SIBERIA? NO, ALTO ADIGEPer la seconda volta nel giro di poche settimane mi sono imbattuta in un film dal titolo
Siberia in cui la stessa compare in realtà solo nel titolo.
Il primo caso è stato quello del modestissimo
thriller del 2018 con Keanu Reeves in cui le sequenze ambientate nel villaggio siberiano in cui si svolgeva parte della vicenda sono state girate in una cittadina canadese.
In questo film di Ferrara di poco successivo invece è l'
Alto Adige a prestare i suoi splendidi paesaggi innevati.
LA VOCE DI DAFOEil film è una coproduzione Italia-Germania-Messico e il protagonista Willem Dafoe nei monologhi e nei rarissimi dialoghi parla con la propria voce in un italiano corretto ma dal forte accento americano, con un effetto che mi ha piuttosto sconcertato e credo abbia pesato non poco sulla fruizione di questa pellicola, già impegnativa per il suo contenuto "psiconalitico" anche se di durata standard.
Del resto lo stesso Dafoe, che vive in Italia da circa 15 anni, ha ammesso le proprie difficoltà ad imparare a parlare nella nostra lingua, come si può leggere in
questo articolo. Da dove nasce la mia perplessità? Dal fatto che, tranne pochissime battute, ho percepito quella del personaggio di Dafoe come una voce interiore, sia come off narrante che nei dialoghi con se stesso come nella sequenza in cui parla con il suo riflesso alterato in uno specchio d'acqua. Quale che sia la sua natura (anima, memoria, coscienza), non riesco ad immaginare una voce interiore che parla in una lingua straniera.