Bizzarra e surreale antologia sul sesso e sulle sue sfumature, dove non ti aspetti il nome di Nicholas Ray tra i registi "provocatori".
Si va dallo sperimentalismo, all'animazione, alle comiche mute chapliniane, ai tableaux vivants, allo squallore della vita quotidiana, alla provocazione fine a se stessa, al sesso libero interraziale, fino a brevissime clip che appaiono sensa senso (l'apparizione di una sottospecie di Baron Samedì).
Operazione comunque curiosa, spesso sbilanciata, ma pervasa da assoluta anarchia di quello che si potrebbe definire "porno e libertà" .
Suddiviso in 13 episodi (con un cartello introduttivo che segnala "Wet dreams 1, Wet dreams 2, Wet drems 3 e così via) più o meno brevi e di interesse (o riuscita) altalenante:
The Plumber di Lee Kraft: Niente di più che una comichetta muta (in bianco e nero con le tipiche didascalie) in stile chapliniano, dove un ridicolo idraulico si porta a letto la padrona di casa e la cameriera. Noioso e per nulla divertente, che fa sembrare il tutto quei filmini d'epoca pornografici per bordelli, della serie "Come lo facevano i nostri nonni" (*)
Deep Skin di Max Fischer : Grandangoli sulla bocca, la lingua, il seno, il pene in semi erezione, carezze, baci e il nulla pseudo artistico (*)
Another Wet Dream di Jens Jorgen Thorsen: In una Amsterdam grigia e squallidissima, un operaio insignificante sogna di fare l'amore con una pescivendola altrettanto insignificante. Anche lei, chiusa nel suo triste appartamentino, si masturba con uno spazzolino da denti elettrico pensando al baffuto metalmeccanico. Il sogno si avvera , con un finale surreale in odor cristologico, su cui Thorsen
ci tornerà su.(***)
Contrasts di Lee Kraft: Su di uno sfondo bianco una ragazza di colore e un ragazzo bianco si lasciano andare a tenere carezze e effusioni, stessa cosa per un ragazzo di colore e una ragazza bianca. L'esotico erotico interraziale in modalità artistico/autoriale, che vista così sembra la pubblicità "provocatoria", ante litteram, di Benetton. (*)
Dragirama di Oscar Gigard: Tra i dipinti di Bosh e Renè Laloux, un suggestivo quadro di animazione in una specie di pianeta dove si stagliano falli minacciosi e giganteschi, creature grottesche e un'apocalisse di antropomorfi organi maschili, tenuti al guinzaglio, cavalcati, ammirati con terrore, idolatrati, fino a quando... Il tutto immerso in
0 Fortuna-Carmine Burana di Carl Orff.(***)
Politfuck di Dusan Makavejev: Per il regista serbo l'amore è rabbia. Dopo varie litografie del dittatore Mao-Tse-Tung, un uomo di colore e una modella (Manuschka) abbaiono, ringhiano, emettono versi animaleschi gurdandosi in faccia, prima che le loro lingue si intreccino selvaggiamente. (***)
The Private World of Hans Kanters di Hans Kanters: Altro segmento di animazione, questa volta "brunobozzettiana", dove Kanters villipendia i corpi in grottesche composizioni di uomini e donne dalle fattezze sessual/ mostruose. (***)
The Happy Necrophiliacs di Lasse Braun: spetta al nostro Alberto Ferro (l'unico vero regista pornografico coinvolto) a spuntare dal mazzo e a regalare il miglior segmento in assoluto, sfiorando il capolavoro. Su un'incalzante canzonetta country un giovane cowboy scatta fotografie per le vie di Asterdam. Quando due avvenenti ragazzotte lo invitano a spassarsela nella loro garconierre. In realtà le ragazze sono due sadiche mistress, che prima frustano il povero cowboy, poi lo violentano fino alla morte. Le due ragazze non si scoraggiano, giocano con il suo "pipino" moscio e poi fanno l'amore insieme col cadavere del cowbow esamine sul letto. Braun evita scene espicite e guarda alla necrofilia col macabro sorriso stampato in faccia . (****)
A Face di Max Fischer: Intenso primo piano su una bellissima ragazza che gode. Null'altro da segnalare, se non il mezzo punto in più per la bellezza della modella in estati d'orgasmo. (*!)
The banner di Lee Kraft: Un breve segmento di una specie di cerimonia voodoo, che sembra uscita dai "witch movie" in stile Ted V. Mikels (*!)
The janitor di Nicholas Ray: Nicholas Ray ramazza a terra con una scopa in quello che sembra un set cinematografico abbandonato. L'altro Nicholas Ray è invece un santone che si circonda di giovinette facendosi chiamare "padre". Il Nicholas Ray ciancia (in francese) di libertà sessuale e invita il suo pubblico di ragazzi a lasciarsi andare ad un orgia. Le ragazze praticano una fellatio (immaginata) a Nicholas Ray, chiamandolo "padre". Il Nicholas Ray sguattero , invece, si spazientisce, imbraccia il fucile e spara sullo schermo, mandando in fiamme l'immagine del Nicholas Ray predicatore, in
un absolute fin du monde. Difficile dire cosa abbia spinto il regista di
Gioventù bruciata a partecipare a questo collettivo "eroticoartistico", ma Ray si mette in gioco in maniera quasi narcisistica, svelando insolite passioni per le lolite, sprofondando in un delirio autoriale fine a se stesso (la fine del cinema? La decadenza di un regista che ha già passato il viale del tramonto? ), ai limiti del masturbatorio, ma con una chiusa visivamente potentissima. E così che Nicholas Ray uccise Nicholas Ray. Unico episodio dialogato (***)
Flames di Heathcote Williams: Un orgia pittorica ripresa dall'alto, i corpi dei partecipanti si fanno quasi indefiniti, in questo tableaux vivants, con urla e schiamazzi da stadio come colonna sonora. I corpi, poi, si fondono tra loro fino a formare la bandiera Americana e gli schiamazzi lasciano il posto all'inno nazionale americano. Non poco suggestivo e ipnotico. (***).