto o sbagliato in questo o in quel momento, io mi convinco sempre di più che, a prescindere dalla critica o dallo statuto, che a me sta sempre fra le palle, uno venga toccato o meno, nelle fatidiche corde, a seconda soprattutto della vita che fa, delle esperienze e delle emozioni vissute nella vita di tutti i giorni...Laonde per cui per me col cavolo che un film così sarà figlio del suo tempo; potrei rivederlo 100.000 volte che lo sentirei sempre straattuale e mi piacerebbe sempre, perchè me lo sento mio, mi ha formato, fa parte di me, come tutti i film da tre e mezzo in su...
Tutti quei concetti astratti non fanno proprio parte di me. Io cerco i sostantivi del film, non gli aggettivi, cerco i messaggi trasmessi; se li colgo o li capto il film ha buone probabilità di piacermi, altrimenti, pur restando da collezione, più di tanto non mi piace...Comunque ne vedrò altri di Ferreri. Ciao Rebis.:-) FAUNO.
Caro Fauno, forse siamo proprio speculari capovolti come dici :) io negli anni mi scopro sempre meno ideologico nell'approccio alla vita e alle cose della vita, per cui leggo la critica senza dogmatismi quando ritengo che chi la fa meriti interesse e attenzione, aldilà del giudizio positivo o negativo che esprime, e questo vale tanto per i critici ufficiali che non. Per me il ruolo della critica è fondamentale: senza non sarei arrivato a moltissimi film che oggi reputo essenziali nella mia formazione cinefila.
Quando un'opera poi gode di uno status credo sia più utile capire perché l'ha acquisito piuttosto che rifiutarlo a priori: mi dà una prospettiva non solo sul film ma anche sulla società e la cultura che lo reputa esemplare. Così, non credo esistano film belli e film brutti, e questo non dipende - va da sé - solo dall'occhio che li guarda, ma anche dalle condizioni, dalle aspettative, dai pregiudizi che in quel momento abbiamo e che esprimono quello che siamo.
Film pessimi sono diventati eccezionali ad una seconda visione, e non certo per bipolarismo... o forse, chissà :)
Conta, moltissimo, il bagaglio generazionale, come in questo caso, dove quando dico "non credo abbia più molto da dire" intendo proprio che - dal mio punto di vista - il film per le nuove generazioni è uscito a gamba tesa dal suo tempo, ma lo stesso immagino diresti tu di film che io reputo paradigmatici ed epocali.
Per me Dillinger, se posso usare le tue parole, è il trionfo dell'aggettivazione e l'estinzione della sostanza, ma questo non come limite assoluto dell’autore, ma proprio come espressione ideologica di un momento culturale specifico e (ma) irripetibile, di un modo di fare cinema "contro". In questo senso credo meriti attenzione (e quindi due pallini glieli concedo), senza poi necessariamente farlo mio.
Dai, ci confronteremo su altri film di Ferreri, sono curioso: chissà, magari prima o poi ci troveremo di comune accordo :)
Ultima modifica: 28/10/14 13:58 da
Rebis
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