Spandau Ballet - Soul boys of the western world - Documentario (2014)

Spandau Ballet - Soul boys of the western world

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La nostra recensione di Spandau Ballet - Soul boys of the western world

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Un documentario in grande stile, presentato addirittura a Cannes e che ricostruisce - attraverso tonnellate di materiale d'archivio - la storia di uno dei grandi gruppi pop degli Anni Ottanta. Un racconto che va dalle prime esperienze nei club di Soho fino alla reunion di "Once More" del 2009, dopo la quale gli Spandau Ballet continueranno insieme ancora (pur incidendo solo qualche singolo da piazzare negli immancabili "Best of") fino al 2017, quando il cantante Tony Hadley annuncerà - senza chiarirne mai troppo il motivo - di aver lasciato per sempre il gruppo.

Con un enorme lavoro di montaggio, l'inserimento di filmati non solo relativi al gruppo ma anche...Leggi tutto alla storia del Regno Unito, il documentario svolge indubbiamente bene il compito che si prefigge. Potendo contare sulle testimonianze dei cinque membri della band, rimasti incredibilmente sempre gli stessi fin dal primo disco, è chiaro che il quadro d'insieme può dirsi completo. Emergono lo spirito goliardico del gruppo, la voglia di suonare ma anche quella - comune a tutti - di sentirsi delle rock star, l'obiettivo che i cinque si erano proposti fin dall'inizio di raggiungere. Differentemente dai Duran Duran, rivali storici in una sfida "new romantic" a due che ha condizionato buona parte dei dibattiti musicali tra i giovani degli Ottanta, gli Spandau hanno raggiunto il vero successo solo con tre album: "True" (1983), "Parade" (1984) e "Through The Barricades" (1986), nel quale già si facevano strada le prime crepe e l'inaridimento della vena creativa di Gary Kemp, da sempre compositore unico del gruppo.

Il montaggio e la regia riescono benissimo nell'intento di fondere centinaia di contributi filmati alla musica, alle tante parole dei cinque artisti, evidenziando quanto per loro fosse fondamentale l'immagine, il presentarsi con look sempre nuovi ma improntati a seguire le mode del tempo, abiti sgargianti e dalle fogge più azzardate per indossare i quali pare ci volesse un lunghissimo tempo di preparazione. Ne valeva la pena, considerato l'apprezzamento dei loro fan e la capacità di emergere in un panorama rock pop al tempo davvero affollatissimo. Peccato che la grande mole di informazioni, filmati rievocativi, interviste del tempo (ce n'è persino una realizzata da Red Ronnie, dal momento che l'Italia è stato uno dei paesi che li ha accolti meglio e in cui hanno suonato più volte dopo l'Inghilterra) finisca col soffocare un po' la musica. Per risentire qualche classico bisogna aspettare e comunque si tratta sempre di estratti brevi o brevissimi (fa eccezione la "Gold" live sui titoli di coda, da uno degli ultimi tour), con il primo disco rappresentato dalla sola "To Cut A Long Story Short" (ripresa per ben tre volte). Dei successivi si ascoltano parti di due o tre brani e di "Parade", che produsse singoli a iosa (giusto uno stacchetto da "I'll Fly For You" e un buon intro di "Highly Strung") e poco altro.

Ad ogni modo, se non bramate di ascoltare qualcosa da cantare nel ricordo di quegli anni, il documentario può dirsi efficacemente organizzato e sviluppato, anche quando accenna alla parentesi cinematografica dei fratelli Kemp (Con THE KRAYS - I CORVI) o alla disputa giudiziaria per i diritti d'autore che vide contrapposto Gary Kemp (suo fratello Martin ne restò fuori) a Tony Hadley, Steve Norman e John Keeble, che avevano cominciato a esibirsi da soli senza nemmeno poter usare il nome Spandau Ballet. Emergono i pensieri semplici di giovanissimi arrivati al successo troppo presto, con souvenir da tutto il mondo e un clima festoso che restituisce bene il clima di quegli anni, quando gli ultimi riverberi del punk lasciarono il posto all'elettronica e al pop più zuccheroso.

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Tutti i commenti e le recensioni di Spandau Ballet - Soul boys of the western world

TITOLO INSERITO IL GIORNO 21/01/23 DAL BENEMERITO GALBO POI DAVINOTTATO IL GIORNO 22/12/24
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Galbo 21/01/23 11:10 - 12707 commenti

I gusti di Galbo

Gruppo musicale che come pochi ha segnato un'epoca, identificandosi profondamente in essa, gli Spandau Ballet sono "omaggiati" da un documentario che ne ripercorre la carriera, dagli esordi allo scioglimento e a una (non tanto fortunata) reunion. Interviste e una ricca mole di materiale inedito in un compendio esaustivo, che ha il merito di non parlare solo del gruppo ma di inquadrarne la storia nell'ambito della scena musicale inglese del periodo (quello del tramonto del punk e della nascita del glam rock), oltre che della situazione politica e sociale, l'epoca tatcheriana. Buono.

Bullseye2 18/08/23 22:19 - 573 commenti

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Gruppo tra i più influenti e sottovalutati degli anni Ottanta (seppur meritatamente premiato, ancora oggi, da un enorme successo di pubblico a livello mondiale nonostante lo scioglimento e gli anni passati), gli Spandau Ballet hanno qui modo di raccontare le loro vite, la loro musica e una decade tanto criticata all'epoca quanto rimpianta oggi. Come in tutti i documentari rock non è tutto oro quello che luccica: oltre alla gloria restano anche i rancori, i rimpianti, i dolori e tanta nostalgia. Ottimo per chi ha sempre sottovalutato la band o non la conosce. Per i fan, imperdibile.

Reeves 24/12/24 19:05 - 3148 commenti

I gusti di Reeves

Parabola curiosa e piuttosto misteriosa, quella degli Spandau Ballet, gruppo leader che però si sciolse per motivi misteriosi e si riunì senza trovare nemmeno un'oncia della forza originaria. Il documentario lavora proprio su questo mistero, descrive l'importanza che il gruppo ebbe in quegli anni, scomnoda molti nomi noti e alla fine se ne sa di più e si riascolta pure dell'ottima musica.

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