Suburræterna - Serie TV (2023)

La serie vive elettricamente dei continui colpi di scena dovuti a repentini quanto incredibili cambi di alleanze fra bassa delinquenza, Vaticano e colletti bianchi. La tensione, perciò, è sempre sul filo. Molto facile, quasi parodistica, è invece la ricognizione realistica di tali ambienti (l'assenza di forze dell'ordine nonostante le carneficine) e del funzionamento del potere amministrativo. Meno scontata è la cupezza incipiente sul versante popolare del crimine, gravido di odio, vendette e legami di sangue rinnegati. Qualche volto azzeccato (Brirmi, Nigro, Joubert), regia piatta.

Nonostante il titolo fuorviante, questa serie ben poco ci azzecca con la fortunatissima Suburra, in cui tre stagioni avevano tenuto incollati allo schermo grazie a tanti meriti che qui è impossibile rinvenire. In primis la regia è alquanto piatta; seguono le ambientazioni monotone, la sceneggiatura poco credibile e quasi noiosa (pare il gioco delle tre carte in cui le tre famiglia si alleano, poi si tradiscono, poi si rialleano...). Tante - troppe - forzature. Per fortuna il talentuoso Giacomo Ferrara (Spadino) risolleva le sorti ma con un copione scarno che non basta.

Il film perde l’altalenante equilibrio tra drammaticità, sentimentale e leggerezza, a volte sconfinante perfino nella comicità a causa del cambio di ruolo imposto a Spadino, non più guappo. Compito di apportare dinamismo e ironia spetta invece a due nuove figure: Ercole, rampante politico di umili origini, stupenda faccia da schiaffi e il carismatico cardinale Tronto. Interessanti anche le figure di Damiano e la di lui “pippatissima” sorella.