La storia, a base di zombi nazisti, è leggermente più lineare del solito ma ad ogni modo bizzarra così come la sceneggiatura, che serve allo spettatore dialoghi leggermente più "corposi" del solito e meno deliranti. Recitazione sotto il livello di guardia. Noia, un po' di divertimento. Insomma è Rollin!
Nonostante fosse un film su commissione, si può comunque parlare di una tipica "rollinade". Infatti permangono alcuni elementi tipici del cineasta, tipo i nudi del tutto superflui e la lentezza del narrato; mancano invece gli effetti psichedelici. Il film è una storia di ex-soldati "ritornanti" (resi come uomini pitturati di verde, sic!), che richiama alla mente La morte dietro la porta di Clark (lo zombi succhiasangue che vuole ricongiungersi con la famiglia), ma con risultati nemmeno paragonabili. Noiosetto, anche se nel finale si risolleva.
Difficile trovare qualcosa di salvabile in una tale desolazione. La base di partenza è una sceneggiatura povera e scialba che non lascia molte possibilità di salvezza e dietro la quale si cela il vuoto più assoluto. Gli attori sono impalpabili, il trucco degli zombi assai risibile e lo stile registico di Rollin altro non gli dà che il colpo di grazia finale, con momenti di interminabile noia.
S'inizia con un bel nudo di donna sdraiata. Poi tale donna nuda fa il bagno e, come un pescecane, arriva lo zombi e... Da quel momento in avanti il film diviene noioso come un mal di pancia: lento, poco o per niente concludente e non divertente. Sembrava un prodotto moderno, ma i canoni della regia restano antichi. Non sovviene nemmeno il fascino "old style" perché la fotografia è scialba e le location insipide. La storia tira a campare e finisce stonata. Almeno all'inizio c'era il (bel) nudo di donna.
Tutto il fascino del regista, seppur ampiamente controverso (l'erotismo, le belle location, il rimpianto dell'infanzia, la libertà narrativa), sembra svaporato. Rollin, vampiro psichedelico dei Settanta, è sorpreso dall'alba della nuova decade e si dissolve completamente. Il suo incedere anarchico, con tutti i suoi difetti, era, comunque, cinema; questo Zombie lake, invece, è un prodotto piattamente televisivo, catatonico. Il vecchio Jean si adegua al nuovo corso e paga pegno divenendo uno dei tanti: intercambiabile e irrilevante. Sic transit.
Insostenibile e sconnesso reperto di catatonia filmica firmato Rollin, che si muove tra effetti gore che sembrano volutamente brutti, scene action che sembrano volutamente goffe ed ellissi narrative che sembrano volutamente insertacci senza però assurgere a dadaismo consapevole e sistematico, affogando nel tedio assoluto non appena superato il provocante nudo lacustre iniziale. Fotografia neppure malvagia, mentre il main theme di Un caldo corpo di femmina, qui riciclato a fini decadenti, si conferma colonna sonora ufficiale dello sbadiglio bis.
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Leggo sul libro "Il cinema dell'eccesso - Vol.1", di Rudy Salvagnini (che riporta dichiarazioni tratte da altre pubblicazioni), che durante le riprese del film ci fu un problema sulla macchina da presa per cui la pellicola girava più lentamente. Non riuscendo a risolvere la cosa e in ragione dei tempi stretti di lavorazione, per evitare che, una volta proiettato il film sugli schermi, i movimenti degli attori risultassero accelerati, il regista diede istruzioni che gli attori stessi si muovessero più lentamente...
Non so se sia vero, però è divertente.
Caesars ebbe a dire: Zender,
secondo Imdb il film è stato co-diretto da Julian de Laserna (n.c.).
Andrebbe aggiunto.
Strano non se ne faccia menzione su nessun libro dedicato a Rollin (e nemmeno su Il cinema dell'eccesso di Salvagnini, nel capitolo dedicato al regista francese)
Stando così le cose la paternità registica del Il pupazzo andrebbe a Renè Cardona jr (IMDB segnala così)
Non so fino a quanto siano attendibili questi n.c. riportati da IMDB
DiscussioneZender • 27/05/19 11:05 Capo scrivano - 2 interventi
Sì, non è mai facile fare ordine tra gli n.c., tra i nomi diversi... René Cardona è diverso: lì ci sono manifesti e titoli di testa che dicono il contrario, quindi c'è da capire.