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TITOLO INSERITO IL GIORNO 22/12/20 DAL BENEMERITO DANIELA
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Daniela 22/12/20 07:27 - 12662 commenti

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Un uomo tormentato gestisce un ristoro in mezzo alle montagne i cui rari avventori parlano lingue incomprensibili. Dopo l'incontro con una donna incinta, intraprende un viaggio in slitta attraverso paesaggi non fisici ma mentali... Ferrara ha dichiarato di aver voluto filmare l'inconscio in questa opera antinarrativa che intriga e respinge al tempo stesso, al pari del protagonista: il fascino del volto solcato dal tempo di Dafoe si dissolve quando lo stesso parla doppiandosi in italiano con un accento alla Dan Peterson dall'effetto straniante. Impegnativo, alla fine lascia perplessi.

Enzus79 8/01/21 22:57 - 2895 commenti

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Abel Ferrara dirige un film introspettivo, psicologico e complicato nel dare un filo logico alla storia. Un viaggio nel subconscio, che ripercorre i demoni di un uomo forse al limite della redenzione o della follia. Willem Dafoe in questo tipo di pellicole (e in particolar modo in quelle del regista americano) risulta sempre convincente, dato che i personaggi che interpreta sembrano scritti apposta per lui.

Lupus73 26/06/22 16:07 - 1494 commenti

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SIberia (la realtà è altoatesina), neve, cani da slitta, un rifugio, indiani, esseri deformi, partorienti, una nana invalida e altre figure tra l'onirico, il surreale e l'estremo, per una sorta di filmato Lynch/catartico/iniziatico dal significato allegorico e sicuramente esoterico (e occulto: si parla di arti oscure). La fotografia e la cura dell'immagine e delle ambientazioni è notevole ma purtroppo la sceneggiatura è estremamente introspettiva, ermetica, simbolica tanto da lasciare perplessi se non annoiati. Le mire artistiche della regia sono evidenti ma troppo fini a se stesse.

Catcarlo 27/12/22 17:00 - 3 commenti

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Fosse un altro e non Ferrara non avrebbe lo stesso effetto... Però questo viaggio nel mondo (più che altro gelido, con parecchio Alto Adige) dei sogni merita una visita perché - benché spesso confuso al limite dello sconclusionato - è a tratti comunque interessante e di grande fascino dal punto di vista visivo. E per cortesia, qualcuno convinca Dafoe che è sì un ottimo attore, ma che è meglio se non si doppia in italiano.

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  • Discussione Daniela • 22/12/20 08:06
    Gran Burattinaio - 5927 interventi
    SIBERIA? NO, ALTO ADIGE
    Per la seconda volta nel giro di poche settimane mi sono imbattuta in un film dal titolo Siberia in cui la stessa compare in realtà solo nel titolo.
    Il primo caso è stato quello del modestissimo thriller del 2018 con Keanu Reeves in cui le sequenze ambientate nel villaggio siberiano in cui si svolgeva parte della vicenda sono state girate in una cittadina canadese.
    In questo film di Ferrara di poco successivo invece è l'Alto Adige a prestare i suoi splendidi paesaggi innevati.

    LA VOCE DI DAFOE
    il film è una coproduzione Italia-Germania-Messico e il protagonista Willem Dafoe nei monologhi e nei rarissimi dialoghi parla con la propria voce in un italiano corretto ma dal forte accento americano, con un effetto che mi ha piuttosto sconcertato e credo abbia pesato non poco sulla fruizione di questa pellicola, già impegnativa per il suo contenuto "psiconalitico" anche se di durata standard.
    Del resto lo stesso Dafoe, che vive in Italia da circa 15 anni, ha ammesso le proprie difficoltà ad imparare a parlare nella nostra lingua, come si può leggere in questo articolo. 
    Da dove nasce la mia perplessità? Dal fatto che, tranne pochissime battute, ho percepito quella del personaggio di  Dafoe come una voce interiore, sia come off narrante che nei dialoghi con se stesso come nella sequenza in cui parla con il suo riflesso alterato in uno specchio d'acqua. Quale che sia la sua natura (anima, memoria, coscienza), non riesco ad immaginare una voce interiore che parla in una lingua straniera.