Buiomega71 • 19/11/22 10:13
Consigliere - 27213 interventiSe Shainberg con
Rupture usava più o meno gli stessi stilemi ma ci aggiungeva un originale tocco sci-fi che faceva apprezzare l'opera, l'ex socio di Refn, Jens Dahl, la butta sull'exploitation più trita e ritrita (non se ne può davvero più di edifici e stanzette lerce fatiscenti post
Saw e post
Hostel, senza un briciolo di inventiva) che rasenta la noia e la più fastidiosa convenzionalità.
L'inizio dalle gelide atmosfere cronenberghiane faceva ben sperare, ma invano, e quando Mia entra nella fabbrica abbandonata il film crolla inesorabilmente verso le classiche derive del torture porn che lasciano totalmente indifferenti (denti strappati, bastonate, marchiature a fuoco, bocche graffettate alla
Casa 4) e amplificano il tedio, senza nessun sussulto e nessun tipo di empatia per i personaggi monodimensionali.
A parte una curiosa attrattiva per i liquami umani (minzioni reiterate, sputate in bocca), il cassonetto zeppo di neonati putrefatti, il vecchio Johansson che si masturba nell'apoteosi dello squallore, Mia che si dà all'autoerotismo calzando gli stivali da fantina e tormentandosi le natiche con gli speroni con livore masochistico, tutto il resto è da b-movie già nato vecchio e sorpassato (come se i nostri nazi fossero passati invano, riprendendo per l'ennesima volta le coordinate , ormai stantie, dei vari
Hostel e di
Martyrs, ma senza averne lo stesso coraggio di andare fino in fondo, oltretutto ), con fiacchi rimandi al BDSM, personaggi che vorrebbero essere spaventosi e sadici ma sono solo ridicole macchiette (i due aguzzini "il cane" e "il maiale", la dottoressa simil
Ilsa in versione scientifica) e un finalone vendicativo tanto chiassoso quanto scontato che sta tra i WIP di Bruno Mattei e
Non guardare in cantina.
Peccato perchè dalla scandinavia, di solito, arrivano opere interessanti, ma non è questo il caso, dove Dahl non fa altro che scimmiottare un sottogenere ormai alla frutta, non preoccupandosi nemmeno di dare un colpo di scena o una benchè minima parvenza di bizzarria.
Tutto già visto e rivisto, assimilato e digerito, che scivola addosso nell'indifferenza totale, in quello che, una volta, quì sul Davi, si poteva tranquillamente definire un filmaccio.
Cast tecnico anonimo (come la regia di Dahl) e la Ditlevsen che, nelle espressioni terrorizzate (e non credibilissime), assomiglia un pò a Susan George e poi ma davvero basta con questi tuguri delle torture e stabili fatiscenti fini a sè stessi che già inflazionavano il (de)genere a partire dal 2005.
Inutile, dimenticabile in pochi secondi oltre che a essere esteticamente bruttarello.
A questo punto meglio rileggersi, con nostalgia, le misogine derive sadoerotiche/splatter marchiate Ediperiodici di
Storie blu o
Terror blu, di cui questo sciapito e banale
Breeder cerca, inutilmente, di rinverdine i fasti (nefasti) su pellicola.
Cotola, Herrkinski
Fedeerra
Daniela, Schramm, Lupus73
Kinodrop, Buiomega71
Rufus68