Patrick Swayze brusco poliziotto montanaro a Chicago. Si controlla, ha un suo codice comportamentale e lo segue, ma quando i mafiosi locali gli uccidono uno dei due fratelli (Paxton) non può impedire che dal paese sui monti scenda l'altro (Neeson) per vendicarlo. E quello hai voglia a tenerlo: senza dover sottostare alla legge agisce a modo suo e va subito nell'azienda dei killer a intimidire tutti sparando col fucile, capendo già che l'assassino non è il pavido figlio (Stiller) del boss ma un altro ragazzotto (Baldwin) dalla morale molto più discutibile. Ci vorrebbero le prove, ma chi ha tempo e voglia di aspettarle? L'unica variante a uno schema abusatissimo nel genere sta nella natura di chi...Leggi tutto fronteggia gli italoamericani dalla pistola facile (e dai cognomi ancor più facili: uno è Isabella e l'altro Rossellini!): i montanari sono gente che non va per il sottile, ha un look preciso e soprattutto un senso della famiglia molto sviluppato. Rispetto ai mafiosi classici son fondamentalmente più onesti, ma quando si tratta di vendetta vale l'occhio per occhio pure per loro. Sono i buoni, ad ogni modo, e naturale si parteggi per loro. L'escalation di sangue e violenza si può prevedere senza grande intuito: si agisce all'interno dei canoni e delle regole del B-movie più classico; che il regista John Irvin sa però gestire con buon mestiere e ottimo ritmo. Qualche impaccio solo nella descrizione del rapporto tra Swayze e Helen Hunt (sua moglie, insegnante di violino), con proteste e pianti di circostanza di lei, ma per il resto il confronto tra le due fazioni è teso. La polizia sta decisamente sullo sfondo rispetto alla descrizione dei montanari, cui si lascia un po' di spazio (non troppo a dire il vero) per descriverne le abitudini, da utilizzare nella sparatoria finale al cimitero dove salteran fuori archi, accette, trappole, serpenti e un po' tutto l'insolito armamentario dei nostri. Senza che però la cosa si risolva in modo granché spettacolare, nonostante l'inusuale location. Meglio gestita la fase precedente, con un Neeson convincente nel ruolo del giustiziere sciamannato e Swayze in quello del fratello che vorrebbe in qualche modo cercare di mantenere lo scontro nei limiti di una vaga correttezza. Tutte le responsabilità ricadono comunque sul laido villain di turno, al centro di ogni malefatta: viscido, ambiguo, poco coraggioso, spregevole, tronfio e vanitoso, il Joey Rossellini di Adam Baldwin non ha una virtù che sia una, a conferma di una costruzione che non rinuncia a nessuno stereotipo. Ad ogni modo le buone interpretazioni dei protagonisti e una sceneggiatura concisa che regala pure qualche spruzzata d'ironia permette di gustare il film senza troppi rimpianti.
A Chicago una banda criminale fredda il fratello di un poliziotto originario del Kentucky: sarà faida. Il film ruota attorno al contrasto tra la semplice ed onesta mentalità dei montanari americani e quella cinica ed infida dei mafiosi che spadroneggiano in città. Risulta stonata la caratterizzazione dei cattivi, quasi macchiettistici e doppiati in perfetto italiano senza accento siciliano. C'è addirittura Ben Stiller, figlio tonto del gran boss. Swayze fa quel che deve, Baldwin non ha la faccia del gangster ma se la cava. Bene il duro e puro Neeson.
Non male questo thriller/action, che vede protagonista un cast di attori all'epoca in rapida ascesa e ora grandi star (su tutti Neeson, qui molto valido nei panni del redneck, ma anche Stiller); una menzione d'onore per il compianto Swayze, attore interessante che purtroppo ci ha lasciati troppo presto. Il film ha una trama abbastanza prevedibile e non certo innovativa, riproponendo i temi della vendetta e dello scontro tra campagna e città: ma lo svolgimento è godibile, alcune scene d'azione decisamente coinvolgenti e la musica è apprezzabile.
Abbastanza banale e lento, senza nessun vero motivo d'interesse se non la coppia Swayze/Neeson, entrambi a loro agio nelle parti (ma è solo il secondo ad essere davvero incisivo) e a un cast di contorno zeppo di nomi importanti. L'azione è poca e non particolarmente avvincente, il ritmo sonnacchioso, ma la confezione è sufficiente. Mediocre.
Storia di vendette e di conflitti familiari in un onesto b-movie diretto da John Irvin, "nobilitato" da un cast di tutto rispetto. Sebbene adoperando qualche clichè di troppo (si veda la rappresentazione dei malviventi italo-americani quasi da operetta), il film è piuttosto godibile e segnato da qualche buona scena d'azione, tipo la parte finale. Nel complesso buona la prova degli attori, tra i quali spicca Liam Neeson. Discreto il doppiaggio.
Liam Neeson risulta essere il più credibile nella caratterizzazione del montanaro cocciuto che vuole farsi giustizia da sé. Gli altri personaggi sono eccessivamente stereotipati: il boss siculo-americano che si fa il sugo per gli spaghetti... lo stesso Swayze sarebbe stato meglio senza il cappello alla Indiana Jones e codino e il braccio destro del boss in canottiera è oltremodo sicuro si sé. Nel finale ci si scatena con ogni tipo di arma, convenzionale e non. Probabilmente si voleva arricchire un plot non particolarmente originale.
L'assassinio del fratello di un poliziotto innesta una reazione a catena punteggiata di cadaveri... Malavitosi italo-americani contro onesti montanari divisi fra legge del taglione e legge da codice penale in questo poliziesco di routine fitto di stereotipi di cui fanno le spese soprattutto i criminali "spaghetti e pistola". La cosa più notevole è la presenza di un buon numero di attori famosi o sul punto di diventarlo, a cominciare da Swayze e Neeson, compreso Ben Stiller in un ruolo drammatico ben diverso da quelli che diventeranno abituali.
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