Schramm • 15/12/15 20:25
Scrivano - 7727 interventi chi ha sempre pensato a de la iglesia come al non plus ultra della dark-comedy spagnola, si prepari a rivedere le proprie convinzioni e inizi ad annotarsi il nome di cortés tra coloro da tenere d'occhio.
sebbene grigliato da quel graffiante senso del grottesco e del sanguigno paradosso tipici della comicità iberica, c'è molto di surreale e di parimenti plausibile e verosimile nelle sventure del protagonista, e pur intrattenendo e divertendo il regista non la manda certo a dire quando si tratta di aprirci gli occhi, talvolta coi fissapalpebre, su quelle croci abilmente travestite da delizie che, sommate, formano il leviatano del signoraggio bancario. nessuno stupore che sia stata un'opera così interrata, ostracizzata e boicottata, tenuta il più possibile distante da circuiti televisivi e cinematografici.
sgombrando subito il campo, il film è attraversabile anche da quanti alla sola parola
economia si ammazzano di sbadigli. ha difatti il pregio di spiegare con la massima semplicità -e divertita vena- il lambiccato complesso delle frodi virtuali su cui l'economia tutta si fonda e ci affonda. in più lo fa con una trama di ordinaria spersonalizzazione dell'individuo (a ridosso del "sei quanto hai") condotta col senso del ritmo di una trottola impazzita e che arpiona neanche fosse il più mozzafiato dei thriller, facendo non di rado ghignare o ridere ma ricordando ogni volta che si farebbe meglio a temere ciò di cui stiamo ridendo.
da vedere in triplice solido, per farsi un'idea a tutto tondo di quanto maledetto sia il sistema monetario e chi l'ha inventato, assieme a
zeitgeist 2 e a
leviathan. o anche a sé stante: in ogni caso assolutamente da recuperare.
Ultima modifica: 15/12/15 20:27 da
Schramm
Schramm
Daniela