The blackbird - Film (1926)

Criminale che utiizza come doppia identità "positiva" quella di uno storpio, s'incaponisce di attricetta di vaudeville che gli preferisce un ladro per così dir più glamour. Promette nell'incipit (tutta la sequenza al teatrino del quartiere Limehouse) le folli vertigini delle più alte collaborazioni Browning-Chaney, adagiandosi invece presto nei canoni di un convenzionale melò con gelosie incrociate (c'è anche la ex di Blackbird), piuttosto tirato per le lunghe. Resta un palcoscenico per l'istrionismo di Lon, trascinante nei suoi vertiginosi cambi ruolo.

Vedere recitare Lon Chaney con le sue mimiche eccezionali e la straordinaria malleabilità del volto - in una stessa scena sembra davvero assumere le fattezze di un'altra persona - è sempre uno spettacolo grandioso che consente di soprassedere sull'estrema lentezza dello svolgersi della trama, sebbene negli ultimi minuti la regia di Browning riesca ad imporre il necessario pathos. Ancora una volta però il merito primario va all'attore e ai suoi personaggi investiti di romantica tragicità: il ladro "Il Merlo" e lo storpio "Il Vescovo".

Le porte, più o meno segrete, assumono un'importanza vitale per lo svolgersi di travestimenti fisici e morali e devono essere aperte e chiuse in tempi ben precisi. La doppia personalità del Blackbird, forte e disonesto, storpio e buono, tanto da essere appellato "bishop", può assomigliare al dottor Jekyll e al mister Hyde di Stevenson, ma qui non c'è bisogno di pozioni, la trasformazione avviene cambiando semplicemente d'abito e irrigidendo gli arti, cosa che Chaney fa con bravura. La recitazione è quella del muto, ma con accenni moderni.