Non vorrei deludere i fan di questa serie anni '80, visto che per loro era il loro "Goldrake", ma per me "Voltron" non è mai stato un granchè. A parte che il robot composto da cinque leoni si chiama "Golion" ed era già apparso in versione originale su Canale 5, ma la trama non era così trascinante e i combattimenti fra robot troppo sbrigativi. Solo marketing e giocattoli, per una versione USA di un robottone che era, per me, più indigeribile di quella di "Starblazers", che, comunque, accettavo.
Le prime puntate con il ritrovamento dei leoni, il mondo nemico in cui vengono catturati gli esploratori e il castello della principessa semi distrutto, risultano altamente suggestive. Col prosieguo della visione non tutte le puntate si assestano sullo stesso standard qualitativo e il doppiaggio italiano (specie quello della strega) non aiuta. Una serie intermedia, quanto a qualità e intrattenimento; non pessima, non ottima. Per i nostalgici degli anni 80 o per chi l'ha persa all'epoca, una visione è comunque consigliata. 5 is better than 1.
MEMORABILE: La trasformazione dei leoni; Il castello diroccato.
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In cosa differivano Golion e Voltron? In tanti piccoli particolari… e in alcuni decisamente meno piccoli. Nella versione originale giapponese i cinque piloti venivano rapiti sulla Terra, devastata da un conflitto nucleare, anziché su un pianeta alieno. I loro nomi sono stati cambiati in Voltron e tutte le scene più violente sono state tagliate o edulcorate. E sì, in America hanno resuscitato il pilota del leone blu.
In Golion, Takashi viene ucciso nella sesta puntata, il suo leone passa alla principessa Fara e in seguito fa la sua comparsa il fratello del giovane, Ryo. Siccome i due sono fisicamente molto simili, in Voltron Takashi, che qui si chiama Sven, viene solo ferito e in seguito torna in azione.
“Golion” è un gioco di parole, perché go in giapponese vuol dire cinque, come il numero di leoni che danno vita al robot.
Scordatevi drammaticità, scene cruente, perdite famigliari ed epiloghi struggenti da tragedie greche. I dialoghi sono simili alla versione "ripulita" che ci siamo sciroppati in fase adolescenziale: cioè linguaggio estremamente edulcorato, loquacità tipica dei roboanti action-movie con sketch a ripetizione, e protagonisti e comprimari sempre pronti a mostrarsi imbarazzati con tanto di gocciolona che scende (cliché tipico dei manga moderni). Come in tutti i cartoon concepiti nel continente patria del puritanesimo più radicalizzato (eccetto quelli satirici, dove tutto è permesso), per non urtare la sensibilità dei bimbi sono state bandite impiccagioni, ferite di armi bianche, battute a sfondo razziale (è ammessa solo qualche lieve escoriazione); vengono a meno le morti violente; rimosse le atrocità commesse sugli schiavi; cancellati particolari ritenuti scabrosi e simboli religiosi; vietato parlare di sesso, droghe o altri vizi capitali; aboliti termini come ammazzare, trucidare, avvelenare eccetera (i network statunitensi hanno guarnigioni di controllori che passano in rassegna ogni singolo fotogramma per non incappare in fugaci scene di nudo o messaggi subliminali che possono ledere la mente del bambino; per questo tutti i principali studios si sono affidati negli anni ai noti psychological consultant, oggi chiamati con l'appellativo meno inquietante di screenplay revisionist, ma il sugo non cambia). Shiro, Kate, Lance, Pidge, Hunk quindi non ricorrono mai a linguaggi scurrili, non bevono, non fumano, non vanno a caccia, insomma non fanno altro che difendere strenuamente l'universo dagli attacchi alieni (precisiamo: robot, non cyborg o mostri bio-organici, quindi niente squartamenti o sangue a fiumi).